La fede come visione del futuro: Hildegard von Bingen
Chi immagina il Medioevo come l’epoca dell’osservanza formale della religiosità tralascia alcune figure femminili, capaci di avere non solo visioni mistiche, ma anche profonde intuizioni sul futuro, che hanno aperto nuove frontiere del sapere.
Ricca e nobile, decima ed ultima figlia di una famiglia tedesca facoltosa e timorata di Dio. Hildegard sembra essere segnata da un destino. Se fosse stata maschio, il suo corso sarebbe stato quello di condottiero, militare, politico oppure di sacerdote e poi vescovo. Ma è una ragazza: sarà una suora. In realtà questa fanciulla ha qualcosa in più. È profondamente segnata da delle visioni. Non ne coglie ancora il valore mistico, e le tiene per sé, condividendo questa esperienza sono in un convento benedettino dove sarà iniziata alla fede.
Ora è abbastanza grande per poter essere seguita da Jutta di Sponheim, badessa e sua formatrice alla teologia, alla musica, all’erboristeria ed alla medicina. Ma quando la sua istitutrice muore, Hildegard scopre che portava un cilicio da penitente. Non è la fede che desidera e resta segnata negativamente da questa immagine.
Viene eletta come nuova badessa dalle proprie consorelle: ora ha il potere per un progetto innovativo. Con l’ausilio del monaco Volmar e della promettente novizia Richardis, riforma l’ordine del convento. Altre visioni la guideranno verso questo percorso: suggestive frontiere dello spirito, ma anche profezie di morte imminente per le persone che ha attorno.
Contro di lei gli abati della stessa diocesi ed il sospetto di essere un’eretica. Ma alla fine, la Santa Sede e le sue consorelle la appoggiano nel fondare un nuovo monastero. Qui si compirà il volere di Dio in un modo diverso, con un’educazione orientata alla natura ed un’apertura concreta al mondo. Ma dove risiede il profondo messaggio filosofico della von Bingen, futura santa della Chiesa cattolica? L’aspetto della suora mistica e visionaria viene accantonato, in favore di due concetti innovativi. Il primo è quello della Viriditas. Il colore verde è quello per eccellenza delle piante. Il loro germogliare viene paragonato ad un’energia ignota ed interiore che solo il coltivare più rami del sapere può donare. In sostanza più una donna di fede è colta in differenti campi dello scibile, meglio si avvicinerà con gioia e freschezza a Dio. Il secondo spunto citato all’interno del film è quello della Lingua ignota. Si tratta di uno dei primi linguaggi artificiali, composto da un alfabeto di ventitré nuove lettere.
Per molti secoli si è pensato che Hildegard avesse originato una lingua universale che potesse unire gli uomini, una sorta di primo tentativo di generare un linguaggio che annullasse le differenze tra i vari idiomi. Da qualche anno, si è più propensi ad immaginare che più che un’anticipazione dell’Esperanto, la Lingua ignota sia un codice segreto, un complesso di idiomi riservati solo a coloro che vi erano stati formati. Non di meno, la protagonista è compositrice ed attenta anticipatrice dell’esigenza di un’educazione orientata al mondo femminile che debba essere distinta da quella maschile. Hildegard è la riprova tangibile che si può guardare al futuro attraverso la propria interiorità e che la rivendicazione di genere può passare anche attraverso la fede: sfidò addirittura Federico I Hohenstaufen, suo protettore ed amico di vecchia data.
Quando il Barbarossa seppe che non erano stati accettati dalla von Bingen due suoi antipapi, non mosse un dito né la punì, ma semplicemente la allontanò. Una donna aveva vinto contro l’uomo più potente del mondo.
PARERGA E PARALIPOMENA
Folli? Prego, visionari
Visionary, termine inglese che possiamo tradurre semplicemente con visionario. Ma nella nostra lingua questa parola non ha un significato necessariamente positivo. Per decenni, una delle domande più note del test di selezione nei corpi militari denominato MMPI, la prova multifasica dell’università del Minnesota, recitava “Io vedo cose che gli altri non vedono”. Se si rispondeva “vero”, si finiva immediatamente dallo psichiatra. Da secoli, coloro i quali vedono ciò che non è possibile scorgere alla maggior parte degli uomini sono considerati folli. Ma questa analisi è universalmente corretta? Sicuramente chi ha delle visioni simili a quelle di Hildegard von Bingen non è un matto, ma solo un individuo con lo sguardo lungo, un veggente, un profeta. Non è casuale che visionary vuol dire in primo luogo lungimirante e visionario nel senso di capace d’intuire verso cosa tende il genere umano. Ma ovviamente questa accezione non è sempre appartenete all’universo mistico, anzi poggia su una serie di forti detrattori della fede. Si può immaginare che nuove frontiere possano essere tracciate anche attraverso esperienze forti e non necessariamente spirituali. Il più noto caso della storia dell’arte è quello di Gian Lorenzo Bernini. Pur essendo stato al servizio della Chiesa cattolica, lo scultore nativo di Napoli era disgustato dai giochi di potere che erano legati alle potenti famiglie che si contendevano il soglio papale. Alternò la protezione ed il dialogo con il distacco formale dalla sua produzione scultorea nel corso degli anni e con differenti pontefici. Quando gli venne commissionata dal cardinale Federico Cornaro la realizzazione della cappella della propria famiglia, Bernini era un’artista in declino. Ora può finalmente dare sfogo al suo estro e parlare di una forma di spiritualità che parte dal mondo terreno attraverso una sua opera: l’Estasi di Santa Teresa d’Avila. Senza voler apparire blasfemi, tanti visitatori hanno esclamato che gli effetti di quelle visioni mistiche li conoscevano bene anche loro. In effetti la santa sembra essere all’acme del piacere fisico e non già in un momento di distacco dal suo corpo: la vendetta di Bernini era compiuta.
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Scheda del film
Regia
Margarethe Von Trotta
Titolo originale
Vision – Aus dem Leben der Hildegard von Bingen
Altri titoli
Vision
Durata
110 minuti
Genere
Drammatico
Data di uscita
2009
Dettagli dell’opera
Titolo
Estasi di Santa Teresa d’Avila
Autore
Gian Lorenzo Bernini
Tecnica
Opera in marmo e bronzo
Realizzata nel
1652
Ubicazione