A nessuno accade nulla che egli non sia formato da natura a sopportare
Per quanto dura possa essere la vita, anche nei più ingiusti e negativi accadimenti è possibile sentirsi liberi. Il segreto? Valutare che l’uomo può superare tutto attraverso il sapere.
Andy Dufresne vive un’esistenza apparentemente invidiabile. È alto, colto, elegante, ha un ottimo impiego da vice direttore di una banca di Portland. Scopre che la moglie ha una relazione con un piacente golfista. Il mondo gli crolla addosso: è ubriaco, in auto e nei pressi della propria abitazione. Ha con sé una rivoltella: forse vorrà farla finita? O forse vorrà vendicare l’onta? La polizia scopre che i due amanti sono stati uccisi. L’equazione è risolta. Il marito tradito dovrà scontare due ergastoli nel carcere di Shawshank. Ma la soluzione è sbagliata: il nostro bancario è innocente.
Andy ha immediatamente la percezione che dietro le sbarre valga la legge del più forte. È subito avvicinato da Bogs che gli fa violenza psichica e fisica e che non si fa molti scrupoli nel cercare il modo per perpetrala con due complici. Comprende che Hadley, il capitano delle guardie, è corrotto ed incline ai favoritismi oltre che dal manganello facile. A questo si aggiunga che i pochi compagni di sventura con cui riesce a dialogare sembrano essere legati semplicemente al mercimonio, al contrabbando ed a metterlo al corrente di tutti i mali della detenzione: il simbolo di questo modus operandi è Red.
Ma qui il film ha una svolta: Dufresne è sereno, quasi indifferente a quello che gli accade. Scolpisce pietre che trova nel selciato del cortile, avvalora la sua passione per gli scacchi, passeggia da solo ed impugna anche la pala per difendersi da Bogs e dalle “sorelle”, come vengono chiamati i suoi complici. La svolta è in un’assolata giornata in cui i galeotti si trasformano in operai per la coibentazione del tetto dell’istituto di pena. Andy non può fare a meno di ascoltare che Hadley ha un problema fiscale e di gestione patrimoniale. S’intromette nel discorso. Rischia di essere scaraventato da decine di metri al suolo. In fondo sarebbe figurato solo come un incidente di lavoro, perché al capitano non piace tanta tracotanza.
La situazione si sblocca: in cambio di una serie di birre gelate per gli altri detenuti che stavano lavorando col bitume, Dufresne diventa il fiscalista di Shawshank, nonché il fidato collaboratore del direttore Norton, col quale collabora a registrare una serie di sottrazioni indebite che finiscono in dei conti bancari sotto il nome fittizio di Randall Stephens. Le “sorelle” vengono messe a tacere per sempre: Bogs finirà su di una sedia a rotelle. Ora Andy può recuperare i suoi amati libri ed ascoltare i dischi che ama. È nelle grazie del direttore finché non apprende che lì c’è un prigioniero che conosce la sua storia e la sua innocenza, poiché è stato nel penitenziario del vero pluriomicida: potrebbe consentirgli di uscire di prigione. Norton pensa bene di interrogarlo e di farlo assassinare, così mette a tacere il suo collaboratore che dovrà continuare a reggere il gioco della rendicontazione a scopo di frode. Si consolida l’amicizia tra Red ed Andy, cresce anche la stima per il bibliotecario Brooks e tra una miriade di vicissitudini, tutti i cattivi pagheranno con una lunga detenzione le proprie colpe, il direttore si toglierà la vita con un colpo di pistola
e Dufresne finirà per evadere con incredibili escamotage e per vivere ricco e felice su una spiaggia dell’Oceano Pacifico, con Red che lo raggiungerà dopo la propria scarcerazione. La trama sarebbe ancora più avvincente da narrare nei suoi esiti, ma per comprendere il legame tra la libertà stoica ed il film, è necessario descriverne i momenti significativi. Lo stoico è libero anche se imprigionato nell’Heimarmene, nel destino inteso come concatenazione di scenari predeterminati. Questa dottrina avrà un enorme successo filosofico e prenderà il nome di amor fati, di accettazione serena del divenire degli eventi, rispetto ai quali l’uomo nulla può. Non di meno, la libertà è frutto di un concetto denominato compatibilismo: anche se tutto è già scritto e predestinato, la mia inconsapevolezza rende le azioni libere. Andy coltiverà questo indirizzo di pensiero quando non vivrà più le passionali affezioni della vita come le chiamano gli stoici (l’amore, la gelosia, l’alcolismo come mezzo per stordire il dolore, il disappunto e la rabbia per una sentenza ingiusta, lo sconforto degli ergastoli), ma si rifugerà in quel principio che da Zenone di Cizio in poi è il dovere, l’accettazione del destino e la necessità di allontanare l’animo dai tormenti del mondo: una sana atarassia. In ambito romano, Seneca ci ricorda in più pagine che il sapere è lo spendere bene la propria vita, dedicandosi alla cultura che rende l’uomo libero in ogni contesto “sul trono come in catene”. Così, Andy è libero mentre alza il volume della famosa Canzonetta sull’aria tratta dalle Nozze di Figaro, mentre è in cella d’isolamento (dichiarerà a mensa, una volta uscito, che nulla lo scalfiva né lo faceva sentir solo, perché era in compagnia del signor Mozart), mentre si dedica alla mineralogia, alla contabilità, alla biblioteconomia.
Ma la Stoà romana ha avuto anche la fortuna di avere un imperatore come adepto. A nessuno accade nulla che egli non sia formato da natura a sopportare: questo aforisma è tratto dai Pensieri di Marco Aurelio. Andy è entrato in tale atteggiamento mentale sin dall’inizio del film: non lo spaventa la carcerazione a vita, non lo abbattono i violentatori, i malfattori, i corrotti, gli assassini, le violenze. Non sta semplicemente coltivando la speranza, poi realizzata, di evadere né la sta solo pianificando in modo geniale. Andy è indifferente al dolore perché sa di poterlo sopportare per sua stessa natura.
Parerga e Paralipomena
Il suicidio stoico
Nel film ci sono diversi atteggiamenti d’inclinazione al suicidio, noto caposaldo dello stoicismo. Andy ci pensa mentre ha con sé la rivoltella all’inizio della vicenda. Le scene, inoltre, sembrano confluire verso questo triste esito quando ha richiesto in magazzino una corda spessa e di due metri di lunghezza. Red ha la stessa tentazione: è stato scarcerato e forse sarebbe stato meglio per lui tornare in galera. Fuori, infatti, non ha alcuna vita sociale, perché ha passato quarant’anni dietro le sbarre. C’è la stessa trave dello stesso appartamento dove si è impiccato Brooks. La riprova è la scritta incisa nel legno: Brooks was here. L’ex bibliotecario di Shawshank non aveva più il suo fidato merlo né un inquadramento. Era “istituzionalizzato” nel penitenziario, lì aveva un suo ruolo, uno scopo per vivere ed ora è ridotto a sistemare la spesa nei sacchetti di carta di un emporio. Tutti questi casi accennano al suicidio come atto razionale, non già come impulso emotivo, invito realmente perpetrato da Seneca, Lucano e probabilmente dello stesso Zenone di Cizio. Lo sapeva bene l’artista tedesca Käthe Kollwitz che ha speso la sua vita a realizzare opere per denunciare gli orrori della Prima Guerra mondiale e la crisi economica della Germania nel periodo della Repubblica di Weimar. Proprio con lo stesso materiale, il legno in cui Brooks ha inciso le sue ultime parole, la xilografia rappresenta il Vecchio uomo con un cappio. La somiglianza tra la scena del film di Darabont e l’immagine intagliata dell’anziano suicida della Kollwitz è incredibile. In un mondo in cui non c’è spazio per le libere idee, soprattutto se di un uomo troppo attempato, l’unica scelta che grida libertà è la morte.
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Scheda del film

Regia
Frank Darabont
Titolo originale
Le ali della libertà
The Shawshank Redemption
Altri titoli
Rita Hayworth and the Shawshank Redemption
Durata
135 minuti
Genere
Drammatico
Data di uscita
1994
Dettagli dell’opera
Titolo
Vecchio uomo con cappio
Autore
Kathe Kollwitz
Tecnica
Xilografia su legno
Realizzata nel
1923
Ubicazione