Il Dio interiore di Pascal
La fede non risiede in atti esteriori o pratiche, ma nella nostra più intima natura. La preghiera e la solitudine possono essere forme di risposta immediata all’atavico dubbio sull’esistenza di Dio se vissuti come atteggiamenti mistici e non esclusivamente religiosi.
Un uomo bello, dannato, insensibile alla pena di due anni di carcere che deve scontare. È il vero leader dei suoi compagni di prigionia, che sono impegnati, come lui, nei lavori di decespugliamento stradale quotidiano.
Nick è il simbolo della mancata correzione di un sistema penitenziale americano che è molto legato al codice binario normale/deviato tipico della società carceraria americana degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma il tratto più interessante di questo protagonista risiede in una perenne dichiarazione che è presente in tutta la narrazione: Nick non crede in Dio.
Ma sarà vero? Quando tenta la fuga per le prime due volte, mentre è insensibile alla dura azione costrittiva in una cella di punizione che lo forza a dormire in piedi, mentre scava e riempie inutilmente buche su ordine delle spietate guardie carcerarie, Nick afferma continuamente di non credere in Dio. Chiede aiuto e lo nomina solo perché è oramai esausto, ma quest’uomo che ha amato la vita ed i suoi piaceri, tanto da mandare ai propri compagni di prigionia una foto che lo ritrae libero e con due sventole al proprio fianco (salvo poi rivelarsi un fotomontaggio) rientra in un individuo che appare ateo ed indifferente alla presenza del divino nella sua esistenza. Poco prima del terzo ed ultimo tentativo di fuga, Nick ha però un momento che sembra riavvicinare il film alla presenza di Dio nella sua vita e nell’intero mondo.
Uno dei guardiani, dalla mira eccezionale, ha centrato una tartaruga a grande distanza. Viene ordinato ad un “nuovo” Nick che appare falsamente dimesso e redento di andare a prenderla. La sua frase è famosa ed è il simbolo della sua stessa vita: è morta, ma morde ancora, è ancora attaccata alla vita, proprio quello che gli capiterà a breve.
Nick non ha scampo. È rinchiuso in chiesa con Dragline, il suo più grande amico nella baracca di legno dei detenuti. Hanno provato ad evadere, ma sono circondati e quanto bene spari il secondino col cappello da texano e gli occhiali da sole lo sanno tutti. Nick chiede a Dio di venire da lui, s’inganna, è in chiesa e lo sa, ma non è esattamente così, Nick ha scoperto ed ammesso il suo Dio interiore. Chi conosce I Pensieri, la straordinaria opera di Blaise Pascal, ha senz’altro colto questa allusione <<Se non credi, prega, inginocchiati, bagnati con l’acqua santa, fai celebrare messa, vedrai che se tu non andrai da Dio, sarà lui a venire da te>>. Questa straordinaria visione del misticismo, di Dio aperto a chi apparentemente non crede sarà poi spiegata nella scommessa sull’esistenza di Dio che Pascal ben argomenta.
Ma questo ci allontanerebbe da Nick: nella fossa scavata e riempita più volte, col carapace trafitto della tartaruga morta, nella chiesa dove sta vivendo gli ultimi respiri, Nick non può ammetterlo perché perderebbe la leadership che si è conquistato, ma è un profondo credente, proprio come Pascal.
Parerga e Paralipomena
Pensieri o aforismi?
Nella ricerca di sinonimi per la redazione di uno scritto siamo soliti associare la parola pensiero a quella di aforisma. In effetti una frase più o meno breve che dia una particolare visione del mondo da parte di un autorevole scrittore, scienziato o personaggio storico sembrerebbe essere sempre un saggio consiglio. In realtà se Oscar Wilde, Albert Einstein e Napoleone hanno scritto aforismi è perché si sono pronunciati su tanti eventi e contesti, non soltanto su poche e significative questioni. Raramente un filosofo scrive pensieri, poiché essi hanno il carattere della specificità e della circoscrizione delle questioni che vogliono affrontare. Quando Pascal ha deciso di abbandonare gli studi scientifici in cui era stato eccellente, al punto tale da inventare una macchina calcolatrice o da enunciare un noto principio della meccanica dei fluidi, optò proprio per una vita isolata e per la redazione dei suoi Pensieri. Le sue domande ricorrenti? Oltre all’esistenza di Dio, alla fede, all’atteggiamento rispetto al dolore ed alla precarietà della vita, la sua produzione riguarda tre grandi interrogativi: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Il titolo di un quadro di Paul Gauguin del 1897. Non più una vita nella sua Parigi, ma a Tahiti. Solo, malato di cuore e di sifilide, in conflitto con le autorità locali ed afflitto dalla perdita della figlia Aline, Gauguin lascia un testamento spirituale, anche alla luce del tentativo di togliersi la vita finito male. Se osservato da destra verso sinistra, come nella lettura di un testo orientale, l’artista offre al suo pubblico una libera analisi mistica sulle ataviche domande che sono presentate nel dipinto, esattamente come la mistica interpretazione di Pascal presente nei suoi Pensieri.
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Scheda del film
Regia
Stuart Rosenberg
Titolo originale
Nick mano fredda
Cool Hand Luke
Durata
110 minuti
Genere
Drammatico
Data di uscita
1967
Dettagli dell’opera
Titolo
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Autore
Paul Gauguin
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1897
Ubicazione