La morale del giocattolo di Baudelaire
Dietro la fervida immaginazione che il mondo dell’infanzia ripone all’interno dei giocattoli esiste un universo di estrema profondità. Storie che non sono soltanto proiezione d’umanità in oggetti, ma l’espressione di facoltà mentali come l’astrazione
Quando un bambino di nome Andy sta per traslocare, nella sua camera avviene una riunione segreta. I suoi giocattoli hanno la proprietà di animarsi e vogliono correre ai ripari. Temono di poter essere cestinati, per dar spazio a dei loro nuovi simili. Il capo della piccola delegazione è il cowboy Woody, protagonista del film d’animazione insieme ad una serie di personaggi tradizionali nell’immaginario dell’infanzia.
Un tirannosauro di plastica, un salvadanaio a forma di maialino, una pastorella in ceramica, un cane a molla ed il famoso Mr. Potato dai mille volti possibili, storico toy della cultura americana, sono i componenti di questo sodalizio. In effetti un nuovo arrivato c’è per davvero: è Buzz Ligthyear, un tecnologico ranger dello spazio che è convinto di essere realmente un eroe dei cieli, atterrato fortunosamente sul nostro pianeta. L’iper tecnologico giocattolo viene ammirato da tutti per i suoi accessori, ma non dal geloso Woody. Questi lo dimensiona immediatamente al suo ruolo ed alla sua natura: non può certo volare. Tra i due inizia una forte rivalità che culmina in una rissa ed in una serie di rocamboleschi episodi. Si ritrovano entrambi catapultati a casa di Sid, un coetaneo e vicino di casa di Andy che si diverte a distruggere i giocattoli. Buzz è afflitto da due dolori congiunti. Il primo è l’aver appreso tramite uno spot televisivo di essere davvero semplicemente un giocattolo, il secondo è la perdita di un braccio a seguito del suo precipitarsi nell’androne delle scale di Sid per tentare di spiccare il volo e mascherare la verità.
Il primo ad utilizzare nei suoi scritti un esemplare seriale di balocco con una menomazione è stato Hans Christian Andersen. Il suo soldatino di stagno non ha una gamba. Ma a questa mancanza fisica, non corrisponde una carenza di coraggio e senso del dovere che lo rendono umano, esattamente come gli altri giocattoli del racconto a lui dedicato e pubblicato nel 1838. Pochi immaginerebbero che su questo impianto concettuale Charles Baudelaire potesse scrivere nel 1853 un denso e breve saggio, intitolato La morale del giocattolo. In questo testo emergono elementi etici che derivano dall’attività ludica dei fanciulli, ben evidenti in Toy Story. Anzitutto essi appaiono come degli attori con ruoli ben precisi nelle storie immaginarie dei bambini. Non sorprenderebbe affatto che essi possano animarsi di nascosto: in fondo sono lontani solo dagli occhi ma non dai pensieri dei più piccoli. Inoltre il desiderio di possedere i giocattoli altrui ed il reputare che questi possano essere messi un giorno da parte come oggetti indesiderati è un modo per poterli un giorno rivalutare. Solo gli adulti collezionano per mettere da parte qualcosa, per preservare e rendere più prezioso quanto custodito. I piccoli sanno bene che anche distruggere i giochi, come fa Sid, è un modo per renderli importanti. Solo i grandi possono immaginare che i loro figli e nipoti potranno apprezzare il preservare. In realtà fare a pezzi un balocco non è un atto crudele, ma è un modo per scrutarne l’anima, per entrare nella sua essenza. Scrive Baudelaire “Il fanciullo gira, rigira il suo giocattolo, lo raschia, lo sbatte contro le pareti, lo getta a terra. Di tanto in tanto gli fa ricominciare i suoi movimenti meccanici, talvolta in senso inverso. La vita meravigliosa si arresta. Il fanciullo, come il popolo che assedia le Tuileries, compie uno sforzo supremo”. Il giocattolo si è rotto. Forse è questo che fa comprendere che il bambino è oramai giunto ad un momento in cui abbandonerà i suoi momenti ludici infantili. In realtà, accanto alla maturazione fisiologica ed agli anni che passano, vi è anche dell’altro. L’immaginazione non sarà più solo un costrutto della mente. Ecco che allora Woody, mentre sta per assistere ad altre torture di Sid, lo minaccia con l’appoggio dei propri simili: non dovrà più distruggere nessun pupazzo, nulla che sia stato costruito per il suo divertimento.
Ovviamente Sid fugge impaurito e lascia nello spazio di casa sua il razzo che gli era stato regalato. Quello che poteva far divertire un bambino ora può essere utilizzato per uno scopo concreto: volare assieme a Buzz Lightyear, precedentemente riparato proprio dagli indesiderati giocattoli di Sid, riposti nel dimenticatoio dei suoi ricordi, oltre che nella soffitta.
Andy è sui sedili posteriori dell’automobile della madre, intenta alla guida. La disperazione del figlio è grande. Tra i suoi piccoli attori di immaginarie recite non ci saranno più Woody e Buzz, non li trova più. Ma se Sid è diventato adulto, Andy non è ancora pronto, e così il cowboy e lo space ranger giungono proprio nello scatolo del trasloco.
Li ha ritrovati proprio in macchina, dove dovevano essere a giudizio della madre. Ora i nuovi regali per il Natale di Andy non spaventano la combriccola dei giocattoli: cosa potrebbe mai desiderare di meglio?
PARERGA E PARALIPOMENA
Quel tizio che cadde nel pozzo
La percezione che anche la materia possa avere un’anima era ben chiara alla filosofia antica. Talete definì l’intero universo come dotato di un potenziale movimento autonomo, inaugurando la tendenza all’ilozoismo, la logica secondo la quale una forza vivente esiste anche in ciò che appare come immobile. L’ambra, splendida resina fossile tuttora utilizzata in gioielleria, possiede la capacità di muovere gli oggetti: il suo nome greco, elektron ne designerà un successo semantico incredibile, al punto tale da influenzare il nome stesso dell’elettricità. Alla filosofia ionica erano senz’altro note anche le proprietà attrattive e repulsive del magnete, come quel fenomeno presente nelle piante che oggi chiamiamo fototropismo, ossia la tendenza di un vegetale ad orientare il proprio fusto e la parte superiore della propria struttura verso la luce solare. Talete è un uomo geniale, non solo filosofo e matematico, ma anche astronomo ed ingegnere idraulico. Eppure i suoi concittadini a Mileto ne avevano un’immagine non certo positiva: gli appariva come una sorta di bambino, estremamente sensibile alla meraviglia dei fenomeni della natura, ma distratto e svampito al punto tale da precipitare in un pozzo mentre osservava il cielo. La vicenda del suo incidente sembrerebbe una sorta di condanna: talentuoso certo, ma accompagnato da un modo di vivere da sempliciotto. Ma l’infanzia può sorprenderci. Lo fece anche Talete, prevedendo una stagione autunnale ed invernale molto calda tanto da far fruttare nuovamente le piante d’olivo. Noleggiò in modo previdente tutti i frantoi della zona, rivendendo l’olio e subaffittando le macine a caro prezzo. Aveva dimostrato che poteva usare le sue straordinarie capacità anche per fare soldi. L’auspicio in una vita migliore forse parte proprio dalla semplicità dei bambini e dai loro giocattoli. Il pensiero va alla designer Alma Siedhoff-Buscher, esponente del Bauhaus, che nel 1923 realizzò le sue note costruzioni multicolori, figure geometriche solide da assemblare, sovrapporre, collegare partendo da una gamma di trentadue pezzi in una scatola di cartone. Il resto lo avrebbero fatto l’immaginazione e l’inventiva dei piccoli, che renderà animati i Bauspiel, anche in funzione della loro materia: il legno. Forse questo è uno dei pochi giochi semplici per bambini che nasce da un’idea non semplicistica, proprio come le riflessioni di Talete.
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Scheda del film
Regia
John Lasseter
Titolo originale
Toy Story
Altri titoli
Toy Story – Il mondo dei giocattoli
Durata
81 minuti
Genere
Animazione, commedia
Data di uscita
1995
Dettagli dell’opera
Titolo
Bauspiel originali
Autore
Alma Siedhoff-Buscher
Tecnica
Legno verniciato
Realizzata nel
1923
Ubicazione