Il peggiore dei mondi possibili di Voltaire
La più nota polemica a distanza della storia del pensiero, nasconde un tema ben noto al genere umano: tutte le morti meritano rispetto, ma quelle degli innocenti e dei puri assumono maggiormente il significato dell’incomprensibilità.
Una sequenza d’immagini che si sposta dal protagonista, impegnato in una passeggiata mattutina tra piazze e vie di una trafficatissima Roma di fine anni Sessanta, alla storia delle più tristi vicende della Terra nel XX secolo. Riccetto cammina e dialoga con degli sconosciuti.
Qualcuno è impegnato come operaio nei lavori stradali, altri attendono l’autobus ad una fermata. Un signore aspetta la fidanzata, e replica alle domande di quel giovane scamiciato, dicendo che sarà la sua donna a portargli dei fiori. A questo punto i passi di Riccetto diventano quelli di una danza ed a fargli compagnia c’è un gigantesco papavero rosso di carta. Mentre un anziano sostiene rammaricato che i suoi anni sono volati e che la gioventù sembra dietro l’angolo, continuano a scorrere alternate sequenze di famosi politici, parate militari, eventi diplomatici e tremendi bombardamenti, fino alla più nota delle esplosioni in ambito bellico: quella atomica.
Questa vicenda propone uno scenario simile a quello descritto da Voltaire nel suo romanzo filosofico Candido, ovvero sull’ottimismo. Come Riccetto, anche Candide è senza macchia e s’interroga sul mondo. I suoi viaggi sul nostro pianeta in pieno Settecento, sono alternati a delle vicende altrettanto efferate rispetto a quelle della nostra contemporaneità. Se la Seconda Guerra mondiale ha offerto lo scenario dei lager, Candido conoscerà gli eccidi dei Conquistadores nel Nuovo Mondo. Hiroshima ha fatto paura ma non è stato da meno il terremoto di Lisbona del 1755 così come le esecuzioni di massa dei civili in azioni di rappresaglia sono paritetiche agli autodafé ed ai crimini della Guerra dei Sette anni. L’attacco mosso a Leibniz è noto. Il filosofo tedesco era morto da quarant’anni, ma la sua famosa definizione di Dio come selettore del “migliore dei mondi possibili” è ancora viva, ed è utilizzata dal maestro di Candido, Pangloss. Nonostante tutti gli eventi negativi che capitino alla sua persona o a terzi, il colto e saccente Pangloss si ostina ad essere ottimista ed a credere nell’operato divino in senso positivo. Anche l’ingenuo Riccetto prosegue il suo cammino incurante dei tanti eventi negativi che accadono nel mondo.
Ma a parlargli è proprio Dio, che lo invita con varie voci e differenti intonazioni ad ascoltarlo. Il tentativo è vano ed il cammino prosegue tra le tristi considerazioni di un lavoratore che guida un motociclo e decine di spensierate giravolte attorno ai cartelloni stradali, sempre con l’immancabile fiore di carta. C’è anche il tempo per qualche fraterno bacetto da scambiare con una straniera.
Dio parla lo stesso. Avanza delle pretese: vuole i frutti del sapere e del volere umano. Riccetto è un innocente: chi vive questa condizione non possiede né sapere né volere, non si rende conto di nulla, ma questo poco importa. Questa contraddizione colpisce il genere umano ed è rimarcata tanto da Voltaire quanto da Pasolini: Dio non può perdonare chi passa con lo sguardo felice dell’innocente tra le ingiustizie e le guerre.
L’innocenza diventa così una colpa, tanto grave da non essere oggetto di una pena da scontare ma da meritare la morte, in un ambito che Voltaire ritrovò non nel migliore, ma nel peggiore dei mondi possibili.
PARERGA E PARALIPOMENA
Soldier boy
Essere chiamati ad affrontare situazioni difficili in tenera età non è mai un compito facile. Affrontare la guerra sarebbe problematico per ogni adulto, figuriamoci se a doverla combattere sono i bambini. Sono svariati gli episodi in cui dei preadolescenti si sono trovati dal repentino passare dalle armi giocattolo a quelle vere, ma è soprattutto il Novecento che ha costretto intere generazioni all’iniziazione al ferro ed al sangue. Quello che colpisce nei loro diari è la stessa innocenza di Candido, il suo stesso esser stato ideologicamente formato ad una missione da dover compiere poiché vissuta sottoforma di giusto compito. Ed allora scopriamo che dalle trincee si affacciano elmetti e volti di quattordicenni che devono rimpiazzare i propri padri. Mangiano un pane fatto di segatura, esplodendo colpi di fucile da canne arrugginite. Pochi anni dopo, scorgiamo le facce soddisfatte dei ragazzi che devono disperatamente difendere Berlino dall’arrivo dei soldati sovietici, ultimo baluardo di quell’idea che il futuro appartiene a loro. Ma la morte degli innocenti prosegue nell’essere inconsapevoli complici di attentati, fedeli e manipolati corrieri di sostanze stupefacenti, agili esploratori di cunicoli sotterranei nelle miniere. Ogni nazione li ha celebrati come eroi di guerra e del lavoro, fedeli servitori della patria, ma la musica leggera ed il cinema li ha chiamati soldier boy. In fondo sono solo ragazzi che non si aspettavano di poter morire o di restare orrendamente mutilati. Nella seconda metà dell’Ottocento, il pittore preraffaellita John Everett Millais volle omaggiare la sofferenza dei bambini sul campo di battaglia nel suo quadro L’Enfant du Regiment. A dormire serena, senza patire apparentemente i postumi della ferita al braccio destro che si è procurata, c’è una bambina. Ne riduce la percezione del freddo una giubba di un ufficiale, ne fa scorgere l’ombra di un sonno eterno il sepolcro in marmo su cui è adagiata. Oggi una mascotte accompagna gli uomini in pacifiche iniziative, dallo sport all’inaugurazione di un centro commerciale. Un tempo tamburini e vivandiere perdevano la loro giovanissima vita nel seguire la macchina di morte degli eserciti.
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Scheda del film
Regia
Pier Paolo Pasolini
Titolo originale
La sequenza del fiore di carta (episodio di Amore e Rabbia)
Durata
102
Genere
Drammatico
Data di uscita
1969
Dettagli dell’opera
Titolo
L’Enfant du Regiment
Autore
John Everett Millais
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1855
Ubicazione