La rosa nella croce: uno spirito forte, un cuore tenero
Cercare nella più profonda disperazione la luce non è semplicemente la volontà di scoprire una forma di ottimismo. Il pensiero deve trovare anche nella catastrofe una guida verso elementi positivi: questo è il compito della filosofia
Il dibattito attorno alla mancanza di un reale dissenso interno alla cultura tedesca rispetto al Nazismo è tuttora aperto. La certezza è soltanto una: il breve e coraggioso tentativo della Rosa Bianca fu un’autentica voce fuori dal coro che nacque proprio dallo studio della filosofia presso l’Università di Monaco.
Oggi potreste scavare sotto la neve bavarese e scoprire dei fogli dattiloscritti e stilizzati in pietra. Questo monumento commemora i sei lanci che i fratelli Scholl e gli altri aderenti al movimento pacifista vollero attuare dal primo piano dell’edificio dove stavano leggendo i libri dei più grandi pensatori che inneggiavano alla pace mentre la guerra imperversava.
Il film ricalca in modo fedele i pochi mesi in cui questo tentativo venne stroncato sul nascere e ci fa ricordare anche di una nota definizione della filosofia presente in Hegel. Citando Lutero ed il suo stemma, nella prefazione dei “Lineamenti di Filosofia del diritto” si legge “la filosofia è come cogliere la rosa nella croce”. Ma cosa intende Hegel? Il bravo filosofo comprende bene che il presente ed il tempo storico in cui sta vivendo può essere tormentato.
Questo è noto a Sophie Scholl: c’è una croce nel regime nazista fatta di guerra, brutture, violenze, eppure la filosofia e gli uomini di fede devono sforzarsi di estrarre nella negatività di tali accadimenti il positivo: la rosa, magari appellandosi al fatto che la speranza di una reazione è possibile. Notoriamente fu il fratello Hans a scegliere il tema della rosa di colore bianco, a simboleggiare i nobili nel periodo della Rivoluzione francese ingiustamente condannati e demonizzati, ma all’Università Ludwig Maximilian non era quella l’unica fonte storica che avevano considerato. Principi come la resistenza passiva, la conciliazione della realtà e la sua giustificazione, la guida di uno spirito razionale superiore, l’esercizio della virtù sono tutti citati nei sei piccoli opuscoli scritti con dovizia di particolari. Quando a Sophie venne chiesto durante l’interrogatorio se non era dispiaciuta e colpevole di parlare di pace mentre i soldati tedeschi morivano a Stalingrado la risposta fu perentoria: non mi pento affatto e mi assumo la pena, quella che Hegel chiama “l’azione della coscienza” rispetto alla volontà di trovare nel tremendo supplizio della croce una rosa.
Nessuna forma di abiura e ritrattazione venne firmata. I familiari sia dei fratelli Scholl che del loro amico Christoph Probst trovarono la “rosa nella croce” nel ritenere giusti gli atti dei propri figli.
E Sophie? Seppe cogliere fino all’ultimo il fiore nel suo supplizio? Le sue parole ci dicono di sì. “Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?”.
Sophie rispose con la prassi all’invito hegeliano, coniando anch’ella un motto che la caratterizza: uno spirito forte, un cuore tenero.
Parerga e Paralipomena
I have a little neck
Apparentemente chi affronta il patibolo con coraggio sembrerebbe trovare una tattica contingente per non soffrire ancor più del dovuto. I conforti religiosi, l’idea che tanto la vita è comunque breve, la logica di morire ingiustamente e di immolarsi come martiri sono diffusi espedienti davanti al boia. Uno dei più noti è quello di un’altra giovane decapitata in modo spietato a fronte di un marito che l’accusa di tradimento: Anna Bolena. Tutti sanno che prima di essere mortalmente colpita dalla scure dichiarò di essere fortunata anche nella più profonda disgrazia. Aveva un carnefice esperto nell’arte del taglio delle teste, ma soprattutto un collo sottile, che l’avrebbe fatta patire di meno. Ma Sophie Scholl non ha cercato nel cammino verso la ghigliottina una semplice strategia di self help. Il significato del suo gesto risiede nella dignità che lo studio della filosofia ed i suoi principi le avevano conferito. L’ultimo abbraccio con Hans e Christoph sugellò le diverse ore di stupore ed ammirazione da parte di tutti i carcerieri e prigionieri dello Stadelheim di Monaco. Persino il boia Johann Reichhart che nella sua oscura carriera aveva fatto rotolare più di tremila teste, disse che non aveva mai visto nessuno morire così coraggiosamente. Ma dove si trova ora lo spirito Sophie? Dal 2005 tutti coloro i quali ne hanno ammirato la figura, giurano amore eterno alla filosofia davanti al busto che la rappresenta. L’opera è dello scultore svizzero Nicolai Tregor ed è presente al piano terra dell’ingresso dell’edificio del corso di laurea frequentato dagli attivisti della Rosa Bianca. Lì dove cadevano dall’alto quei fogli scritti con inchiostro e piombo, ora c’è una testa di bronzo. Quale fiore ogni giorno viene portato a turno dagli studenti della Ludwig Maximilian? Non c’è bisogno di chiederselo: una rosa bianca.
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Scheda del film
Regia
Marc Rothemund
Titolo originale
Sophie Scholl – Die letzten Tage
Altri titoli
La Rosa Bianca – Sophie Scholl
Durata
117 minuti
Genere
Drammatico, biografico
Data di uscita
2015
Dettagli dell’opera
Titolo
Monumento a Sophie Scholl
Autore
Nicolai Tregor
Tecnica
Scultura in bronzo
Realizzata nel
2005
Ubicazione