Wabi-sabi: perché i Giapponesi sono perfezionisti?
Un popolo tenace, capace di sacrificarsi all’inverosimile, sino all’immolazione. Il Giappone possiede una gestualità consolidata e metodica, che si accompagna in tutte le pratiche quotidiane, indipendentemente dall’attività svolta. Cosa c’è alle spalle di questa pluriennale tradizione?
“1876. Giorno ignoto. Mese ignoto. Continuo a vivere tra questa curiosa gente. Sono loro prigioniero, nel senso che non posso scappare. In generale mi trattano con una sorta di vaga indifferenza”. Con queste parole, Nathan Algren, inizia un monologo che disprezza un mondo che non conosce ancora bene. Nelle settimane successive, quello yankee che vedeva nei fucili Winchester la massima espressione tecnica della sua cultura militare, scoprirà dell’altro. Quel popolo è enigmatico.
Tutti si svegliano presto e, indipendentemente dall’attività a cui si dedicano, mirano alla perfezione. Si parte dalla pulizia e armonia dei gesti, fino al risultato finale raggiunto. Nathan ha appreso da poco che la parola samurai significa “servire”. In fondo tutti i giapponesi gli appaiono come dei servitori, che però nascondono, dietro un’etica di impegno e dedizione, una profonda emotività. Come interpretarla al meglio? Nel film non viene citato un concetto insito nello spirito del Giappone. A ben vedere, la conquista della perfezione è una graduale ricerca, senza vittoria assoluta, un modo per provare a rendere migliore il mondo, senza riuscirci. Questo non è un vano officio. Questo è un gesto sacro.
Nella sua radice più profonda: sacrificare vuol dire “rendere sacro” anche nella nostra cultura. Più che mai è la vera dimensione del mondo per ogni giapponese. La parola chiave è “Wabi-sabi”, termine che allude alla natura come “bellezza dell’imperfezione”. La bellezza risiede nel fatto che anche la natura è incompleta, presenta delle asimmetrie, fa nascere esseri deformi e talvolta addirittura malati. La natura è la madre dell’incompiutezza e di ciò che non è permanente.
Così, la gestualità quotidiana dei giapponesi, consiste nella ricerca della bellezza proprio nelle imperfezioni della vita. Accettare il ciclo naturale degli eventi, significa assecondare crescita e decadimento, cercando con un graduale e costante impegno verso la perfezione di attenuare questo processo, ma senza dimenticare che sono proprio gli errori, le imperfezioni, le rughe e le crepe a renderci unici.
Così, la gestualità quotidiana dei giapponesi, consiste nella ricerca della bellezza proprio nelle imperfezioni della vita. Accettare il ciclo naturale degli eventi, significa assecondare crescita e decadimento, cercando con un graduale e costante impegno verso la perfezione di attenuare questo processo, ma senza dimenticare che sono proprio gli errori, le imperfezioni, le rughe e le crepe a renderci unici.
PARERGA E PARALIPOMENA
Calligrafia
Per molto tempo la scuola italiana è stata influenzata dalle difficoltà tecniche che la scrittura rappresentava. Prima che fosse inventata e messa in commercio la penna a sfera, pochi potevano permettersi delle costose stilografiche. Per di più, quelle penne erano comunque non funzionali allo scopo di lavorare alla redazione di un testo in modo rapido ed efficiente. Pennino, calamaio, pesanti banchi in legno con appositi vani per le boccette d’inchiostro, tamponi per cercare di limitare lo sporco. La grafia diventava un esercizio stilistico al punto tale da cercare quella perfetta o quanto meno bella. Per l’appunto la calligrafia era una disciplina scolastica, comprensiva di valutazione in decimi e oggetto anche di ostentazione familiare. Ma cosa avrebbero detto le mamme di fronte a Leonardo Da Vinci? Di sicuro la sua grafia era oscura e incomprensibile. Per di più, il genio che prediligeva l’uso della mano sinistra per scrivere, era anche solito invertire il senso della redazione dei suoi lavori al punto tale che, com’è noto, anche oggi per leggerli dobbiamo avvalerci di uno specchio. Eppure i suoi sogni sono stati davvero avveniristici. Leonardo è il precursore per eccellenza di una costante ricerca della perfezione, al punto tale che aspirazioni del tutto innaturali, come il volo dell’uomo o la caduta dalle grandi altezze, divennero reali proprio grazie a continui accorgimenti tecnici. Se oggi molti studenti hanno problemi grafo-motori, facendo dannare i propri docenti che hanno difficoltà a interpretare gli scritti che hanno prodotto, forse è proprio frutto della mancata ricerca di un automiglioramento e non è solo questione di una grafia che dovesse diventare sempre più bella e leggibile. Quando nel 1508 Leonardo lavorò sul Codice Leicester, non poteva immaginare che quel testo sarebbe diventato il manoscritto più costoso del mondo.
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Scheda del film
Regia
Edward Zwick
Titolo originale
The Last Samurai
Durata
150 minuti
Genere
Avventura, drammatico, storico, azione.
Data di uscita
2003
Dettagli dell’opera
Titolo
Codice Leicester
Autore
Leonardo Da Vinci
Tecnica
Inchiostro su pergamena.
Realizzata nel
1508
Ubicazione