Le intelligenze multiple
Per comprendere il grado d’intelligenza non bastano solo dei test logici e linguistici. La molteplicità prospettica della visione della mente umana e delle sue abilità rende necessaria un’analisi più profonda.
Mai partire dalla propria biografia per raccontare una storia. Questa è una sorta di regola non scritta per dare fascino ad una narrazione. Ma non è così se la vita di un uomo è quella di Forrest Gump. Per questo motivo, oltre trent’anni di ricordi autobiografici finiranno per coincidere con molte delle vicende salienti degli Stati Uniti sino al 1981, l’anno in cui troviamo Forrest seduto su una panchina ed a parlare di sé in presenza di altri passeggeri occasionali che attendono l’autobus.
La vicenda colpisce molto per la sua sensibilità e per un intreccio pieno di colpi di scena. In effetti, il film ha una capacità quasi magica: superare lo stereotipo tradizionale della stupidità. Il piccolo Gump diventa prima un giovane e piano piano un uomo, superando ogni forma di discriminazione o pregiudizio, con una semplicità disarmante e con delle doti non comuni che palesa progressivamente. In ogni vicenda in cui viene messa in discussione la qualità del suo intelletto ci si chiede chi sia davvero quel ragazzo coi capelli corti. Così, Forrest conosce personalmente politici del calibro di J. F. Kennedy, Lyndon Jhonson e Richard Nixon, s’interfaccia con star della musica come Elvis e John Lennon, diventa attraverso lo sport prima il beniamino del football americano Ncaa, poi involontario mediatore politico tra Usa e Cina con la sua abilità nel tennistavolo e infine il runner più famoso del mondo al punto tale da creare involontariamente il logo dello smile.
Non di meno, aver partecipato alla Guerra in Vietnam, alle politiche pacifiste o ad ingenti investimenti lo hanno reso socialmente impegnato e capace di ottenere enormi profitti economici. Ma il problema di fondo che è intuibile sin dalle prime battute è solo uno: Forrest è stupido o intelligente? Quando qualcuno glielo chiede, la risposta è soltanto una: stupido è chi lo stupido fa, signore. Dunque nessun dubbio: in termini astrattivi, speculativi, cognitivi, il nostro Gump è sicuramente poco intelligente. Sinora, infatti, per selezionare in ogni contesto gli individui e per dare loro una disamina grafica e numerica del valore della loro intelligenza, si era ragionato solo su parametri logici, linguistici e matematici. Da qui il famoso Q. I. il quoziente intellettivo. La media degli esseri umani dovrebbe oscillare intorno al 110. Sopra 140 si è intellettivamente superdotati e così via. Forrest scopre, quando la madre tenta di farlo inserire in una scuola privata ed all’avanguardia, di valere solo 75.
Non potrà essere ammesso, anche se il leitmotiv della madre recita che il figlio dovrà avere esattamente tutte le stesse possibilità degli altri bambini. La donna si concederà addirittura al selezionatore scolastico pur di far entrare il figlio in quell’innovativo sistema educativo. In realtà per valutare la trasversalità e la ricchezza delle doti di questo ragazzo dell’Alabama è necessario partire dagli assunti di Howard Gardner, proposti per la prima volta in chiave filosofica nel libro del 1983 Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza. Questo saggio esce dieci anni prima dell’uscita del film e muove da un assunto rivoluzionario: sinora abbiamo analizzato le doti intellettive degli esseri umani in maniera troppo riduttiva. Di sicuro esistono due intelligenze, quella logico-matematica e quella linguistica. Ma accanto ad esse ve ne sono anche altre che non sono riducibili a dei test. In sostanza, l’intelligenza avrebbe varie forme che in oltre vent’anni di studio successivi alla pubblicazione del suo primo libro, Gardner allargò sempre di più per numero e tipicità. Così Forrest Gump sarebbe molto intelligente in termini motori, mostrerebbe sensibilità verso l’ambiente, l’etica e le tematiche sociali, sarebbe affettuoso ed interpersonalmente valido. La Teoria delle Intelligenze Multiple si basa sul concetto che tutti gli esseri umani possiedono almeno sette forme di “rappresentazione mentale”, cioè sette diversi tipi di intelligenze: Linguistica, Logico Matematica, Musicale, Visuo-spaziale, Corporeo-Cinestesica, Interpersonale ed Intrapersonale. Non solo abili conoscitori ed utilizzatori di parole o sagaci ed analitici autori di ragionamenti deduttivi. Gli uomini sanno comporre ed individuare melodie, sanno scattare foto ed utilizzare spazi e distanze, sono in grado di fare gli atleti e gli artigiani, sanno stare bene col prossimo e con se stessi. Questi semplici esempi rispettivamente legati alle intelligenze elencate, possono aggiungersi ad altre forme mentali che nel corso del tempo hanno assunto sempre più valore: emotività, ecologia, eticità ed addirittura un’intelligenza filosofico-esistenziale. Ma allora, Forrest è davvero stupido? Progressivamente una sua debolezza logica e linguistica diventa la sua forza quando prende consapevolezza di sé in più campi della vita. Dall’abbandono dei suoi sostegni ortopedici, si scopre abile ballerino e dotato di una velocità fuori dal comune: il talento di uno straordinario running back.
Dalla sua meccanicità nei movimenti comprende di essere un eccezionale difensore nel ping pong. Dal suo schematismo nell’eseguire gli ordini, diventa il soldato preferito del suo sergente istruttore che addirittura ritiene che il suo Q. I. sia di 160.
Il suo animo dolce, puro, sensibile rappresenta per Jenny un tenero fidanzato, un potenziale marito nonché il futuro genitore di un figlio: la ragazza era stata da sempre maltrattata dagli uomini, padre compreso. La sua capacità di relazionarsi col prossimo senza sovrastrutture mentali lo rendono un fidato amico e commilitone per Bubba ed un valido socio d’affari per l’invalidato tenente Taylor. La vita è come uno scatolo di cioccolatini, non sai mai cosa puoi trovarci dentro? Certo, specie se ci chiediamo cosa ci sia all’interno della mente di Forrest Gump.
Parerga e Paralipomena
Stupido? No, disturbato
Tra i tanti risvolti della presunta analisi sulla stupidità dell’uomo vi è quello relativo ai disturbi dell’apprendimento. Dilessici, discalculici, disgrafici, disortografici sono stati da sempre scambiati per individui poco intelligenti. In realtà i loro limiti risiedono non in una patologia, ma per l’appunto in un disturbo. Se compensati nelle difficoltà che palesano e dispensati da compiti che pur volendo non sono in grado di effettuare, essi risultano brillanti come o addirittura oltre l’ordinaria natura umana. È un po’ come chiedere ad un non vedente di leggere un testo. Se gli si offre la possibilità di ascoltare un discorso o di usare il tatto, magari risulterà ancor più capace di chi può vedere. Vi sono diversi personaggi storici e del mondo dello spettacolo e dello sport che hanno palesato dei disturbi dell’apprendimento. Tra questi, il più noto è senz’altro quello della dislessia, che interessava il pittore Pablo Picasso. In svariate interviste ha parlato della sua difficoltà ad imparare a leggere e scrivere, ma di come dipingere gli aprì le porte alle sue reali potenzialità. Quel bambino che aveva difficoltà coi tradizionali canali di comunicazione, trovò in una delle prime parole che imparò la sua forza: lapis, ovvero matita. Da adulto, si augurò di poter dipingere sempre come un bambino, ritenendo che sono loro i veri artisti: a quattro anni dipingevo come Raffaello, ci ho messo tutta la vita per dipingere come un bambino, soleva dire. L’opera nella quale si coglie questa continua tensione verso l’abbandono dell’etichetta di stupido ed il salto verso la genialità della sua pittura è Scienza e carità. Pablo ha solo quindici anni. I temi sono quelli di una scienza filantropica ed umanitaria che tanto piacevano in quel clima del tardo Positivismo che la Spagna stava conoscendo. Ottenne una menzione d’onore all’Esposizione Generale delle Belle Arti di Madrid: ora non è più lo studente incapace e tutti si possono recare nella sua bottega per farsi fare un ritratto. Da questo momento, i premi ed i riconoscimenti degli altri non gli interesseranno più. Poiché non tutti avranno gli occhi per vedere i suoi quadri, forse è il momento di mostrare quanto davvero saprà fare: di lì a qualche anno la sua svolta cubista.
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Scheda del film
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Regia
Robert Zemeckis
Titolo originale
Forrest Gump
Durata
142 minuti
Genere
Commedia, drammatico
Data di uscita
1994
Dettagli dell’opera
Titolo
Scienza e carità
Autore
Pablo Picasso
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1897
Ubicazione