Le logiche non monotone
L’uomo che ha una notorietà locale famigerata possiede talvolta delle doti non convenzionali che possono aprire nuovi scenari alla conoscenza ordinaria, attraverso l’utilizzo di logiche ed argomentazioni alternative alla tradizione
Tutti conoscono nel proprio quartiere o villaggio una persona che è ritenuta indesiderabile e che gode di una triste nomea. Un alcolista, un tossicodipendente, un disabile mentale sono stati discriminati per anni e talvolta hanno attirato lo scherno del prossimo, come dei fenomeni da baraccone, tanto da essere relegati in prigione anche senza colpe reali. Nella piazza centrale di Norimberga, un giovane ha tra le mani una lettera: non riesce a parlare, ha la capacità solo di ripetere la stessa frase “arrivare sani e salvi a Ratisbona” e di scrivere il suo nome, Kaspar Hauser.
Un uomo alla finestra avvicina Kaspar e legge il documento: c’è il riferimento ad un indirizzo. Da quel momento in poi, Kaspar avrà attorno a sé alcune persone fidate che vorranno prendersene cura, come il professor Daumer, altri che lo derideranno o metteranno alla prova, come dei militari o degli impresari di un circo. Sin dagli esordi della narrazione, si comprende che Kaspar dovrà dialogare soprattutto con il proprio universo interiore e che le sue domande e risposte sono molto simili a quelle di un bambino. Solidarizza con giochi ed animali, elementi della realtà che vede come gli unici più vicini alla sua dimensione.
Questo tentativo viene esplicitato da un profondo atteggiamento realista rispetto al mondo. Quando gli viene chiesto di credere in Dio, Kaspar rammenta che nella prigione dov’era un tempo non pensava proprio a nulla ed ora non riesce a credere che Dio sia un’entità esistente ed abbia creato tutto dal nulla. La risposta è perentoria: -Devi assolutamente credere: un dogma non è fatto per essere discusso! -.
Ma Kaspar replica che prima deve comprendere la natura delle cose che vede, poi di quelle che non vede, e si rifiuta di pregare. L’acme della sua capacità di concettualizzare la realtà in modo alternativo al mondo egli adulti, si raggiunge quando trova a colazione un docente di logica e matematica che vorrebbe porgli delle domande. La filosofia imperante dell’epoca è l’Idealismo e la somiglianza fisica del professore ad Hegel rappresenta un omaggio alla volontà di scardinare quelle che vengono definite le “logiche monotone” e classiche, quelle che seguono ragionamenti lineari e consequenziali, da Parmenide ed Aristotele in poi. L’indovinello che Kaspar deve risolvere ne è un esempio: deve enunciare la domanda che andrebbe fatta ad un uomo che ha davanti a sé nei pressi di un bivio, dove un sentiero porta al paese di coloro i quali dicono sempre la verità, l’altro al luogo dove tutti mentono.
Kaspar ha un’intuizione che scaturisce dalla sua visione del mondo con occhi da bambino. Si mostra estremamente critico della società che da un lato gli chiede di apprendere logica e linguaggio, dall’altro lo invita ad avere fede in ciò che non ha alcuna logica, nei dogmi. Così la “doppia negazione” che il professore suggerirà come unica soluzione possibile della logica classica, viene annullata da una domanda che appare inaccettabile a quell’impostato docente: sei una pulce? Se il suo interlocutore occasionale dirà di sì, sarà il bugiardo di turno, se affermerà di non esserlo, verrà dal paese della verità. Questo è un esempio di “logica non-monotona” che mina l’idea di fondo che la logica deduca e parta da rigide premesse non scardinabili. In fondo un conto è la logica, un conto è la realtà, ed è proprio questo che Kaspar insegna al mondo: talvolta le menti apparentemente meno razionali riescono a trovare delle soluzioni alternative che non sono illogiche, ma fondano nuove frontiere del pensiero.
Ma si sa bene che pochi sono pronti alle novità. L’assassinio di Kaspar Hauser e la sua autopsia proveranno delle anomalie cerebrali. Ora quella società piccolo borghese si è data una spiegazione logica al perché del suo modo di ragionare innocentemente in maniera “non-monotona”.
Parerga e Paralipomena
Cari amici animali
Per chi è stato emarginato dal prossimo, la soluzione talvolta è il dialogo con esseri ritenuti dotati di sensibilità particolare ma non del dono della parola: gli animali. In fondo la tradizione agiografica ha dipinto proprio così i santi. Francesco d’Assisi era il matto di turno proveniente da una delle più ricche famiglie del suo comune in guerra permanente. Spogliarsi non solo dell’armatura ma di ogni abito e ricchezza era ritenuto un atto folle. Non di meno dialogare con un lupo o chiamare fratello e sorella il sole e la luna, prima che il suo ordine venisse approvato nella regola della povertà da Innocenzo III, sembravano atteggiamenti altrettanto irrazionali. Il dialogo con il mondo animale, con la natura nei suoi elementi fisici e non solo spirituali è sembrato il conforto del pittore Antonio Ligabue. Il “matto”, il “tedesco” così lo chiamava la piccola comunità di Gualtieri in provincia di Reggio Emilia prima di scoprirne il talento, prima di vederlo benestante al punto tale da acquistare un appartamento, una motocicletta ed un’automobile. Ma la sua figura verrà sempre ricordata per il disprezzo verso quel genere umano che l’aveva costretto a vivere da solo ed in una capanna nei pressi del fiume Po. I suoi unici riferimenti? Felini rappresentati nella ferocia, galli pronti al combattimento, esemplari di specie esotiche in lotta: agguati, aggressioni, contese, quelle che non le specie animali, ma gli uomini erano sempre pronti ad ordire contro la sua persona.
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Scheda del film
Regia
Werner Herzog
Titolo originale
Jeder für sich und Gott gegen alle
Altri titoli
L’enigma di Kaspar Hauser
Durata
160 minuti
Genere
Drammatico, biografico
Data di uscita
1974
Dettagli dell’opera
Titolo
La vedova nera
Autore
Antonio Ligabue
Tecnica
Olio su faesite
Realizzata nel
1951
Ubicazione