Sartre: la solitudine come nausea
La condizione della solitudine è correlata ad un’esistenza distaccata dalla maggior parte dei nostri simili ed è frutto di analisi filosofiche e psicologiche, le cui positività e negatività sono state colte soprattutto nel XX secolo.
Travis ha maturato un’esperienza forte come marine in Vietnam. Per sua stessa dichiarazione ha seguito un corso scolastico non regolare. Non gli resta che un lavoro ed una vita di ripiego. La solitudine lo affligge a tal punto da vivere un’autoreferenzialità assoluta in ogni contesto di una gigantesca New York. La possibilità di dormire non è una prassi, ma è diventata un privilegio. L’unico modo per vincere l’insonnia è l’impiego di tassista: in fondo lunghi viaggi a zonzo potrebbero distrarlo. Questo è lo scenario che si prospetta, per la mancanza di clienti, nelle ore dove la vita pubblica si ferma: ora è solo anche in automobile.
La più amara consapevolezza che ha Travis è quella che la sua situazione non deriva da una scelta personale, ma dal fatto stesso di dover vivere. La filosofia sa bene come definire questa situazione: esistenza cui dare un senso. In effetti, tanto per il nostro tassista notturno che per l’intero genere umano, il problema maggiore è quello di dare un perché non alla vita, ma al proprio vivere. Così, Travis tenta varie strade. Forse la prima percorribile è quella dell’amore. S’invaghisce di Betsy, collaboratrice del senatore Charles Palantine. Al comitato elettorale, l’escamotage per poterle parlare è quello di riferire di voler collaborare al progetto di quel politico ed il feeling sembra reciproco. Un legame sentimentale: ecco cosa darà senso all’esistenza e potrebbe vincere la solitudine. Purtroppo, lo scarso contatto con la realtà di Travis lo porta a non vincere la malsana routine di andare nei cinema a luci rosse, stavolta in compagnia di Betsy. Di sicuro si tratta di una gaffe imperdonabile al primo appuntamento e la giovane donna lo allontana, rifiutando ogni tentativo di riconciliazione, soprattutto dopo che Travis si recherà nuovamente nel comitato elettorale per accusarla e per manifestare il proprio dissenso rispetto a quell’universo di falsità, di becero moralismo insito nel senatore Palantine.
Vincere l’isolamento dal mondo resta uno stato di necessità, che ora si mescola ad un progetto: compiere una sorta di missione universale, sentire di avere un dovere etico. L’occasione arriva dalla conoscenza di Iris, una prostituta di soli tredici anni, sfruttata dal suo protettore ed amante Matthew, per tutti “Sport”. Purtroppo la ragazza non riesce a distaccarsi da quel losco personaggio che è Sport: ne è plagiata a tal punto da ritenere che sia un uomo premuroso ed attento. La crisi esistenziale di Travis passa anche sul piano psicologico: quest’uomo è disgustato dal mondo e vive un enorme disagio psicotico. Travis assume i tratti di Antoine Roquetin, il protagonista de “La nausea” di Sartre. Non solo la loro età coincide, ma anche il senso di disgusto che entrambi percepiscono per il mondo che li circonda. Anche se Antoine è un colto studioso di storia e Travis un illetterato tassista, non vi è differenza tra i due nel vivere. La ricerca di un senso alla propria esistenza che passi attraverso il nobilitare le proprie gesta è un tratto comune. Purtroppo i due protagonisti vivono anche un’altra profonda analogia: quando vogliono compiere una buona azione, restano delusi o vengono stroncati sul nascere. Non c’è alcuno scampo: il sartriano “orrore di esistere” li porta ad unire l’essenza dell’uomo con il connotato di un destino angoscioso. Su quanto difficile sia risolvere questo continuo ristagnare, hanno piena consapevolezza tanto Travis che Antoine. Tuttavia, Sartre ha in mente una via di fuga dalla nausea. Libertà e responsabilità assoluta delle azioni umane, significano anche non avere ostacoli nell’avventura della letteratura. Ecco come si potrà dominare un destino apparentemente avverso: annullando la logica che tutto è predeterminato. Antoine scriverà un libro sulla propria esperienza e questo darà senso alla sua vita. E Travis? Per noi tutti starebbe progettando una strage, ma la sua determinazione ha la stessa logica di una volontà di miglioramento di quel mondo che tanto lo nausea. Comincia ad allenarsi seriamente, a non mangiare più cibo cattivo. Intercetta un venditore clandestino di armi.
In fondo sa usare bene le pistole, perché è stato un soldato. Tra una visione cinematografica per soli adulti e la fabbricazione di una sorta di dispositivo meccanico da applicare all’avambraccio, il suo delirio e soliloquio psicotico è assoluto, forse il più noto della storia del cinema.
Con i suoi inconfondibili stivali, un taglio di capelli alla mohicana ed un sangue freddo dettato dalla determinazione, il suo senso di giustizia lo porterà a versare sangue, a sentirsi e diventare realmente un eroe. La sua presenza al comizio elettorale dell’odiato senatore aveva lo scopo di assassinare non solo quel politico ma, simbolicamente, l’intera società di cui era nauseato. È il momento della fuga e della successiva azione di forza contro clienti e protettori di Iris. Tutto è compiuto. Non resta nemmeno un proiettile per potersi togliere la vita. Palantine ha vinto le primarie. Betsy è salita sul suo taxi per una corsa, ma sembra non essere un caso. Travis è diventato famoso: i giornali hanno parlato di lui, le sue ferite derivate dalla sparatoria si sono già rimarginate e resta presente solo un piccolo dolore al collo. Il breve viaggio è terminato.
Quanto dovrà Betsy a Travis? Dietro quelle parole, sussurrate in modo accorato, c’è probabilmente la volontà di concedere un’altra possibilità a quel misterioso autista, ma il “niente!” di Travis accompagnato dall’azzeramento del tassametro e da un sorriso, lascia pensare che una storia d’amore con Betsy non era il modo per vincere la nausea.
PARERGA E PARALIPOMENA
Beata solitudo
Un esercito di persone vive in modo drammatico la notte. Lavori pesanti ed usuranti, insonnia correlata al dolore fisico e dell’animo, lo spettro della solitudine, la stessa che viveva alle tre Napoleone Bonaparte. Questi riteneva che quell’ora di buio era la più angosciante non solo per la mancanza di luce. In essa risiedeva la fine di ogni rapporto umano, la dolorosa esperienza di chi doveva trovare il coraggio di rimediare al forzoso isolamento. Poi subentrava l’alba, la relazione col prossimo, il ripristino di ogni forma di dialogo. Solo diventa sinonimo di infelice? Non necessariamente. Quando la scelta di stare bene con se stessi muove dalla volontà di sottrarsi alla massa, essa considera come valida e superiore la possibilità di poter elaborare autonomamente la propria vita e di renderla grandiosa. Così, Galileo concepì soprattutto di notte le sue importanti analisi sulla fisica ed è ben noto che Bernini scolpisse soprattutto nelle ore notturne. La solitudine diventa un’occasione, un’opportunità anche quando subiamo un abbandono, quando perdiamo un amore. In effetti anche negli approcci terapeutici per i cuori infranti, il primo consiglio è quello di elencare a cosa non si rinuncerebbe mai. Scopriremo con stupore che l’elenco è lungo, ma è sempre autoreferenziale, sempre legato a quello che individualmente ci piace fare e che solo in funzione dell’altro diventa condivisione di coppia. Il nostro piatto preferito, un’ora di palestra, una mostra d’arte, un viaggio all’estero sono esperienze che il singolo fa con gli altri quando la chimica della condivisione funziona. Quando questa scema, è possibile immaginare che sia ancora possibile vivere da soli quello che col proprio partner sembrava imprescindibile. Ed allora il processo di self help che scaturisce da una delusione sentimentale poggia proprio su questo: partire dalla solitudine come esaltazione della possibilità di vivere la beatitudine di un piacere non necessariamente da vivere con la persona che si ama. Più che mai, la dimensione della solitudine è quella di chi vive nelle grandi città. La scelta è obbligata: la possibilità di condivisione in un centro che ha milioni di abitanti è più bassa di coloro i quali dimorano in un paesino. La mancanza di comunicazione deve passare dalla dimensione del dolore a quella di un’opportunità. Nel quadro Solitudine di Mario Sironi, la giovane donna rappresentata vive il disagio di quanto sinora descritto, ma i suoi occhi cerulei sulla tela sembrano affacciarsi ad un altro mondo. Forse la mente potrà spaziare oltre le mura di Roma, consentendo a quella ragazza di trovare la felicità a partire da se stessa.
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Scheda del film
Regia
Martin Scorsese
Titolo originale
Taxi Driver
Durata
114 minuti
Genere
Noir, thriller, drammatico
Data di uscita
1976
Dettagli dell’opera
Titolo
Solitudine
Autore
Mario Sironi
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1926
Ubicazione