Le euristiche mezzi-fine ed il problem solving di Alan Turing
Problemi grandi e piccoli e soluzioni intuitive e procedurali. Di fronte ad ogni difficoltà un uomo ragiona in termini di riduzione della complessità e di folgoranti idee. Questo approccio è stato mutuato dal pensiero anche per realizzare delle macchine che siano più che mai simili all’uomo e che utilizziamo con notevole frequenza.
Non è il primo film che parla di Enigma, la macchina crittografica utilizzata dall’esercito tedesco durante la Seconda Guerra mondiale, ma è uno dei pochi che in una sorta di romanzo storico innesta la figura di uno dei padri dell’informatica e dell’Intelligenza Artificiale in senso lato: Alan Turing.
Quanto questi sia stato un valido filosofo, è possibile intravederlo già dal titolo, desunto da un articolo comparso su “Mind” nel 1950 “Computing machinery and intelligence” dove si parla del gioco dell’imitazione. Si tratta di un vecchio gioco di società dove un uomo A, una donna B ed un terzo partecipante C, che è il reale concorrente della prova, sono coinvolti nel depistare le domande poste da C per rendere difficile la scoperta dell’identità ed il genere di A e B. Da questo, Turing ha desunto il primo spunto filosofico presente nel film, il test che porta il suo stesso nome che tuttavia non è oggetto delle analisi della trama. In realtà a dover smascherare e decifrare le rotte dei sommergibili tedeschi c’è uno strano groviglio di fili e rotori, noto oggi col nome di macchina di Turing. Non è solo un sistema di ingranaggi, ma dovrebbe semplificare il lavoro del team che è stato assegnato al buon Alan e del quale ha selezionato personalmente anche quella che sarà sua moglie, nello scenario delle vicende belliche dell’epoca. Questa macchina “ragionerebbe come un uomo”, poiché, in modo più tecnicamente filosofico, essa si fonda su delle “euristiche mezzi-fine”, tema caro a tanti padri dello studio del comportamento umano rappresentabile artificialmente. Ma come ragiona un umano di fronte ad un problema? Semplicemente non valuta tutte le soluzioni possibili e tutte le variabili combinatorie di un problema, ma scarta quelle che intuitivamente gli sembrano in partenza errate. Ad esempio, se dobbiamo scoprire quale chiave apre una porta, magari non proviamo quelle troppo più grandi della sezione della serratura.
Secondo Turing, una macchina è simile ad un umano se manipola simboli, cioè elementi segnici che non siano privi di significato. Anche se la macchina è inconsapevole della cosa, se ben programmata con delle stringhe di informazioni, essa finisce per comportarsi come un uomo: a conti fatti e potrebbe tranquillamente ingannare chi ne valuta i risultati senza vederne la struttura fisica, proprio come nel test di Turing.
Del resto noi utilizziamo tante apparecchiature automatiche che ci occorrono solo per i risultati offerti, come i navigatori satellitari, da noi impostati su parametri euristici: il percorso temporalmente più breve ed il risparmio di chilometri o di carburante. Nel film si vede chiaramente cos’è Enigma: una sorta di macchina da scrivere con centinaia di migliaia di combinazioni possibili che scaturiscono dai testi che essa redige. Sembra impenetrabile, in sostanza non se ne può individuare facilmente quella che in crittografia si chiama “chiave” cioè una parola che verrebbe utilizzata come codice convenzionale e che muta progressivamente. Turing sa però cos’è la “giocabilità finita”, sa che Enigma possiede milioni di combinazioni possibili, ma non infinite. In ambito filosofico, tale problema è detto “esplosione combinatoria”. Nel caso specifico, dato il numero enorme di termini in lingua tedesca è praticamente impossibile capire cosa sarà utilizzato come lemma di partenza per programmare l’operato quotidiano di Enigma. Qui la grande intuizione che il film descrive accuratamente: il bollettino meteo è il primo messaggio che ogni giorno potrebbe essere girato a tutti i militari tedeschi tramite Enigma.
Basterà programmare la sua macchina con le parole chiave delle previsioni del tempo e poi sarà compito di quegli algoritmi fare il lavoro che decifra i codici criptati: questo è un tipico esempio di ragionamento euristico dove l’intuizione dell’uomo riduce l’esplosione combinatoria. Turing e la sua macchina hanno un’impostazione dunque euristica e non di tutte le variabili possibili. Negli anni Cinquanta, a proposito di “giocabilità finita” il matematico Shannon calcolò che ci sono 10120 mosse nel gioco degli scacchi. Nessuno scacchista le valuta tutte insieme, i grandi campioni ne vedono sei o sette simultaneamente sulla scacchiera. Da qui si desume che tuttora anche la maggior parte dei videogames che giocano a scacchi contro gli umani lo fanno in modo euristico, magari utilizzando delle meta strategie intuitive e non software con in memoria tutte le mosse possibili. Alcune sono ben note a chi gioca a scacchi: impegnare il centro, proteggere i pezzi più importanti come la regina ed il re, effettuare uno scambio vantaggioso, porre dei tranelli agli avversari. Tanto del film potrebbe essere storicamente infondato o filosoficamente marginale. Su tutto, la macchina di Turing non è esattamente quella che si vede nel film, ma questo sembra passare in secondo piano di fronte alla grandezza di Turing ed alla sua tragica fine ben documentata nella narrazione della sua vicenda umana. Maratoneta, docente geniale, eroe decorato per meriti di guerra ma troppo frettolosamente dimenticato ed addirittura bistrattato. Turing si tolse la vita nella sua stanza l’8 giugno del 1954 dopo aver subito i traumi psicologici di oltre due anni di vergognosa castrazione chimica per il reato, come lo si chiamava allora, di omosessualità. Secondo i ben informati, Steve Jobs scelse come icona della sua azienda una mela cui mancava un pezzo consistente a causa di un morso, probabilmente un omaggio al modo con cui si era tolto la vita il suo grande maestro. Alan Turing aveva addentato proprio una mela da lui stesso mortalmente intrisa di cianuro di potassio.
PARERGA E PARALIPOMENA
Bias cognitivi: scorciatoie e vicoli ciechi
La grandezza di Turing risiede nell’aver dato un nome alle scorciatoie che la nostra mente utilizza per risolvere un problema: euristiche. Senza di esse, la nostra vita sarebbe ridotta ad una serie di paure, all’impossibilità di operare scelte anche minime, proprio come il noto Asino di Buridano che muore di fame poiché non c’è alcuna ragione logicamente valida per decidersi tra due mucchi di fieno pressocché identici. Tuttavia, le scorciatoie che siamo in grado di opzionare spesso cozzano con un errore di fondo da cui sono motivate ed invece di portarci alla fine di un percorso fatto di ostacoli, poiché viziate da un errore in partenza, rendono ancor più ostico il problema da risolvere giungendo in un metaforico vicolo cieco. Logica, psicologia e neuroscienze chiamano queste tendenze Bias cognitivi. Le cattive valutazioni possono avere decine di origini. La nostra esperienza pregressa, la razionalizzazione di scelte che in realtà non hanno nulla di calcolato (è il caso dei giocatori d’azzardo), l’errata memoria di eventi passati, l’utilizzo di involontarie omissioni, l’estrema sicurezza di uno scienziato sulla base di anni di studi accumulati, la paura di mutare le cose o l’estremo entusiasmo nel farlo in base ad un infondato ottimismo generano errori di partenza che non sono rimediabili. Questo accade anche nelle scelte sentimentali che col tempo si rivelano nefaste ed alle quali siamo pronti solo dopo tempo a dare il nome di errori operati dal nostro cuore. La pittrice svizzera Angelica Kauffman visse e si formò a lungo in Italia. Sposò anche un uomo del Belpaese, Antonio Zucchi, ma restò folgorata dalla conoscenza di Goethe che si trovava immerso nel suo Grand Tour. Probabilmente la sua opera Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Naxos è un omaggio a questo amore mai nato. In fondo Arianna seppe donare a Teseo un mezzo per affrontare il Minotauro nel labirinto: un gomitolo, una geniale azione euristica che permetteva di orientarsi e di non essere sbranati. Ma come spesso accade, aiutare gli altri diventa un modo per danneggiare se stessi: Teseo era un uomo inaffidabile e non la portò mai con sé ad Atene, abbandonandola nel sonno sull’isola di Naxos.
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Scheda del film
Regia
Morten Tyldum
Titolo originale
The imitation game
Durata
113 minuti
Genere
Biografico, drammatico, thriller, storico
Data di uscita
2014
Dettagli dell’opera
Titolo
Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Naxos
Autore
Angelica Kauffman
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1744
Ubicazione