La paura della morte
Come si fa a vincere la più grande e diffusa delle paure? Il coraggio, l’amore sono due delle possibili risposte che il pensiero ci propone, ma talvolta chi non ha nulla da perdere risulta senza timori.
Tra i film del genio cinematografico di Kubrick è tra i più bistrattati a causa di una trama non esattamente coerente con gli eventi storici. Dopo aver tenuto testa all’esercito romano, Spartaco negozia con un pirata cilicio il costo di una traversata verso l’Oriente, verso la libertà per oltre diecimila schiavi.
La domanda che subentra è spontanea e diretta: perché fare tutto questo? Non è meglio una vita umile, di sottomissione, ma che sia vita? Non sarebbe meglio implorare il perdono del più grande colosso militare dell’antichità? Non potrebbe esser meglio fuggire la morte? In effetti gli interrogativi del pirata sono tutti convogliabili proprio in questo aspetto: Spartaco non ha paura di morire? La risposta è sintetica e profonda. Uno schiavo non teme la morte perché con essa perde non il piacere della vita, ma il suo tormento. Il pirata, che poi si rivelerà essere un traditore, teme la fine della vita perché in essa risiede un piacere, in quanto uomo libero.
Ad un’ulteriore richiesta, proveniente dalla donna amata, Spartaco ha lo stesso dilemma da sciogliere. Lei gli chiede se non tema di combattere e morire. La risposta è che serve coraggio per essere liberi e nulla più, come in amore. L’uomo dovrebbe avere, riferisce l’ex gladiatore, ben altre aspirazioni nella vita che passare il proprio tempo a scannare il prossimo, ma occorre vivere coraggiosamente ed amare allo stesso modo.
Queste battute probabilmente non sono mai state scambiate da Spartaco con nessuno degli uomini che ha incontrato, ma sono un tema ben noto al pensiero filosofico, dall’Antichità al Medioevo. Ce lo ricorda molto bene Fabrizio De André quando nella sua ballata dedicata alla morte, chiosa “straccioni che senza vergogna, portaste il cilicio o la gogna, partirvene non fu fatica, perché la morte vi fu amica”. Un chiaro simbolo di quanto la sofferenza della vita e la privazione della libertà vedano nella morte una salvezza. Un monito a guardare nella morte non tanto la sofferenza o il timore autoreferenziali, ma l’attenzione verso la morte degli altri, come De André spiega in una sua intervista sullo scarso attaccamento alla vita di molti nostri simili: ammazzarsi per motivi futili, ben inferiori al valore di una sola vita umana, fa più paura del nostro morire. È nel male fatto agli altri risiede la vera paura, l’incomprensibilità
Nello stesso brano, il cantautore genovese non fa mistero del fatto che “chi bene condusse sua vita male sopporterà sua morte”, in fondo proprio quanto Spartaco riferisce sulla croce. Non ha paura di morire lungo la via Appia mentre gli viene mostrato il figlio neonato, un ideale connubio tra vita e morte da eroe.
Parerga e Paralipomena
L’Inferno esiste solo per chi ne ha paura
La morte potrebbe essere la fine della sofferenza ed un ultimo momento di coraggio nell’atto di chi si toglie la vita? Su questo le posizioni filosofiche sono le più varie. Un gesto di estrema libertà in ambito stoico, un’inutile forma di evasione dalla volontà di vivere in Schopenhauer, un istante da eternizzare in ambito romantico. Di sicuro tra le forme di pensiero, quella che più condanna il suicidio è il Cristianesimo. Solo Dio dà e toglie la vita ed i violenti contro se stessi non possono che essere destinati all’Inferno.
In occasione della morte di Luigi Tenco, morto probabilmente suicida, esattamente nello stesso album in cui descriverà la morte in tutte le sue sfaccettature, De André compose Preghiera in gennaio, nella quale ci invita a non temere l’Inferno: esso esiste solo per chi ne ha paura.
Ma chi è che non ha paura della morte, dell’Inferno e delle sue eterne forme di tormento? Nello scenario del Trionfo della morte di Bruegel il Vecchio al Museo del Prado, non temono la morte solo tre personaggi che vivono due diverse forme di possessione, ovvero di schiavitù dalle quali liberarsi lottando. Nella parte destra della straordinaria tela, notiamo in basso l’uomo coraggioso, che sguaina la spada titanicamente ed una coppia di giovani amanti che suonano il liuto e si guardano dolcemente. Amore e coraggio, due aspetti che ci posseggono e pervadono, due forme di contrasto della morte che tutti abbiamo conosciuto.
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Scheda del film
Regia
Stanley Kubrick
Titolo originale
Spartacus
Altri titoli
Spartacus: Rebel Against Rome
Durata
198 minuti
Genere
Drammatico, storico
Data di uscita
1960
Dettagli dell’opera
Titolo
Trionfo della Morte
Autore
Pieter Bruegel il Vecchio
Tecnica
Olio su tavola
Realizzata nel
1562
Ubicazione