Pizza connection: l’etica del boia
Come mantenere il distacco emotivo da un’attività socialmente sgradevole? Per molti si tratta di una pratica da acquisire col tempo, per altri, di un’innata inclinazione. Quando si parla di uccidere per conto del potere, quale delle due impostazioni etiche e metodologiche sarà vera?
I fratelli Vialone sono molto diversi tra loro. Mario è appena tornato dagli States. Elegante, curato nell’aspetto e nei modi, saggio, moderato, ritrova nella sua Palermo vecchi amici e sapori tipici, oltre che la sua famiglia.
Michele passa da piccoli lavori saltuari ad altri, coltiva un amore impossibile, vive con profonda dignità la sua condizione di povertà. Apparentemente chi tra i due potrebbe sembrare incline alla criminalità è proprio il più giovane, Michele. In realtà è Mario ad essere un pericoloso pluriomicida al servizio della mafia. Questo spiega la sua presenza negli Stati Uniti e il suo ritorno in Sicilia: dovrà uccidere un uomo importante. Per questo compito, che nella mente di un killer è un’esecuzione ordinata da un potere superiore, serve gente capace e fidata.
Forse sarebbe il caso di formare una nuova recluta, magari proprio il fratello minore. Occorre un luogo, una prova tecnica ed una d’iniziazione. Per questo motivo, con la scusa di un test drive di una nuova moto, Mario porta Michele verso le montagne.
Sono soli, nessuno può sentirli e vederli. La motocicletta sarà un regalo. Prima bisognerà superare due esami. Il primo è un test di tiro: colpire delle pietre che vengono posizionate a distanza. Michele si faceva valere sotto le armi nel periodo della leva. Era un eccellente tiratore e la posizione di braccia, gambe, la mira ed i risultati lo confermano. Ora la situazione diventa più complessa da un punto di vista etico. Bisognerà uccidere un puledrino. Quel piccolo cavallo è lì a pascolare. Sta mangiando erba e non fa del male a nessuno. Queste evidenti considerazioni vengono fatte da Michele. Mario lo sa bene, ma è proprio questo il punto. Ciò che bisogna fare è uccidere, anche quelli che ci appaiono come degli innocenti, anche chi non ci ha fatto alcun male in modo diretto. Se Michele non avrà in quel preciso istante questo distacco, questa totale non curanza che lo porta semplicemente ad eseguire un compito, il lavoro di killer non gli si addice. Nelle scene successive, questo tema ritorna. La vicenda personale di Michele ha avuto un’evoluzione. Gli servono dei soldi per riscattare Cecilia, la ragazza che ama, da un triste mercimonio di baby prostituzione.
Ora, almeno nelle intenzioni, ha deciso di accettare di uccidere senza pietà, eseguendo semplicemente quello che gli viene commissionato. Mario sa bene che tra teoria e prassi c’è un distacco forte. La vittima è un poliziotto che fa parte della scorta del procuratore capo del tribunale di Palermo: Mancuso. Porta sempre con sé una pistola e sa sparare bene. Perché ucciderlo? Semplice. Quell’uomo è condannato, è già morto, lo ha deciso l’onorata società. Dunque, perché titubare? Visto che il suo destino è compiuto, perché mai qualcun altro dovrebbe prendersi il premio in denaro per quell’esecuzione? Un discorso motivazionale, ma dietro c’è dell’altro.
Chi ha letto le memorie di Giovanni Battista Bugatti, meglio noto come “Mastro Titta”, il boia più famoso di Roma o di Charles-Henri Sanson, suo collega parigino, avrà potuto scorgere una sorta di “etica del boia” in entrambi, corrispondente a grandi linee al modo di pensare di Mario Vialone. Poco importa se sul patibolo salivano malfattori impenitenti o vittime. Quelle persone andavano giustiziate con una relativa professionalità, accontentando nei tempi e nei modi quanto era stato deciso dall’alto. Valutazioni sulla loro colpevolezza o innocenza, emozioni o altre forme di valutazione lasciano il tempo che trovano. Non è solo una questione di soldi. Boia si nasce nell’animo e non si diventa attraverso un periodo di apprendistato. Così Mancuso morirà per mano di Mario e non di Michele.
PARERGA E PARALIPOMENA
Diari
Annotare tutto. In modo meticoloso, in quanto la propria valutazione biografica e il progressivo manifestarsi delle vicende che la caratterizzano, potrebbe un giorno tornare utile. Sia Mastro Titta che Sanson fecero questo. I particolari, anche quelli più macabri del loro lavoro, erano diligentemente ricostruiti. Così. Se Alexander Dumas inorridì alla presenza di una decapitazione cui assistette a Roma, per i nostri due più famosi boia del XVIII e XIX secolo, la volontà di scrivere anche il pagamento ricevuto o l’ammontare del vitalizio post pensionamento, era uno stato di necessità. Si scoprono vicende che oggi riteniamo eticamente inaccettabili. Sofferenze, ultime volontà, pianti, irriverenze, un tifo da stadio ai piedi del patibolo: tutto questo, oggi, risulterebbe davvero raccapricciante e fuori luogo. Ma si sa: se parliamo di un diario, il salto tra il volerlo ritenere segreto e personale ed il quasi morboso desiderio di renderlo pubblico, ovvero editorialmente pubblicabile, non è che una sottile frazione di secondo da attraversare. Era proprio questo ciò che animava anche l’opera di Dalì. Un uomo straordinario, che non poteva avere una sessualità ed una vita di coppia ordinaria. Il suo essere disincantato guardone, il suo accettare asimmetrie di età e di ruolo nei sentimenti, lo fecero una sorta di dichiarante indiretto, di firmatario non solo di colori e rappresentazioni visive, ma anche di intenti nei suoi quadri. Il caso più emblematico è quello de “il viso di Mae West”. Rappresentare un appartamento surrealista, quello che avrebbe voluto sempre avere, o quello che aveva già realmente progettato, in funzione del fatto che per scaramanzia e per forma mentis il suo museo di Figueres non doveva mai essere completato se non con la propria morte. Pubblico e privato nella stessa opera, un diario segreto, un testamento indiretto.
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Scheda del film
Regia
Damiano Damiani
Titolo originale
Pizza connection
Durata
116 minuti
Genere
Drammatico, mafia movie.
Data di uscita
1985
Dettagli dell’opera
Titolo
Viso di Mae West che può essere usato come appartamento surrealista
Autore
Salvador Dalì
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1972
Ubicazione