Che cos’è il paesaggio?
Il rapporto con la natura implica rispetto e tutela dell’ambiente ed il mantenimento di un ecosistema incontaminato. Tuttavia, la mano dell’uomo non è solo distruttiva, ma contribuisce alla creazione di nuove forme di bellezza con le analisi sul paesaggio.
Voula ed Alexandros sono due fratellini che percorrono la Grecia. Il loro viaggio dovrà portarli dal padre in Germania. Purtroppo quest’uomo non esiste ed è frutto della fantasia materna, un’invenzione. Prima di poter scoprire l’amara verità, sarà necessario prendere il treno ad Atene, un mezzo storico dell’emigrazione greca: il Germany Express. Tuttavia, senza biglietto non si potrà certo partire ed i ragazzi vengono affidati allo zio, che gli rivela come stanno davvero le cose: sono figli di uomini diversi e non hanno un comune genitore maschile. Ma i due nipoti non la bevono e scappano, approfittando di una bufera di neve.
S’imbattono in Orestis, un autista di una bislacca compagnia teatrale di spiantati. Così tra violenze, delusioni e compromessi, i ragazzi scorgono una scena surreale su di un lungomare: un’enorme mano con un indice rotto viene tenuta in volo da un elicottero.
Questo percorso, costellato da improbabili personaggi, non manca di elementi della natura: il mare, i fiumi, il cielo, gli alberi, la neve ed una malinconica nebbia sono i compagni delle peripezie e dell’alternanza di scenari.
Si direbbe che il film ruota attorno a diverse prospettive, più filosoficamente attorno ad una serie di figure di paesaggio. L’estetologo Rosario Assunto è uno dei più noti interpreti di questo termine. Nel suo libro “Il paesaggio e l’estetica” ci fa scoprire il valore di una parola spesso usata in modo non pertinente. Il paesaggio non è uno spazio sconfinato. Il mare ed il cielo nella loro vastità non possono essere definiti paesaggisticamente. Dunque, nel paesaggio c’è la mano dell’uomo, proprio come la gigantesca scultura portata in volo dall’elicottero. Sia perché si tratta di una porzione di spazio ben delimitata, sia perché l’allusione ad una natura incontaminata e senza l’intervento antropico non rende effettivamente il termine. In affetti, anche le nostre emozioni possono variare in funzione degli agenti atmosferici.
Questo accade a Voula ed Alexandros, ma anche a chi ammira lo stesso paesaggio, dalla stessa prospettiva, ma con uno stato emotivo differente. Si tratta di una vaghezza interiore, di quella che in tedesco viene definita “Stimmung”, cioè una sorta di commozione che scaturisce in funzione del rapporto tra uomo e natura. In questo senso, gli elementi naturali rappresentano un autentico rifugio per l’uomo. Non a caso, dopo una serie di eventi tristi ed estremi, Voula ed Alexandros sono prossimi all’ingresso in Germania: stavolta un soldato gli ha dato i soldi per poter viaggiare. La loro decisione è simboleggiata da una profonda conciliazione con la natura. Scendono dal vagone alla frontiera, il cui limite è dato da un fiume. Mentre le guardie di confine sparano dei colpi, dalla nebbia emerge un albero: la porzione di spazio che loro speravano di vedere, una sorta di volto familiare.
Quando la nebbia inizia a diradarsi, Voula ed Alexandros corrono verso l’albero e lo abbracciano: quel tronco è un po’ come il loro vero padre che si aspettavano d’incontrare.
PARERGA E PARALIPOMENA
Ciak! Si gira il paesaggio
La mano dell’uomo è quella che definisce il paesaggio, che lo circoscrive e ne sottolinea i contorni. Allo stesso tempo, lo stato d’animo è quello che porta a definirne la componente emotiva. In sostanza la variazione della percezione di umore e di prospettiva spaziale, relativa ad una componente parziale di natura, è quello che definiamo come paesaggio. Ma questo è anche quello che un regista fa quando offre la sua personale interpretazione di una scena. A parità di luoghi ed agenti atmosferici, è la mano del regista che sottolinea stati d’animo come definizione di ambienti, elementi artificiali come naturali. La problematica di una rappresentazione come universalità concettuale, viene a cadere col cinema e col paesaggio. Il singolo diventa colui il quale ha il dovere sia individualmente che contingentemente di proporre la propria visione del mondo: il contributo di un artista della cinepresa è più che mai relativo alla sua visione del mondo, anche quando narra storie note ed inflazionate, come la trama de I Promessi sposi o una vicenda di cronaca nera di cui tutti sono edotti. Girare un film significa montarlo attraverso diverse figure di paesaggio che lo costituiscono: ogni istantanea rappresenta un passo dopo l’altro verso la realizzazione di un’intera pellicola. Nel cimitero Powazki di Varsavia è stato seppellito il regista polacco Krzysztof Kieslowski, prematuramente scomparso nel 1996. Il monumento funebre, opera dello scultore Krzysztof Bednarski, non poteva che rappresentare il tipico gesto dell’inquadratura di una scena, ma volendo anche quello della circoscrizione spaziale del paesaggio. Le due mani si dispongono incrociando indici e pollici ad angolo retto, una dinamica che gli amanti della cinepresa e della natura ben conoscono.
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Scheda del film
Regia
Theo Angelopoulos
Titolo originale
Τοπίο στην ομίχλη
Topio stin omichli
Titolo originale
Paesaggio nella nebbia
Durata
125 minuti
Genere
Drammatico
Data di uscita
1988
Dettagli dell’opera
Titolo
Monumento sepolcrale di Krzysztof Kieslowski
Autore
Krzysztof Bednarski
Tecnica
Scultura in marmo e granito
Realizzata nel
1996
Ubicazione