Videodrome: l’arte come cattiva maestra
Sin dai tempi della poesia epica, le gesta degli eroi sono narrate come esempi da seguire. Un messaggio forte, veicolato attraverso un impianto che contiene la responsabilità del contenuto proposto, che può influenzare i comportamenti dell’uomo ed alterarne spontanee emozioni
Max Renn gestisce una piccola emittente televisiva. Sin dalle prime battute, intuiamo che la sua esistenza ha un interrogativo di fondo. Molti sognano di andare in tv, e ne vivono le lusinghe come se fosse un sogno, ma se tutto questo fosse reale e non una proiezione onirica? Per Max, quel mondo non è autentico. Non caso trasmette diversi programmi di sesso e violenza proprio con questa convinzione: il pubblico ha bisogno di uno spazio per le proprie fantasie e lo trova sul canale della sua video stazione. Tra le sue mani passa una serie televisiva orientale, clandestinamente fattagli visionare da due mediatori giapponesi. Si chiama “Samurai dreams” ma gli appare troppo blanda e fiacca: serve qualcosa che spacchi. Per meno di un minuto al giorno, con la complicità di un suo collaboratore, Max s’imbatte in quella che appare subito come una realistica produzione del genere che più gli interessa: forse sarebbe il caso di saperne di più. Nel frattempo, a proposito di programmi televisivi, il nostro rampante investitore dell’etere è ospite di un talk show.
Il tema è quello che anche Platone aveva rappresentato nello Ione, il dialogo tra un colto rapsodo Socrate sul ruolo della poesia. In studio con lui c’è la conduttrice, unitamente a un’altra figura, la bella Nicki Brand, radio conduttrice di un programma che si occupa dell’estremizzazione dell’eccitazione. La tesi dell’affascinante anchorwoman è che il mondo è in piena deriva, in preda ad un’anormale eccitazione. Max non resiste al fascino di quella ragazza e in diretta la invita a cena, facendole degli evidenti complimenti. Platone aveva tuonato contro il ruolo educativo della poesia, rimarcando come essa venga da un’ispirazione divina e non possa essere un sapere con un fondamento preciso. Allo stesso modo, il terzo ospite, il professor Brian O’Blivion, si scaglia contro la televisione. Il suo cognome è tutto un programma: oblio. In effetti, a suo giudizio la tv ci farà dimenticare chi siamo.
Come sta accadendo anche a lui in quel momento, un giorno non preferiremo comparire in pubblico, ma attraverso un altro televisore, con un nome fittizio scelto apposta per una comparsata in video. La poesia, specie quella epica, e la televisione hanno la stessa grande colpa: portano ad un’imitazione pedissequa di qualcosa senza rendersene conto. Così, la violenza di Achille contro il cadavere di Ettore potrebbe essere emulata dalle persone in modo inconsapevole nella vita reale. Il rapporto tra Max e Nicki prosegue. La loro relazione comincia ad essere caratterizzata da incontri non solo erotici. Max ha mostrato a Nicki quel programma televisivo che aveva decriptato: si chiama Videodrome. Molto realistico, certo, ma meglio vederlo in tv che vissuto sul serio. In realtà Nicki si dimostra una masochista e, seppure con qualche diffidenza, Max accetta questo gioco perverso. Resta il problema d’intercettare la fonte di Videodrome. Sarebbe un’autentica esclusiva da mandare sul proprio canale. Max chiede aiuto a Masha, che dopo essersi informata, lo invita a star lontano da Videodrome: molto peggio della stessa mafia.
Tuttavia, tra curiosità personale e senso per gli affari, la ricerca prosegue. La pista giusta sembra essere quella della “Chiesa Catodica”, uno strano istituto religioso che raccoglie i senza tetto e offre loro un pasto, a patto che fissino i programmi di un televisore per delle ore. A gestire questa comunità, da un’elegante sala con arazzi, busti, quadri e pezzi d’antiquariato religioso, c’è Bianca O’Blivion, la figlia del professor Brian.
Come analizzato anche da Karl Popper nel saggio “Cattiva maestra televisione”, la tv comincia ad alterare la mente di chi la guarda. Il bersaglio principale sono i bambini. Tuttavia, anche gli adulti possono subire progressive forme di dissociazione dalla realtà se sovraesposti a violenza e sesso in modo congiunto, proprio come accade a Max in un’escalation di alterazioni legata a Videodrome. Quelle morti sono vere, autentiche, originali proprio perché passano prima dal canale televisivo. Platone lo aveva detto con parole diverse. Gli eroi dell’Iliade diventano personaggi reali proprio perché sono proiezione di una costruzione irreale. Max vive tra allucinazioni miste a ferite sul proprio ventre e compie una serie di gesti spietati. Come detto dal prof. O’Blivion “la tv è realtà e la realtà e meno della tv”. Mentre Nicki invita Max a generare “nuova carne uccidendo quella vecchia”, Videodrome è diventato l’unico mondo possibile per Max, quello della tv come di una forma d’arte senza etica.
PARERGA E PARALIPOMENA
Le telenovelas sono meglio degli anticoncezionali
Per comprendere a pieno come la tv abbia inciso sui comportamenti delle persone, è possibile citare il caso delle soap opera in Brasile. Quando alla fine degli anni Settanta cominciarono ad imperversare nelle emittenti di tutto il paese, ne emerse la proposta di un nuovo modello di donna. Libera, emancipata, con più partner sessuali nel corso di un’intera vita e con la possibilità concreta di potersi riscattare da una situazione di dipendenza economica dall’uomo. Questo scenario, prospetta anche per la femminilità la possibilità di poter accedere a traguardi professionali di maggior rilievo, dilazionando notevolmente nel tempo la necessità di avere dei bambini. Il risultato è che in circa trent’anni di visione delle telenovelas, le donne brasiliane hanno iniziato a generare una media di due e non di sei figli nel corso della propria esistenza, abbassando notevolmente, come da programmi governativi, il numero dei nascituri e riducendo l’alta densità di popolazione che alcune città stavano patendo, specie nei quartieri più poveri e con una scarsa prospettiva occupazionale e di gestione delle risorse. Certo che la tv potesse essere un veicolo forte della promozione di qualsivoglia attitudine e comportamento umano, Andy Warhol non disdegnò mai di farne parte, sino alla sua morte nel 1987. Fu autore di diversi programmi televisivi, addirittura di uno che traeva spunto da uno dei suoi più noti motti: in futuro tutti avranno il loro quarto d’ora di celebrità. La trasmissione aveva un intento di mecenatismo e promozione, tanto caro al padre della pop art. Fifteen Minutes era un talk show nel quale si rivolgevano interviste ai musicisti emergenti e non mancarono di nascere nuovi talenti della musica, veicolati proprio dal mezzo televisivo.
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Scheda del film
Regia
David Cronenberg
Titolo originale
Videodrome
Durata
89 minuti
Genere
Orrore, fantascienza.
Data di uscita
1983
Dettagli dell’opera
Titolo
Proposte tematiche per Fifteen Minutes
Autore
Andy Warhol
Tecnica
Foto digitale
Realizzata nel
1986
Ubicazione