La virtù nella privazione secondo Antistene
Le rinunce, gli sforzi, la dedizione assoluta, l’annullamento di ogni attività ordinaria ritenuta trasgressiva sono il viatico di successi futuri? Quando queste inclinazioni vengono esasperate, diventano una forma di autodistruzione
Katie Bryant è una giovanissima ginnasta. I suoi genitori sono presenti nelle sue scelte senza estrema invadenza: studio, un’alimentazione equilibrata senza esasperazioni, divertimento fanno parte della vita di Katie come di quella di ogni teenager americana.
Appassionata alla sua attività sportiva, gareggia in una competizione di carattere regionale, dove si classifica seconda. Questa gara rappresenterà una svolta. Al meeting è stata notata da Greg Radkin, un allenatore di quelle che lui chiama “ginnaste d’élite” che ha una Accademy a Los Angeles. Greg parla ai genitori di Katie dell’immenso potenziale che la loro figlia possiede. Tuttavia con le attuali metodiche d’allenamento non sarà mai in grado di capitalizzarlo a pieno. Il padre di Katie le parla delle attenzioni che ha ricevuto da Greg Radkin e s’interroga sulla possibilità di un trasferimento a Los Angeles, per cogliere l’opportunità di allenarsi con lui. La madre si oppone all’idea: a quattordici anni non si può pensare solo al futuro ed alle possibilità di successo, ma poiché Katie è entusiasta di questa prospettiva, cambieranno presto città. Al loro arrivo si rendono presto conto che l’ambiente è completamente diverso da quello che si aspettavano. La madre di Katie, Allison, s’imbatte nell’ostilità dei genitori di altre ginnaste, specie di Dana Parker, star della palestra. Katie, da parte sua, dovrà sopportare allenamenti duri e lunghi: anche il minimo errore sarà punito da un rimprovero oltre che da altre forme di privazione.
Su tutte, comincia anche l’astensione dal piacere di ogni gratificazione con un perenne occhio al peso. Da rivale, Dana si trasforma in amica per Katie. Condividono non solo la fatica, ma anche l’assunzione di farmaci per resistere al dolore ed alle ferite patite durante gli sforzi.
Quando Allison scopre questa comune pratica, prima si oppone e poi col passare del tempo fa i conti con l’idea che sua figlia prenda farmaci antidolorifici come sostegno ed abitudine. Si adegua rapidamente anche a guardarla sopportare le dure condizioni di quella che oramai è diventato un addestramento. Finalmente anche il padre di Katie giunge a Los Angeles e non impiega molto a rendersi conto che sua figlia non sta vivendo una vita felice, a causa delle continue intimidazioni che subisce e dei pasti ridotti: vuole riportarla a casa, specie dopo aver visto che Dana Parker è finita in ospedale.
La moglie ora si oppone all’idea poiché immagina che anche se questi anni saranno duri, questo è ciò che è necessario per realizzare il sogno di vederla atleta olimpionica. Traumi psicologici e fisici si alterneranno per la spasmodica ricerca delle migliori performance delle atlete: l’obiettivo è un virtuosismo assoluto, la ricerca della perfezione in ogni movimento, ecco il metodo di Greg Radkin sposato ora anche dalla signora Allison Bryant. La ricerca della perfezione, attraverso un impegno indefesso, può essere anche interiore.
Questo è uno dei capisaldi teorici del filosofo Antistene. Il suo rigorismo morale con conseguenti pratiche anche di astensione da ogni forma di edonismo, coincide con gli insegnamenti di Greg Radkin. Le ginnaste dovrebbero raggiungere quella che Aristippo chiama “autarchia”, un’autosufficienza totale che proviene dalla propria individualità: svaghi, cibo, piaceri di ogni tipo sono negati. “Preferirei impazzire piuttosto che provare piacere” è uno dei più noti frammenti dei circa centocinquanta che sopravvivono di Aristippo. La virtù poggia su sforzo e fatica: il modello è quello di Eracle che ha superato delle prove durissime ed ha raggiunto uno status di semidio. Liberarsi dai desideri e dalle passioni è quanto di più benefico vi possa essere: quanto la festosa comunità degli uomini opera è sempre negativo, poiché contro la virtù. Come s’intuisce facilmente, esattamente come Greg Radkin ha travisato i più sani principi sportivi, anche Aristippo ha mal interpretato il pensiero del maestro Socrate. L’obiettivo della ragione umana è quello di renderci felici mentre la privazione esasperata consegna una sofferta e perenne infelicità.
PARERGA E PARALIPOMENA
Il Grande infelice
L’episodio dell’incontro tra Alessandro e Diogene di Sinope è ben noto. Tra i vari storici e biografi è raccontato da Plutarco e Diogene Laerzio. Sul valore di verità del loro franco dialogo e sulla leggendaria commistione tra mito e leggenda narrativa si è molto dibattuto, persino su un destino parallelo che li vorrebbe morti nello stesso giorno. Al di là di queste analisi, Alessandro appare come Grande nel suo essere infelice al cospetto dell’autosufficienza interiore e materiale del noto filosofo cinico. Una botte come casa, la concavità delle mani al posto di una ciotola sono aspetti peculiari di Diogene di Sinope che colpiscono il grande condottiero macedone, segnato dal peso enorme di sostenere la continua responsabilità della guerra e dell’amministrazione di nuovi popoli. La vicenda di Alessandro ci porta a riflettere su come la parziale rinuncia al piacere, talvolta, offra la contropartita considerevole di una vita felice. Lontano da onori ed oneri, il giovane e bello erede di Filippo poteva essere potenzialmente più sereno, senza la continua corsa alla conquista dell’Oriente, senza la paura di un fallimento perpetuo del progetto paterno. Il pittore bolognese Gaetano Gandolfi ha mostrato un’estrema attenzione per le vicende di Alessandro Magno. Proveniente da una famiglia di artisti e da una città gaudente e colta, ha sempre compreso come una vita frivola ed esclusivamente votata al piacere è altrettanto insoddisfacente quanto quella di una privazione assoluta. Il suo quadro del 1792, dedicato all’incontro tra Diogene ed Alessandro, poggia proprio su questa volontà di restare equidistante da entrambi. Il gesto della mano destra di ciascuno dei due è emblematico e sembra indicare che non bisogna avvicinarsi in modo assoluto né al primo né al secondo dei due protagonisti, non solo in senso fisico, ma soprattutto in chiave esistenziale.
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Scheda del film
Regia
Christopher Leitch
Titolo originale
Little girls in pretty boxes
Durata
96 minuti
Genere
Drammatico, sportivo
Data di uscita
1997
Dettagli dell’opera
Titolo
Alessandro e Diogene
Autore
Gaetano Gandolfi
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1792
Ubicazione