Non chiamatela rivolta
Assalti, sommosse, sedizioni, manifestazioni, rivolte, moti. Tutti questi termini sono spesso associati alla parola rivoluzione, ma non ne sono strettamente sinonimi, poiché questo è un fenomeno dalle conseguenze irreversibili esclusivamente appartenente alla contemporaneità.
Nel 1989 in occasione del bicentenario del più noto evento storico francese, uscì un film per la tv in due parti, diretto dai registi Robert Enrico e Richard Heffron. Gli spunti storici sono notevoli e gli addetti ai lavori lo ritengono la produzione più riuscita su questo tema, per la mera narrazione degli eventi e per l’elevata profilazione dei protagonisti.
Potremmo immaginare che lo scenario della filosofia illuminista sia quello più consono a descrivere questa miniserie di sei ore. In realtà, il filo conduttore della narrazione è attorno al termine chiave: rivoluzione. Cos’è una rivoluzione? I due registi hanno citato e rimarcato i riferimenti di un libro di filosofia politica del 1963 di Hannah Arendt che, per l’appunto, s’intitola “Sulla rivoluzione” e che fece chiarezza su questa parola spesso impropriamente interpretata. Secondo la pensatrice tedesca, una rivoluzione è un cambiamento netto e radicale che è prerogativa propria solo dell’età contemporanea. Il mondo antico, medievale e la prima modernità non possiedono nemmeno una parola del genere. La Arendt cita Platone, che parlava di “anaciclosi”, cioè di un avvicendarsi di varie forme politiche che, deteriorandosi progressivamente, tornano allo stadio iniziale. Monarchia, aristocrazia, democrazia non sono che un susseguirsi. La stessa parola latina revolutio aveva solo un significato astronomico, ovvero il moto di rivoluzione di un pianeta attorno al suo asse. In sostanza, prima del XVIII secolo, il tempo della storia, della politica ed anche quello dell’universo erano ciclici e non offrivano radicali ed inarrestabili sconvolgimenti. Questi concetti sono ben delineati nello sceneggiato girato per i duecento anni della Rivoluzione francese. Nella prima parte, “Gli anni dei lumi”, viene rappresentato un episodio sintomatico per l’analisi della rivoluzione, anche a prescindere dall’esperienza francese. È il 14 luglio 1789, Luigi XVI sta dormendo nella sua camera da letto a Versailles.
Improvvisamente viene destato dal duca di Liancourt, suo fidato consigliere che gli annuncia il violento assalto alla Bastiglia. “E’ una rivolta?” chiese quello che sarà l’ultimo dei Capetingi “No, sire, è la rivoluzione”. La Arendt è sicura che questo siparietto non è un vezzo culturale, ma l’essenza definitoria di un lemma. Rivolta, sommossa, sedizione possono essere presenti in una rivoluzione ed esserne parti, ma la rivoluzione è un cambiamento radicale, irrefrenabile e rispetto al quale non si torna indietro. Liancourt ne aveva avuto un giusto sentore. La seconda parte “Gli anni terribili”, trova una continuità a tale corretta e suggestiva tesi della Arendt nella figura di Danton. Oramai il processo farsa che dura ben tre giorni lo sta per portare al patibolo.
Danton pronuncia un discorso celeberrimo, che sarà utilizzato anche per il finale della pellicola e che vale la pena di riportare: <
La Arendt ricorda che il motto “Novus Ordo Seclorum” che appare sullo stemma degli Stati Uniti d’America ben rappresenta quanto Danton ha dichiarato. Una rivoluzione è un cambiamento perenne e non temporaneo che risulta tangibile ed è riconosciuto da tutti.
PARERGA E PARALIPOMENA
I rivoluzionari del televisore
Sono i primi ad avvertire che i tempi stanno cambiando. Forse sono i fautori del cambiamento radicale delle cose. Che si tratti di politica o di smaterializzazione dei documenti della pubblica amministrazione, il loro grido è solo uno: viva la rivoluzione. L’ondata innovativa che propongono travolge tutto, talvolta anche loro stessi. Chi alla fine degli anni novanta utilizzava una penna stilografica appariva preistorico. Chi una macchina da scrivere elettrica, antico. Alla fine i radicali cambiamenti che i rivoluzionari propongono vengono applicati universalmente. Chi è stato vittima della rivoluzione, pagherà con la propria vita o con l’isolamento da una società che non comprendeva più. In un’epoca caratterizzata dalla radicalità della rivoluzione tecnologica, alcuni episodi di questa accelerazione non vengono analizzati sempre con la loro matrice originaria. Se un cambiamento inarrestabile è stato più volte richiesto a furor di popolo, quanti oggi sono felici di essere costretti a sostituire il proprio televisore per una nuova generazione di elettrodomestici forniti di digitale terrestre? In chiave tecnologica, questo cambiamento sembra necessario, anche funzionalmente alla classe energetica delle nuove tv e ad un minor impatto ambientale ostentato. Ma la rivoluzione dei decoder ha dei retroscena che non tutti sosterrebbero. Obsolescenza programmata, nuove alfabetizzazioni elettroniche e linguistiche, trasferimento dei media su altre piattaforme (dal cinema al web) sono davvero la volontà generale che si esprime attraverso un piccolo schermo? Non sempre, anche perché la realizzazione dei sogni rivoluzionari passa anche attraverso il denaro e non tutti ne hanno a sufficienza per concretizzare quanto desiderano. Accadeva anche ai tempi della Rivoluzione francese. Un esempio forte viene dall’opera di David Il giuramento della pallacorda. Un lavoro di enormi proporzioni: dieci metri per sette, misure necessarie per ritrarre ben 630 presenti. Il vento inonda la sala: è quello delle nuove ed inarrestabili idee. Purtroppo quest’opera si fermò solo al suo stadio preparatorio. Il progetto ebbe l’approvazione del Club dei Girondini, ai quali David aveva aderito. Successivamente la raccolta fondi che era stata organizzata per finanziare la realizzazione del quadro non andò a buon fine, ma David resterà legato alla causa della rivoluzione al punto tale da avvicinarsi ai programmi di Robespierre e da finire in carcere.
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Scheda del film

Regia
Robert Enrico e Richard Heffron
Titolo originale
La révolution française
Altri titoli
La rivoluzione francese
Durata
360 minuti – 2 puntate
Genere
Storico, drammatico, guerra
Data di uscita
1989
Dettagli dell’opera
Titolo
Il giuramento della pallacorda
Autore
Jacques-Louis David
Tecnica
Disegno preparatorio su carta
Realizzata nel
1791
Ubicazione