La dimensione della cura in Heidegger
In che modo possiamo aprirci autenticamente alla vita? Nonostante il primato dell’individualità dell’Esserci, una delle possibilità più evidenti è la relazione con gli altri.
Léon è un autentico professionista nel suo lavoro. È un killer d’incredibile freddezza ed esperto nell’uso di ogni tipo di arma o tecnica per uccidere. Il suo profilo è facilmente descrivibile. Analfabeta, occhiali rotondi e scuri, capelli corti, una vita solitaria passata soprattutto in casa a fare addominali, bere latte, manutenere le sue pistole, dormire (per così dire) da seduto.
Come chiamerebbe Martin Heidegger la sua esistenza? Inautentica nella nota definizione di Essere e tempo, cioè totalmente incentrata sul mondo e su quello che si dice di esso. L’uomo è costretto giocoforza a progettare la sua esistenza. Se questa è legata ad un “si dice”, a rappresentare la propria natura come se si fosse un oggetto ed a vivere tutto semplicemente come una gamma di azioni funzionali a quello che ci viene detto di fare dagli altri e dagli eventi, non siamo che delle marionette nella nostra stessa vita: esecutori e non autori di azioni. Léon è chiaramente un uomo inautentico. Non ha la minima idea di quanti soldi abbia da parte, pur lavorando principalmente per essi e per Tony, che dovrebbe portarne i conti in modo più sicuro di una banca. Mangia solo per sopravvivere, riposa e non dorme, si tiene efficiente fisicamente in modo salutista e non prova piacere ad allenarsi, esegue e non compie ogni azione: ha di sé la stessa visione delle pistole che usa, sa di essere un oggetto, se pur formidabile e preciso.
Ma nel film c’è l’attuazione di un’esistenza che vuole diventare autentica. Non a caso, da quando Léon incontra la giovanissima Mathilda, comincia a comprendere cosa significhi esistere e non essere. Ora può progettare la sua esistenza in funzione di uno scopo, aiutare la povera orfana, tragicamente sola al mondo.
Ora, ognuno si prenderà cura dell’altro. In Essere e tempo, Heidegger scrive che la cura è una delle modalità per poter progettare l’esistenza ed è un modo per abbandonarne la componente inautentica. Essa si esprime in atteggiamenti ed azioni che vengono concretizzate rispetto alle cose del mondo, nella loro corretta utilizzazione per sé e per gli altri, e nell’aver cura degli altri come soggetti, nelle loro necessità. In teoria ora c’è uno scambio alla pari. Mathilda insegna a leggere a Léon e si occupa delle faccende domestiche, mentre questi la inizierà ed addestrerà ad essere un sicario per vendicare la morte dei suoi cari.
Tutto passa attraverso una fenomenologia di oggetti ed azioni. Bere latte non solo perché fa bene al fisico, respirare prima di un colpo da esplodere, dormire saporitamente, sentire finalmente il sapore del cibo. Questo reciproco prendersi cura con atti e sentimenti l’uno dell’altro li porterà anche a poter talvolta cercare di far sorridere l’altro. Ora proprio Léon riconosce che quell’interscambio non è solo un do ut des su cui basava la sua esistenza inautentica, ma un progetto di cura reciproca. L’escalation di violenza che porta Léon a morire assieme a Norman Stanfield ha simbolicamente due doni, gli ultimi “utilizzabili” come li chiama Heidegger. Il primo è la chiave d’innesco di una granata con la quale il nostro killer moribondo sta per farsi esplodere con il corrotto poliziotto Stanfield, donando la vendetta a Mathilda per l’uccisione della sua famiglia. E il secondo? Forse è il simbolo dell’intero film, la piantina di cui Léon si prendeva cura anche prima di conoscere Mathilda. Era l’unica traccia che si trovava in quell’appartamento dell’aprirsi all’esistenza autentica: ora il progetto di vita della giovane può partire proprio dal proseguire la cura di quello che non è solo un vegetale.
Parerga e Paralipomena
La cosalità delle cose
Oltre che in Essere e tempo, Heidegger ha individuato la funzione dei cosiddetti “utilizzabili” anche in altre pubblicazioni. Gli oggetti non sono semplicemente elementi materiali del mondo, ma sono più che mai cose. Nel suo saggio La Cosa, Heidegger propone degli esempi molto diretti. Una brocca non è solo un oggetto di creta, ma è progettata per contenere acqua. Alle sue spalle c’è un sapiente esercizio da parte dell’uomo nel renderla funzionale ad un concetto. Contenere, respingere, sostenere ed accompagnare è ciò che concerne rispettivamente un recipiente, un paraurti, un bastone ed un corrimano. Un’esistenza autentica passa anche attraverso il percepire ciò che intorno a noi non come oggetto, ma attraverso ciò che Heidegger chiama “la cosalità della cosa”, l’attribuzione del significato e della valenza di quanto è stato prodotto, o meglio progettato, con un preciso disegno. Pur essendo una perfetta rappresentazione della dialettica hegeliana e della sua volontà di conciliare gli opposti, René Magritte ha proposto nel suo Le vacanze di Hegel esattamente la compresenza di due cose nel significato heideggeriano. L’ombrello in molte lingue del mondo è un “para acqua”, ad esempio in spagnolo. Mentre il bicchiere di vetro che sta al di sopra nasce non già per respingere, ma per contenere l’acqua stessa. In entrambi i casi il respingere e il contenere sono ben comprensibili ed affiancabili all’esistenza autentica heideggeriana poiché sono concetti afferenti a cose e non ad oggetti.
Potrebbero interessarti anche…
Seguici su Facebook
Scheda del film
Regia
Luc Besson
Titolo originale
Léon
Durata
105 minuti
Genere
Azione, drammatico, romantico
Data di uscita
1994
Dettagli dell’opera
Titolo
Le vacanze di Hegel
Autore
René Magritte
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1958
Ubicazione