Schopenhauer e Melville infelici senza motivo
Alla base del dolore e dell’insoddisfazione umana spesso non vi è l’insuccesso professionale o una cattiva condizione di salute ma l’esasperazione della ricerca di uno stato di benessere che in realtà già possediamo.
Nei primi anni Novanta esce un film che celebra la memoria del dottor Kellogg. Sì, proprio lui, l’inventore dei corn flakes ed il titolare di una clinica dove il salutismo era esasperato agli ennesimi livelli. Diete vegetariane, astinenza sessuale, improbabili elettroshock, purghe e tanti altri rimedi inutili caratterizzano l’operato dello staff del padre delle colazioni a base di cereali e latte.
La trama è esile: una coppia cerca di consolidare nuovamente un rapporto oramai logorato. Quelle terapie sono delle inutili torture. Fin qui, a parte il cast di autentiche stelle (Anthony Hopkins, Bridget Fonda, Matthew Broderick) nulla di rilievo da annotare. Magari forse l’analogia tra la nipote di primo grado di Jane Fonda e la ginnastica aerobica, ma non sarebbe che un vezzo biografico.
Lo spunto filosofico nasce dal fatto che Schopenhauer e Melville hanno fatto per motivi diversi considerazioni molto simili su un riferimento del genere ed in un luogo incredibile ed unico: il Cimitero delle Fontanelle di Napoli. Nel 1857 l’autore di Moby Dick non ha la fama planetaria di cui gode oggi. È stanco, triste, si reca in Italia per un lungo soggiorno. Dimora a Napoli, dove soggiorna a via Medina, visita il Museo Archeologico Nazionale, la Grotta di Seiano ed in particolar modo il Cimitero delle Fontanelle. Tutto questo è messo nero su bianco in Naples in the time of Bomba, una sorta di diario poetico ai tempi di Ferdinando II di Borbone, reo di un sanguinoso assedio alla città di Messina. Ha imparato ad un buon livello la nostra lingua ed ascolta le leggende plurisecolari del popolo. Ora è riconciliato con se stesso, ma perché? Nel 1818, Schopenhauer pubblica il suo indiscusso capolavoro: Il Mondo come volontà a rappresentazione. Nonostante l’indubbio valore teoretico dell’opera, questa fu un insuccesso totale. Rimase incomprensibilmente invenduta e non consentì all’autore di fare quel salto accademico che desiderava. Irritato, stanco, forse malato di sifilide, Schopenhauer inizia tra il 1818 ed il 1822 un lungo viaggio in Italia e visita musei e siti archeologici. A Napoli soggiorna per circa due settimane. Dopo un’escursione a Pompei e successivamente alla visita delle Catacombe di San Gennaro e della Napoli sotterranea, Schopenhauer comprese il motivo della difficoltà interpretativa che i suoi detrattori gli attribuivano. Già, ma cosa? Napoli conosceva bene al Cimitero delle Fontanelle la soluzione ai mali di Melville e Schopenhauer: ridere della morte. Qui la vera e disvelante scoperta: quei teschi venivano ammansiti e leniti nel loro dolore, poiché o erano delle anime dei propri defunti o potevano riferire, nei sogni dei vivi, dei numeri da giocare al lotto.
In ogni caso, nella cultura popolare, quelle anime erano in Purgatorio, luogo, per l’appunto, di dolore, ma non già eterno, semplicemente transitorio. Non a caso la frase ricorrente nelle preghiere rivolte alle anime purganti era, infatti, la seguente: “A refrische ‘e ll’anime d’o priatorio”. Il devoto, una volta tornato al Cimitero delle Fontanelle, abbelliva ancora di più l’altare, continuava a pregare e, in cambio, chiedeva una grazia. Solitamente, questa, consisteva nella comparsa in sogno dello spirito (“m’è venut n’suonn’”), che consigliava, per l’appunto, i numeri da giocare al lotto. Ed è nel Cimitero delle Fontanelle che troviamo un altro detto della saggezza popolare partenopea che è una deduzione filosofica a metà strada tra Schopenhauer e Melville: io stavo bene, per stare meglio, ora sto così. La più grave malattia della mente umana è il parossismo, l’esasperazione. A Napoli si dice che la fissazione è peggio della malattia. Il dottor Kellogg vuole rendere ancor più sani pazienti che non hanno alcun male. Il risultato è che li trasforma in malati.
Ma questo accade anche a chi è alla ricerca di un’esaltazione delle proprie facoltà mentali e fisiche con le nuove forme di tossicodipendenza, a chi è un atleta alla perenne ricerca dell’ipertrofia muscolare o ad una donna bella che desidera l’elisir di eterna giovinezza. Accade anche a chi ha talento e successo, ma ne desidera in quantità maggiori. Stanno bene, ma per star meglio rischiano di essere dei futuri teschi, il monito ai tanti visitatori che potrebbe essere scolpito nel tufo e nelle ossa del Cimitero delle Fontanelle.
Parerga e Paralipomena
Memento mori
Nell’antica Roma esisteva uno schiavo molto particolare: il nomenclator. Questi aveva il compito di ricordare al proprio padrone i nomi delle persone che potevano essere dei potenziali elettori in campagna elettorale o in ogni caso fornirgli un qualsivoglia vantaggio sociale. Tra le sue funzioni ve ne era una che solo di rado poteva espletare, ovvero quella di essere compresente sulla biga del condottiero che sfilava nel corso del trionfo. Tra prigionieri, vessilli, ori e ricchezze, la gloria coinvolgeva totalmente chi era ammirato da tutti in quel momento, ma la cerimonia prevedeva che il nomenclator pronunciasse nell’orecchio del vincitore le seguenti parole: respice post te! Hominem te memento, memento mori! Ovvero un monito a guardare dietro di sé ed a ricordarsi di essere un uomo e di dover morire. In questo senso, Napoli custodisce la tradizione di una visione della morte che rende tutti uguali, schiavi ed imperatori non a caso sulla stessa biga. A pochi passi da dove era nato Totò, sorge il Museo Archeologico Nazionale. Nella sala dei mosaici troviamo il Memento mori. Una ruota come simbolo della fortuna che gira e che non è fissa, cenci ed abiti di porpora, una livella, lo strumento dei muratori che mette tutti sullo stesso piano, proprio come la morte. Sarà proprio qui che trasse ispirazione il “principe della risata” per la redazione della sua ‘A livella?
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Scheda del film
Regia
Alan Parker
Titolo originale
The road to Wellville
Morti di salute
Durata
119 minuti
Genere
Grottesco
Data di uscita
1994
Dettagli dell’opera
Titolo
Memento mori
Autore
Sconosciuto
Tecnica
Mosaico
Realizzata nel
I sec. a.C.
Ubicazione