Rocky IV: la fine della Guerra fredda
Combattere non è solo una questione tra due sfidanti che si risolve in un conflitto esplicito. Antefatto, premessa e strategia della lotta, sono presupposti che coinvolgono elementi solo apparentemente esterni a chi è direttamente coinvolto
Rocky IV non è solo il quarto capitolo di una celeberrima saga sul mondo del pugilato. Si tratta di una sfida che parte da lontano e dal campione del mondo dei pesi massimi dei dilettanti. Gigantesco, possente, ipertrofico con la bella moglie Ludmilla che presiede una conferenza stampa di presentazione delle sue qualità.
Il suo diretto è devastante, il suo nome è Ivan Drago ed è l’orgoglio sportivo dell’Unione Sovietica. Ad accogliere l’invito a combattere non è solo l’ex detentore del titolo Apollo Creed, ma un’intera visione del mondo che ne contrasta un’altra. Ovviamente, il duopolio Usa-Urss non è solo snella boxe. Nel film è ben evidente una tenzone su più fronti. La libertà contro la coercizione: Paulie, cognato di Rocky, afferma di far parte della voce degli statunitensi, quelli che non mettono i propri connazionali contro un muro. Così, l’incontro tra Apollo e Drago è fissato. Si tratta di un match tra un atleta di indubbio virtuosismo tecnico, che indossa i colori della bandiera a stelle e strisce nelle vesti di zio Sam contro
la devastante potenza di Ivan, che sarà inarrestabile e purtroppo addirittura mortifera. Nessun re-match possibile, ma un nuovo incontro con un avversario differente. Stavolta sarà Rocky a combattere, a Mosca e nel giorno di Natale. Quanti altri scenari sono descritti per dettagliare due universi in contrasto durante la Guerra fredda?
Ora Tony “Duke” Evans allenerà Rocky, nel frattempo può anche sfidare un avversario russo a scacchi, gioco iconicamente legato al mondo sovietico. Nemmeno Orwell poteva immaginare un contrasto del genere. Sarà meglio il modo di allenarsi sotto la neve, con tronchi, sacchi e corde di Rocky o la palestra di Drago, al chiuso e con fantascientifici attrezzi?
Questi interrogativi saranno disciolti alla presenza delle massime autorità dell’Urss, con un pubblico ostile e inviperito: in fondo, Balboa combatterà in trasferta. Come se non bastasse e coerentemente ad ogni buona vicenda di quell’epoca storica, è stato osservato e spiato da degli emissari, che ha seminato in una poderosa corsa in direzione della vetta di una montagna. Giova ricordare che questa pellicola è stata proposta in un anno particolare: il 1985, successivo alle Olimpiadi di Los Angeles, boicottate dai Paesi filosovietici e precedente a un progressivo e tangibile disgelo, sancito dalle intenzioni della proposta di disarmo nucleare del trattato di Reykjavik. Cuore e coraggio consentono di vincere a Rocky e lo faranno progressivamente amare dal pubblico presente, inizialmente ostile, al punto tale da suscitare lo spontaneo applauso anche dello stesso premier sovietico. Il messaggio a fine incontro è una dichiarazione d’intenti di pace. Le ostilità possono finire, perché se è cambiato lo spirito e lo stato d’animo di un singolo uomo, tutto il mondo può cambiare.
PARERGA E PARALIPOMENA
L’ideologia della pace
Muovere i giovani verso la guerra è diventato nel corso dei secoli sempre più difficile. Immaginare che gli adolescenti siano responsabilizzati individualmente, per difendere il proprio Paese, che non debbano mostrarsi vigliacchi, che debbano sentirsi additati personalmente diventa una strategia vincente nel Novecento. Zio Sam nasce nel XIX secolo proprio con questa accezione. Tuttavia, è nel 1917 che è stato definitivamente immortalato come figura simbolica da un iconico poster. L’indice puntato contro un passante di sesso maschile: voglio te, come dice Apollo Creed ad Ivan Drago, come l’iconica mascotte delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Sam è un’aquila reale, che stavolta deve promuovere non un’ideologia di guerra ma di pace attraverso lo sport. Se dunque una visione del mondo distorta e differente è la causa prima di ogni conflitto, probabilmente la fine di ogni ostilità può nascere proprio dal giocare su quello che soprattutto a partire dalla Prima Guerra mondiale è stato un’immagine di morte e d’indottrinamento per i volontari diretti al Fronte occidentale. Film, fumetti, eventi sportivi, persino pubblicità ed attività commerciali, possono tutti offrire il proprio contributo ad un’ideologia della pace, con il beneplacito di chi aveva creato un poster per soli scopi bellici.
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Scheda del film
Regia
Sylvester Stallone
Titolo originale
Rocky IV
Durata
91 minuti
Genere
Sportivo, drammatico
Data di uscita
1985
Dettagli dell’opera
Titolo
I want you for U. S. Army
Autore
James Montgomery Flagg
Tecnica
Poster
Realizzata nel
1917
Ubicazione