Il sogno di Ludwig e la Sehnsucht
Vivere in una dimensione extratemporale può farci percepire come dei folli sognatori ma la nostra mente potrebbe fare riferimento ad un tempo storico mai concretamente vissuto poiché afflitta dal male di un sogno non ancora realizzatosi.
Si può vivere nel passato? Se questo è quello che vorremmo aver vissuto la risposta è sicuramente affermativa. Così Gil Pender sveste i panni di sceneggiatore di successo per qualche giorno mentre è in visita nella sua adorata Parigi del 2010. In realtà non gli piace nulla di quello che vive.
Non ha un buon rapporto coi ricchissimi suoceri, di cui è ospite sgradito in un lussuoso hotel. È soprattutto il padre della fidanzata e futura moglie Inez ad essere avverso al suo pensiero, anche per una diversa visione del mondo e della politica.
Gil appare come uno stralunato sognatore attaccato agli anni Venti, epoca che ammira e che vorrebbe aver vissuto coi suoi protagonisti.
Ma questo non piace a nessuno, men che mai ad Inez, che sembra più attenta ed attratta dall’onnisciente Paul, anche lui in vacanza in Francia con la nuova partner Carol. L’ammissione è graduale: inizialmente solo un’infatuazione nel periodo in cui Paul e Inez erano insieme all’università, poi la verità. Spesso sono stati amanti occasionali.
Ma a Gil sembra non importare nulla nemmeno di questo. Il suo è un vivere nel passato che è ben noto ai tratti del Romanticismo in chiave filosofica. Gil ha una malattia forse incurabile: la Sehnsucht. Comunemente questo termine è tradotto col grecismo nostalgia, inteso come “male del ritorno”, come l’imponderabile ripresentarsi di una situazione fisica, psichica o affettiva che ci dava gioia in passato. In realtà il film di Woody Allen ha il pregio di definire al meglio questo aspetto, comune alla tradizione romantica tedesca ed a quella di ogni uomo come Gil. A ben vedere, tanti personaggi famosi che Gil incontra nei suoi visionari viaggi nel passato soffrono più propriamente di Saudade, la mancanza di qualcosa che si è esperito in vita e che ora non si può momentaneamente o non si potrà mai più provare.
Questo lo sanno bene coloro i quali hanno dimestichezza con l’idioma portoghese e brasiliano.
La ragazza di Ipanema è davvero esistita, e quanto siano profonde le gioie che la bellezza può donare è ben noto ad una delle prime grandi personalità che Gil incontra. Hemingway desidera la competizione con gli altri scrittori e quel senso di immortalità che può offrire fare l’amore con la donna che si ama. È proprio questo che gli manca mentre beve faccia a faccia con Gil e lo invita a questa agonistica visione della letteratura. Se Gil vuol davvero definirsi uno scrittore non conta la qualità del suo lavoro, ma se è in grado di lottare con i suoi antagonisti. La stessa mancanza appartiene a tante altre personalità: a Picasso che vede sottratta da Hemingway la sua Adriana, a Fitzgerald ed alla moglie Zelda non più felici della loro relazione, al tavolo coi tre surrealisti ai quali aspetterà un futuro di dura carenza affettiva. Chi ama Dante sa che questo stato d’animo è facilmente individuabile ed ha un oggetto preciso: è il “disio” dei naviganti. Ma Gil continua a non scomporsi per problemi del genere. Non è nemmeno geloso di Adriana di cui è infatuato più che di Inez e per la quale tenta anche di rubare due orecchini di perla di proprietà della fidanzata;
Gil ammette e forse scopre la sua natura romantica con Adriana, quando le confessa di essere stato troppo spesso razionale ed incapace di lasciarsi andare, ad eccezione dei suoi sogni.
È lui l’unico grande romantico di tutto il film. Quando Adriana confessa di voler restare nel periodo storico di Toulouse-Lautrec e di Degas, Gil ha un’illuminazione che nasce dalle parole di quella elegante fumatrice: è tutto così perfetto nel passato. Ecco la verità. Tutti hanno un passato da emulare e da immaginare in modo celebrativo. Persino la Belle Époque vede nel Rinascimento il proprio modello pregresso. Come forse è accaduto a tutti i grandi e veri Romantici, la Sehnsucht li ha divorati.
Essa è uno struggimento che deriva dalla impossibilità di poter vivere qualcosa, non soltanto perché forse appartenente ad un passato idealizzato, ma anche perché mai vissuta davvero nel corso di un’intera vita. Gil lascia quel tempo storico. Ora ha smesso di essere avvolto dalla Sehnsucht poiché lo aspetta un nuovo amore del suo tempo storico, quello con la parigina Gabrielle, che lo aveva accolto con dolcezza presso il suo negozio al mercato delle pulci;
In quel luogo hanno parlato dei dischi di un’altra conoscenza onirica di Gil e degli anni Venti a Parigi: Cole Porter. Non sarà una nuova vittima della Sehnsucht? Giammai, Porter vive la Saudade. La riprova viene dal suo viaggio di nozze a Ravenna, quando il cielo stellato del mausoleo di Galla Placidia gli farà comporre Night and Day.
La lista dei letterati e dei filosofi che hanno descritto la Sehnsucht è immensa. Ma può essere indicativo parlare di un re che a differenza di Gil non è sopravvissuto alla carenza del mancato vissuto. Ludwig II Wittelsbach, per tutti i bavaresi semplicemente Ludwig.
Come Gil era perennemente proiettato ad un’epoca passata, che per lui è il Medioevo fiabesco. Come Gil ha amato la musica in un ideale binomio sonoro di un’amabile letteratura: Wagner che compone sulla saga dei Nibelunghi. Come Gil ha sognato: essere un cavaliere, un menestrello, un nobile arabo a cui servire datteri in uno dei suoi castelli. Anche se la Sehnsucht ha regalato al mondo capolavori come gli affreschi di Neuschwanstein, la grotta di Venere, la capanna di Hunding e la casa marocchina di Linderhof, questo non renderà serema l’esistenza del povero re di Baviera. Ludwig morirà in circostanze misteriose ed a soli quarant’anni nel lago di Stamberg, sotto una pioggia battente. La pioggia, la grande protagonista di molti film di Allen, come in un’overture all’inizio ed alla fine di questa pellicola. Perché la pioggia rende Parigi più bella? Perché forse non lava via totalmente il passato, ma lo ripulisce dalla polvere, lo fa vedere per quello che è al buon Gil, guarito dalla Sehnsucht potenzialmente mortale.
Parerga e Paralipomena
Il re senza trono
Odiato da vivo, celebrato da morto. Il triste destino di Ludwig II Wittelsbach è insito nel dato storico, secondo molti infondato, che avrebbe sperperato tutte le sostanze del Regno di Baviera mandandolo al collasso. Prima la dura sconfitta nella guerra austro-prussiana. Sette settimane di tormenti accanto ai cugini ed alleati Asburgo per poi capitolare dopo la battaglia di Sadowa. Poi il deficit, le accuse sulle sue onerose e scandalose abitudini private, l’aumento vertiginoso di peso, l’alito pestifero dei suoi denti afflitti dalla carie per via dei troppi dolciumi. Ma se il suo corpo ed il bilancio del suo Stato erano in continuo deterioramento, la sua mente non smise mai d’immaginare un universo fiabesco che ha tuttora influenzato la nostra visione del Medioevo. Cavalieri, duelli, battaglie, castelli, giuramenti sacri: se abbiamo questa immagine dell’età di mezzo è soprattutto grazie a Ludwig. Il suo più noto lascito è il castello di Neuschwanstein. Non ne vide mai il completamento, non vi dimorò che per poche settimane nell’arco della sua breve vita, ma quello scenario ispirò, com’è noto, Walt Disney nella realizzazione del suo mondo di fumetti, cartoni animati e parchi gioco dopo un tour della Baviera. Tra tutti gli ambienti interni, quello che meglio rappresenta la Sehnsucht nella sua essenza è sicuramente la sala del trono. Una presunta benevolenza divina ne regge le mura: Ludwig è nato nello stesso giorno del re di Francia Luigi IX detto il Santo. Il suo fervente cattolicesimo lo portò da un lato a voler immaginare stelle, animali e piante di ogni tipo come un suo personale possedimento, un lascito divino dato dalla sacralità della figura del sovrano. Dall’altro quell’ambiente sembra accompagnarsi ad un umile gesto. Nella sala del trono non c’è alcun trono, perché l’unico vero monarca è Dio. Un atto di sottomissione al Creatore o l’ennesima manifestazione della Sehnsucht, la mancanza di ciò che non si è mai realmente avuto e forse non si possiederà mai?
Potrebbero interessarti anche…
Seguici su Facebook
Scheda del film
Regia
Woody Allen
Titolo originale
Midnight in Paris
Durata
94 minuti
Genere
Commedia, sentimentale, fantastico
Data di uscita
2011
Dettagli dell’opera
Titolo
Sala del trono
Autore
Edmund Blair Leighton
Tecnica
Architettonica
Realizzata nel
1886
Ubicazione