Napoli, Totem e tabù
Il rapporto coi propri desideri e le proprie aspirazioni spesso passa attraverso la necessità di dover superare con coraggio sia i divieti che le esaltazioni che la famiglia e la città in cui siamo nati c’impongono in modo indiretto.
Le domeniche in famiglia. Quelle in cui le difficoltà e le gioie vengono condivise, quelle in cui il tempo non rappresenta un problema perché il lunedì, il giorno in cui si ritornerà a scuola o al lavoro, è ancora lontano. In queste occasioni l’aspetto conviviale diventa fondamentale, ed è un modo per mettere al centro dell’attenzione di tutti soddisfazioni e difficoltà, nonché figure tipiche della società in cui si vive, aneddoti e racconti che sembrano di pubblico dominio, ma che in realtà sono circoscritti a pochi, per l’appunto gli invitati a pranzo. Questo scenario influenzerà notevolmente la vita dei più giovani, che vengono cresciuti in una prospettiva di comunanza di simboli e valori. Il protagonista di questa vicenda è proprio un liceale napoletano: Fabietto. I suoi studi classici tornano spesso nelle sue riflessioni e citazioni, persino quando la madre gli lascia un piatto di gnocchi in frigorifero, cita Dante ed il Conte Ugolino. Ma la cultura che lo sta formando non può fare a meno di alimentarsi del confronto con alcune figure ed eventi che caratterizzano la sua adolescenza. La Napoli di Fabio è quella di una famiglia che somiglia ad una piccola società totemica e che lo porterà a viverne da interprete indiretto le vicende, proprio come descritto da Freud in Totem e tabù. Colpisce immediatamente il rapporto con il sesso che è un interesse forte di questo ragazzo. Pur non essendo esattamente un conquistatore, la sessualità ed i discorsi attorno ad essa non lo scandalizzano tra le mura domestiche. Parla senza inibizioni col fratello di un tema che è palesemente incestuoso: il comune sogno erotico inerente la zia di primo grado, donna piacente e di mezza età con evidenti disturbi mentali ed una notevole propensione a farsi notare per la propria fisicità.
Viene proiettato alla sua iniziazione con le ragazze dal padre, un bancario che gli racconta le sue prime esperienze amorose nei pressi della Galleria Umberto. Non farà testo se la partner sarà bella o brutta: l’importante è che il peso della verginità venga al più presto abbandonato. Affronta con relativa serenità la notizia che i suoi genitori potrebbero separarsi, a causa di una relazione extraconiugale del padre con una collega, dalla quale ha avuto anche un figlio. Per Fabietto non sono un tabù nemmeno le storie criminali di un contrabbandiere di sigarette diventato suo amico, la scurrilità della signora Gentile e le disavventure sentimentali della zia paterna, afflitta dalla sua scarsa avvenenza ed accompagnata da un nuovo anziano fidanzato, claudicante e col laringofono.
Non a caso suo padre rompe anche il tabù della maldicenza e dice al futuro cognato cosa pensa di lui, della sua età e del suo stato di salute sin dal primo incontro. Ma i due mondi che Fabietto vive in modo parallelo, quello della sua famiglia e della sua città, hanno anche un totem in comune: il televisore. Il focolaio domestico degli anni Ottanta è il mezzo col quale poter vedere dei film la sera e rispetto al quale industriarsi in una sorta di rituale per poter cambiare canale con un lungo bastone, perché il proprio padre è contro il telecomando, ritenuto un inutile oggetto della borghesia. Attraverso quello schermo, in una torrida estate del 1986, tutta Napoli esultò quando Maradona segnava due reti all’Inghilterra nei Mondiali di calcio in Messico.
Il campione sportivo, che porterà ai massimi livelli la squadra del cuore di Fabio, ha conciliato totem e tabù. Da un lato ha violato palesemente le regole, colpendo il pallone con una mano per battere il portiere avversario in uscita. Dall’altro, nel giro di soli cinque minuti, segnerà quello che gli esperti hanno definito “il goal del secolo” con una serie di travolgenti dribbling che partono da oltre metà campo per chiudersi con un immancabile tocco col suo piede sinistro. Maradona diventerà per tutta la vicenda una sorta di divinità rispetto alla quale sacrificare piccoli piaceri, come una vacanza a Roccaraso ed una gita con gli amici, sino al punto da palesare quasi doti salvifiche e da diventare egli stesso un totem nelle rappresentazioni del presepe.
L’ultimo tabù da violare? Appare evidente che l’iniziazione al sesso di Fabietto non potrà avvenire solo a parole, ma se i suoi pensieri sono rivolti ad una giovane ed avvenente attrice teatrale, questo decisivo passo verso la vita futura avverrà in modo inaspettato, in una modalità quanto meno improbabile, pittoresca e ritualizzata.
PARERGA E PARALIPOMENA
Il presepe
Attorno alla riflessione freudiana sulle società totemiche, emerge in modo evidente come alcuni luoghi non abbiano volutamente superato la mescolanza di sacralità e profanità. In questo senso, il tabù della violazione dei divieti della religione è ampiamente raggirato attraverso il folklore, una sorta di licenza poetica attraverso la quale è possibile inserire praticamente di tutto all’interno di un universo simbolico. Uno dei casi più rappresentativi di questa logica è il presepe. Napoli ha un’intera strada dedicata all’arte presepiale, San Gregorio Armeno. Qui è possibile trovare praticamente qualunque caratterizzazione dei personaggi a supporto dei tre re magi. Oltre alla rielaborazione in tutte le salse dei pastori, politici come cantanti, artisti e figure iconiche della storia, conduttori televisivi, star del cinema e l’immancabile serie degli sportivi preferiti degli italiani, i calciatori, fanno bella mostra nelle botteghe artigianali. Del resto, come negare a coloro i quali vivono la ritualistica della preparazione al Natale la soddisfazione di una personalizzazione del proprio presepe, elemento d’arredo e di condivisione familiare e sociale della vita domestica? Questa tendenza ha radici antichissime, anche al di fuori della città di Napoli. Nelle viscere della città di Siracusa venne rinvenuto nel 1872 un incredibile sarcofago del IV secolo. Su di esso, venne scolpito in rilievo non solo la scena della natività e dell’adorazione dei magi, ma anche una serie di rappresentazioni di uomini importanti dell’epoca. In fondo l’immortalità può derivare non solo dalla qualità di un’opera, ma anche dal potersi fregiare di essere stati a fianco, almeno in termini fantasiosi, ad un importante personaggio: chi meglio di Gesù per accompagnarsi nell’imprimere nell’eternità del marmo il proprio volto?
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Scheda del film
Regia
Paolo Sorrentino
Titolo originale
È stata la mano di Dio
Durata
130 minuti
Genere
Biografico, drammatico, commedia
Data di uscita
2021
Dettagli dell’opera
Titolo
Sarcofago di Adelfia
Autore
Sconosciuto
Tecnica
Marmo
Realizzata nel
IV secolo d. C.
Ubicazione