Gorgia: l’amore non è una colpa
Una delle accuse estese a chi chiude un rapporto sentimentale, consolidato dagli anni e dai figli, è quella di aver superficialmente ceduto alle attrattive del tradimento e dell’altrui seduzione. La tradizione culturale può spiegare come un sentimento irresistibile annulli ogni prospettiva di colpa.
Il matrimonio potrebbe rappresentare un ostacolo serio ad una relazione extraconiugale. Un atto di fedeltà reciproca che dura tutta la vita. Se poi a questo aggiungiamo i figli, l’onestà comprovata del nostro partner ed il senso di colpa per quello che tutto il mondo chiamerebbe tradimento è evidente l’impossibilità di un nuovo legame. Nessuno al mondo vorrebbe inciampare ed infortunarsi, ma tutto questo capita per svariati motivi, proprio come tradire o amare. Nel recuperare il più noto atto d’infedeltà che il mondo antico ci abbia consegnato, il filosofo sofista Gorgia da Lentini scrisse “l’Encomio di Elena”, un testo dove la sua abilità di retore raggiunge livelli altissimi e che ben sembra affrontare la storia dei due protagonisti, immersi negli ultimi giorni dell’anno tra le loro vicissitudini. In effetti, Elena ha abbandonato Menelao ed ha seguito Paride a Troia, la causa prima secondo Omero, di una lunga e sanguinosa guerra. Allo stesso modo Frank e Molly abbandoneranno rispettivamente moglie, figli, marito, portando con sé gli strascichi del dolore di grandi separazioni.
Su piccola scala un misfatto simile a quello della fedifraga regina di Sparta. Ma c’è una giustificazione discorsiva, logica e dialettica per discolpare tutti che solo Gorgia poteva concettualmente costituire. Elena non poteva opporsi al volere del fato, termine nato in ambito linguistico latino, che è ciò che in greco, veniva reso con l’Heimarmene, la concatenazione di eventi dove gli esseri umani possono far poco. I fatti dovranno andare così, perché così sono predeterminati. La nostra libertà di agire è preservata, come ricorderanno anche gli stoici, solo dal non essere consapevoli di tale intreccio di eventi, nemmeno quando li si subisce.
Frank e Molly credono proprio nell’ineluttabilità del fato. Quando nel finale del film si ritrovano in libreria, si dicono reciprocamente che devono andare, rammentano i nomi dei figli di Frank, Mike e Joe, del marito di Molly, Brian. Rimpiangono l’errore di aver chiamato e risposto ad una telefonata cruciale ma poi, sulla metropolitana, i loro sguardi si incrociano nuovamente e le loro labbra si uniscono in un idillio che difficilmente avrà fine.
Elena è scagionabile rispetto al paradigma del destino e della sorte, spesso erroneamente utilizzati come sinonimo di fato. Destino e sorte non sono esattamente a loro volta accomunabili, ma filosoficamente in Gorgia sono più che mai la Tyche. Il mondo greco valuta questi aspetti come eventi ai quali l’uomo non può sfuggire, ma non perché pianificati in modo preciso come in un grande calcolo, ma poiché contingenze inevitabili e ben note a tutti, soprattutto quando le esperiamo in vita. La morte, le sciagure, le disgrazie ne sono un esempio tangibile: nessuno le desidera, ma sappiamo bene che accadranno. Molly afferma che il marito Brian la percepisce strana, affranta, piena di dolori come quelli derivanti dalla morte del padre. Ma in confidenza la verità è un’altra: che ama Frank e tale ammissione è supportata da un’idea precisa della Tyche nelle parole “il mio solo guaio è che lo amo”.
Infine, Elena è assolvibile perché impulsi irresistibili, tanto umani, l’avrebbero portata ad abbandonare Menelao. Le forti braccia di Paride, le sue seducenti parole, la passione amorosa ed anche quella carnale ne sono riprova. Quando Frank e Molly ripensano alle parole che l’altro ha riferito, quando rammentano gli sguardi in treno o in libreria, quando rivivono la loro sessualità in senso anche extra fisico, quando le loro mani si stringono ed accarezzano sullo stesso sedile per poi dolorosamente disgiungersi alla fermata dove Molly dovrà scendere, queste irresistibili pulsioni prevalgono su ogni potenziale ritrosia etica o di forme di amore alternativo. Chi ha amato, chi vorrà amare sempre, ha quasi bisogno di queste giustificazioni o di credere in un qualcosa di superiore per potersi lasciar andare. E così, lo scontro e lo scambio accidentale dei libri da regalare ai rispettivi coniugi, il ritrovarsi dopo due mesi sul treno per New York, il reciproco narrare delle proprie vite, la confessione di quanto sta accadendo ai propri partner e le separazioni sono tutte vicende narrative di Innamorarsi perfettamente in linea con la visione che Gorgia ci fornisce di Elena. Manca un ultimo elemento narrativo, tipico della mitologia, della filosofia ma anche della trama di un film. Qual è il Telos, lo scopo, il fine ultimo di tutte tali azioni? In Omero è lo scatenarsi della Guerra di Troia. In Gorgia è la volontà di dimostrare che la parola è Pharmakon, ovvero medicina, rimedio, ma anche veleno, ciò che dà o toglie la vita a seconda di come la si usi. Un bravo medico saprebbe bene come poter salvare o anche come uccidere un suo paziente, esattamente come un grande retore in tribunale con un suo assistito. Per Frank e Molly quella stessa libreria nella successiva vigilia di Natale è la conclusione migliore, il fine ultimo di tanti atti dolorosi e gioiosi, ora possono vivere liberamente il loro amore, senza il peso di tante colpe derivanti dal rapporto coi propri cari.
PARERGA E PARALIPOMENA
Il male della redenzione
I sentimenti c’insegnano l’impossibilità di resistervi, ma anche la difficoltà di volerli incanalare. In effetti, per quanto dall’esterno vi siano persone che, come in una reazione chimica, sembrano perfettamente poter interagire, la mancanza di spontaneità rende ogni loro gesto verso una forzosa unione assolutamente vano. Non solo non si può suscitare l’amore di una persona, nemmeno con il più elaborato dei sortilegi, ma questa magia o avviene senza ostacoli e di primo acchito, oppure appare come un’enorme forzatura, della quale le conseguenze nefaste non sono nemmeno immaginabili. Tutti possono cadere nella trappola di voler indirizzare la vita altrui. I genitori difficilmente gradiscono totalmente il partner dei propri figli, ed immaginano che una precedente relazione o una futura persona che potrebbero incontrare, possano essere meglio confacenti ad un potenziale matrimonio. Ben nota è la fenomenologia degli amici che sono sicuri sempre che qualcun altro sia la soluzione migliore al male ed al dolore che deriva da un’incompatibilità di coppia, solo potenzialmente paventata. Voler cambiare le persone, immaginare che esse possano essere migliori tramite la nostra azione è quanto inconsciamente facciamo nei nostri legami. Tra le varie muse dei pittori Preraffaelliti potremmo citare Annie Miller. Relativamente avanti negli anni, incolta e semianalfabeta, con un pessimo gusto nel vestire ed un frasario che tradisce la propria origine di prostituta dell’Età vittoriana, la bionda Annie diventa il simbolo per William Holman Hunt di una missione universale. Lui, perfetto puritano, l’avrebbe redenta. Un bagno nella tinozza, lezioni d’inglese e di bon ton, abiti alla moda, modi gentili l’avrebbero resa la sua fidanzata perfetta. Ma la sofferenza della Miller diventa pariteticamente quella di Hunt. Quando il traguardo di una donna perfetta sembra essere stato tagliato, entrambi appaiono insoddisfatti, poiché forzare la natura di un essere umano significa negargli anche la possibilità di vivere spontaneamente l’amore. Non resta che consegnarla artisticamente (e forse anche fisicamente) al più maledetto della confraternita: Dante Gabriel Rossetti. La sua intuizione è felice: la trasformerà nella fedifraga Elena, ruolo che le si confà molto di più rispetto a quello di una nobile virginale e redenta.
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Scheda del film
Regia
Ulu Grosbard
Titolo originale
Falling in Love
Altri titoli
Innamorarsi
Durata
102 minuti
Genere
Sentimentale, drammatico
Data di uscita
1984
Dettagli dell’opera
Titolo
Elena di Troia
Autore
Dante Gabriel Rossetti
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1863
Ubicazione