Il nichilismo ecologista
Amare la natura e desiderare la solitudine. Attività nobili che possono portare anche alla scelta esplicita di non provare alcuna forma di coinvolgimento per il prossimo e per ogni causa che gli altri uomini perseguono.
Christopher McCandless ha tutto quello che un ragazzo della upper class americana potrebbe desiderare. Ha terminato brillantemente gli studi, ha dei genitori ed una sorella devoti alla sua persona, avrà un’automobile ed un potenziale futuro spianato come omaggi congiunti per la sua laurea. Ma tutto questo non gl’interessa.
Apparentemente sembrerebbe un novello San Francesco con un pizzico di ecologismo in più: vende tutti i suoi averi e li destina unitamente all’importo del suo conto in banca in beneficenza. Il suo progetto è una vita minimalista in Alaska dove dovrà giungere con mezzi di fortuna come vuole la tradizione dei migliori globetrotter.
Tutta la vicenda è descritta in prima persona e sulla fedele linea di un diario fatto di cinque grandi capitoli, dove il suo alter ego Alexander Supertramp è più che mai un Io narrante.
Giunto nel più freddo degli Stati Uniti di cui è ingrato cittadino, si stanzierà in un autobus abbandonato seguendo regole da cacciatore – agricoltore primitivo, con qualche arma del nostro periodo storico in più rispetto ai nostri progenitori.
Tra un orso, un alce e qualche vegetale, la sopravvivenza sembra garantita: in fondo l’acqua non manca, per ripararsi c’è sempre un vecchio torpedone e tanti buoni libri da leggere.
Arrivano però dei lancinanti dolori allo stomaco: un testo di botanica dedicato alle piante selvatiche chiarirà tutto. Quelle bacche non sono commestibili ma velenose. Con lo sguardo rivolto al cielo, Chris troverà la morte col sorriso sulle labbra. Questa scena finale disvela non già un’esile trama, portata nelle sale da Sean Penn sulla scorta delle testimonianze del vero McCandless e del lavoro di Jon Krakauer, ma il pensiero profondo del padre del termine nichilismo: Ivan Turgenev nel suo immenso Padri e figli.
Alexander Supertramp altro non è che la rivisitazione di un personaggio centrale del romanzo dello scrittore russo, e non ne è nemmeno l’unica (basti pensare a Camus ed al suo Meursault de Lo straniero). Il suo nome è Bazarov. Studia medicina, ma non crede nella scienza né tantomeno in qualsivoglia forma di fede. È un materialista ed antitradizionalista, ma non è né ateo né politicamente schierato. Ha due anziani genitori, molto religiosi, colti, premurosi, ma non prova affetto per loro. Detesta ogni forma di amore per le donne e forzosamente dichiara un’attenzione verso la giovane Anna. Non è affezionato alla sua città, tanto è vero che il nome di questa è sostituito da tre asterischi. Non vive alcun ricordo nostalgico nella casa paterna, dove, tornato, dovrebbe provare intensi ricordi poiché proprio lì scopriva e sperimentava su piante ed animali i suoi futuri interessi per l’anatomia e la biologia. Bazarov si ammala di tifo e muore, ma persino questa prospettiva non lo scalfisce. L’omaggio alla sua tomba da parte dei genitori è l’ultimo atto della vicenda. A chi gli chiedeva chi fosse, Bazarov non parlava di un’esaltazione della ribellione, della materia, della distruzione come apparentemente sembrerebbe. Egli rispondeva semplicemente di essere nichilista, non solo di non credere, ma di non rispettare e di non riconoscere alcun principio di autorità, di non possedere alcuna fede ed alcuna forma di fiducia verso qualcuno o qualcosa. La profondità di Turgenev è proprio questa: Bazarov è molto più distruttivo di qualsiasi rivoluzionario che si stava formando in quell’epoca.
In diversi momenti del film in cui Chris e Bazarov sono accomunabili. Non c’è alcuna attenzione alla propria città da parte di Chris ed entrambi i genitori verranno abbandonati e giudicati negativamente: gli stanno solo dando delle “cose” e non altro. Anche il modo con cui hanno inteso l’amore della loro coppia e la bi-genitorialità è ritenuto fuori luogo. Al massimo qualche parola futura sarà scambiata con la sorella, ma senza alcun coinvolgimento estremo né alcun richiamo di sangue. Il nostro Alexander Supertramp vorrebbe viaggiare a scrocco in un convoglio di un treno merci. Scoperto, viene sbalzato dal vagone e riempito di botte, ma non sembra essere turbato più di tanto. Incontra Jan e Rainey due fricchettoni, una coppia un po’ anacronistica che sarebbe stata attuale venticinque anni prima.
Si relaziona con loro, col loro furgone e condivide la loro mensa, ma appena il discorso scivola verso un confidare dolori e passato dei due hippie, Chris li abbandona. In una festa con musica country, Chris mangia, beve, scopre bei libri sulle bancarelle e viene invitato a dialogare da una giovane e bella cantautrice, Tracy.
La signorina è dolce, sensibile ed anche altre persone per più giorni gli fanno notare la spontaneità e la bellezza di questo sentimento: non sarebbe potenzialmente una relazione fugace e quand’anche lo fosse, Chris pensa bene di andare via.
Ron è oramai anziano. Ma ha fatto la guerra, sa lavorare il cuoio, sa ancora inerpicarsi su di una collina per dimostrare a Chris di non essere un rammollito. Sarebbe felice di averlo in casa per qualche giorno in più. Non appena il discorso scivola sul piano di un possibile figlio adottivo che Ron non ha mai avuto, l’ennesimo addio si paventa. Chris è indifferente alla sua stessa morte come Bazarov.
Pur affermando sulla scorta dell’Ivan Ilic di Tolstoj che la felicità è tale solo se condivisa (citazione nella quale si paventa il piacere di una donna da amare), persino quando l’ultimo bagliore di luce si spegne nei suoi occhi, sostiene che nessuno avrà la fortuna di poter vedere quello che lui vede.
PARERGA E PARALIPOMENA
Il rifiuto del progresso
Fuggire per cercare la solitudine della natura non è solo un atteggiamento di un nichilismo ecologista, ma rappresenta anche il versante del rifiuto del progresso. Questa volontà non è esclusivamente di tipo tecnologico, ma anche relazionale e sociale. Anacoreti, stiliti, eremiti hanno negato non già forme di maggiore qualità nell’uso strumentale di macchine, ma anche come la società civile era cambiata in funzione di esse. Ed allora potremmo preferire passeggiare che utilizzare un’automobile, farci crescere la barba invece che raderci col rasoio elettrico, vestire con abiti di cotone invece di tessuto tecnico e sintetico, correre scalzi piuttosto che con delle calzature da running super ammortizzate. A conferma di quanto sostenuto vi è uno strano intreccio tra filosofia e storia dell’arte. Nel 1940 il critico e pensatore tedesco Walter Benjamin scrisse Tesi sulla filosofia della storia, la cui allusione tocca anche un suo acquisto. Nel 1921 aveva comprato Angelus Novus, una stampa ad olio di Paul Klee- La nona tesi del suo saggio è dedicata proprio a quest’opera e recita così: “un dipinto di Klee chiamato Angelus Novus mostra un angelo che guarda come se stesse per allontanarsi da qualcosa che sta contemplando fissamente. I suoi occhi stanno fissando, la sua bocca è aperta, le sue ali sono spiegate. È così che si dipinge l’angelo della storia. Il suo volto è rivolto al passato. Quando percepiamo una catena di eventi, lui vede un’unica catastrofe che continua ad accumulare rottami su rottami e li scaglia davanti ai suoi piedi. L’angelo vorrebbe restare, risvegliare i morti e rimettere insieme ciò che è stato distrutto. Ma una tempesta sta soffiando dal Paradiso; è rimasto incastrato nelle sue ali con tale violenza che l’angelo non può più chiuderle. La tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro al quale è voltato le spalle, mentre il mucchio di detriti davanti a lui cresce verso il cielo. Questa tempesta è ciò che chiamiamo progresso” Cosa portò Benjamin a dire questo di Klee? Gli era ben noto il soprannome che gli avevano conferito i suoi allievi quando era docente di pittura al Bauhaus di Berlino: il Buddha, perché era placidamente distaccato da tutte le attività sociali e dalla sete di progresso che la Germania stava vivendo nel periodo post bellico.
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Scheda del film
Regia
Sean Penn
Titolo originale
Into the Wild
Altri titoli
Into the Wild – Nelle terre selvagge
Durata
148 minuti
Genere
Avventura, biografico, drammatico
Data di uscita
2007
Dettagli dell’opera
Titolo
Angelus Novus
Autore
Paul Klee
Tecnica
Stampa ad olio
Realizzata nel
1920
Ubicazione