Le Epistole di San Paolo
Le grandi novità del pensiero cristiano non sono la resurrezione e la vita eterna, né il monoteismo. Secondo San Paolo, l’essenza del Cristianesimo risiede nel pentimento e nel perdono. Tutto questo si realizza davvero se l’uomo non ritorna al suo passato di peccatore.
Ci sarebbe molto da dibattere su questo straordinario film. Uno scenario da favola in Amazzonia, una tribù di Indios, i Guaranì, antropologicamente affascinante, le questioni geopolitiche di Spagna e Portogallo dal Trattato di Tordesillas in poi, il ruolo dei Gesuiti, la schiavitù illegale ma di fatto praticata, lo sterminio dei nativi del Nuovo Mondo, il ruolo di mediazione della Chiesa ed i vari intrecci diplomatici correlati. Ma dalla trama di questo cult movie degli anni Ottanta spiccano due grandi personaggi, coprotagonisti dell’intera vicenda. Il primo che incontriamo è padre Gabriel. È un gesuita ed ha un compito difficile: dopo l’uccisione del suo predecessore da parte dei Guaranì, per poterne prendere il posto deve scalare una parete di roccia che va a strapiombo su di una cascata. È armato di fede e di un oboe. Col linguaggio universale della musica e dell’amore, riuscirà a convertire quella popolazione, ad alfabetizzarla a tanti saperi e a farla vivere in pace. Il secondo protagonista è Rodrigo. È un abile combattente, un mercenario, un trafficante di schiavi. Prova un sentimento per la stessa donna amata dal fratello. Tuttavia non solo ignora questo aspetto, ma non ha percezione nemmeno che costei non lo ricambi. La giovane, vive in realtà una relazione profonda con il teorico cognato. Appena scopre i due in segreta intimità, divorato dalla rabbia ed accecato dalla gelosia finisce per uccidere in un estemporaneo duello il fratello. Qui tutta la vicenda vive una radicale svolta filosofica che ben s’innesta sul pensiero di Paolo. Rodrigo si spoglia di armi e corazza. Sono il peso del peccato per il quale ritiene che non vi sia redenzione.
A renderlo più grave anche delle enormi pietre, che vengono messe di proposito in una rete e trascinate a fatica come il passato oscuro di ogni uomo. Dove ed a chi chiedere conforto e perdono? Proprio sulla sommità della cascata dove dimora quel popolo che ben conosce: i Guaranì. Li ha venduti più volte al miglior offerente, poiché commerciante di schiavi. Non resta che tentare di scalare la scivolosa parete di pietra. Chi è che lo perdonerà? La donna amata? Il fratello morto dall’aldilà? No, sono gli stessi Guaranì. Rodrigo è convinto che gli stiano per tagliare la gola con un coltello, ma il gesto di un indio è simbolico. Si passa dalla minaccia allo sgravamento.
Decidono di tagliare la corda che lo legava al pesante fardello e gettano via la rete col suo contenuto. Rodrigo piange: è liberato, ed è finalmente tra le braccia di padre Gabriel.
A ben vedere la domanda che ci potremmo porre è la seguente: il pentimento precede il perdono? Meglio ancora, si può essere perdonati anche se non ci si è pentiti? Questo non solo per quanto riguarda Dio, ma anche per quanto concerne l’uomo stesso. Nella parabola del figliuol prodigo scopriamo che il padre non ha necessità di comprendere se il figlio si è pentito. Lo perdona e basta, perché lo ama. Infatti, «ne ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». Tutto questo prima ancora che il figlio parlasse. Dalla parabola, quindi, si deduce che Dio perdona prima ancora che il peccatore si penta. E l’uomo? San Paolo, nella lettera ai Romani scrive che l’uomo è invitato a fare altrettanto e che forse tra i tanti motivi per cui un Dio si è fatto uomo vi è anche quello di saper perdonare prima che il peccatore si penta: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». Rodrigo è stato perdonato dall’uomo, ma non è convinto di poter esser perdonato da Dio. Avrà questa opportunità? Padre Gabriel ne è convinto. Gli fa leggere la famosissima prima lettera ai Corinzi, meglio nota come Inno alla carità. Ora Rodrigo ha chiaro quello che Paolo vuol trasmettere. La grande novità del Cristianesimo è proprio la dicotomia pentimento-perdono, che non ha né un ordine logico, né gerarchico, né cronologico. Rodrigo si è pentito, crede che ora sia il momento dell’espiazione, ma in realtà è necessario il perdono, perché senza pentimento non c’è perdono e viceversa. È stato perdonato dai Guaranì, ora può perdonare se stesso. San Paolo invita esplicitamente i Cristiani al percorso che Rodrigo intraprende dopo la sua conversione e la decisione di diventare un novizio Gesuita. La morte del fratello dell’ex mercenario e la sua nuova vita s’intrecciano. Nella seconda lettera ai Corinzi scrive <>. Ma Rodrigo ha realmente introiettato tutto il messaggio paolino? Pentimento e perdono, coppia ora non più dicotomica ma indissolubile, possono essere accompagnati? Se Paolo ha scritto, sempre nella seconda lettera ai Corinzi che Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, Rodrigo farà una scelta retroattiva, unitamente ad altri confratelli, disobbedienti non solo a padre Gabriel, ma forse a Dio stesso. Un meccanismo a ritroso tanto simile a quello di Giuda che tradisce dunque pecca, si pente e dunque potrebbe salvarsi, ma poiché non si perdona crede di espiare col suicidio e col la resa dei trenta denari, ma così facendo si danna. San Paolo lo chiama il ritorno sugli incidenti passati. Quando ha smesso di farsi chiamare Saulo e di essere un feroce persecutore di Cristiani (del resto proprio come Rodrigo), il nuovo uomo, Paolo, si è fatto apostolo e non è tornato indietro. Scoperto l’arrivo dell’esercito portoghese che deve appropriarsi del territorio dei Guaranì come concordato in sede negoziale con la Spagna e l’intermediazione della Chiesa, Rodrigo “torna sugli incidenti passati”.
Recupera armi e corazze, progetta trappole con esplosivi, uccide di nuovo: in quel momento gli occhi di Robert De Niro dicono tutto. Il pentimento non è bastato, il perdono non è stato sufficiente.
Si torna a combattere in modo disgiunto. Rodrigo con le armi, padre Gabriel col solo ostensorio in un’ultima processione. I Portoghesi si chiedono se sia il caso di sparare contro altri Cristiani, ma il grilletto dei fucili è azionato e tutti vengono uccisi.
Parerga e Paralipomena
Tutti i miei peccati sono mortali
Pentirsi e perdonare non hanno solo un’accezione cristiana. Sono elementi forti di tutti coloro che nella vita hanno l’opportunità per un cambiamento esistenziale. Se Saulo è diventato Paolo, se l’ultimo della classe è stato insignito del premio Nobel e se il più flaccido e pigro degli amici oggi ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi è perché hanno sentito dentro di sé le necessità di cambiare, di mutare radicalmente la propria vita. In questo senso, il tempo passato secondo San Paolo nel peccato e per il mondo nella pigrizia, nullafacenza o in un generico errore, è da considerarsi come produttivo e necessario: è servito per migliorarsi. Ma questa visione, pur essendo ben nota, non può essere generalizzata. Tanti individui di talento hanno provato a cambiare ed a chiedere perdono. Il più noto tra i pittori italiani? Sicuramente Caravaggio. Nel suo Davide con la testa di Golia, è evidente che la testa mozzata del gigante ha le sembianze del suo volto. Un autoritratto macabro, realizzato alla fine del 1609 con una lettera di richiesta di grazia al papa Paolo V che lo aveva condannato a morte per omicidio. Caravaggio non sapeva di avere ancora solo pochi mesi da vivere. Quando proveranno a curarlo in un sanatorio nel fisico e nello spirito, non potranno che prendere atto del suo decesso, a soli trentotto anni. Aveva provato a cambiare, a rinunciare alle risse, ai duelli, alle donne, alle taverne. Non era nella sua vera natura: tutti i suoi peccati erano mortali, e non poteva pentirsene pienamente. Sarebbe stato un altro uomo, nella sua ottica probabilmente non così geniale ed innovativo.
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Scheda del film
Regia
Roland Joffé
Titolo originale
The Mission
Altri titoli
Mission
Durata
125 minuti
Genere
Drammatico, storico
Data di uscita
1986
Dettagli dell’opera
Titolo
Davide con la testa di Golia
Autore
Caravaggio
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1610
Ubicazione