L’attimo eternizzato della filosofia romantica
L’assenza di una scuola romantica ci conduce a temi comuni che tanti pensatori hanno inserito nella loro produzione filosofica. Tra questi vi è sicuramente la volontà di rendere eterno un tempo sfuggente attraverso l’amore titanico e la figura del “non morto”
Il progetto cinematografico è la rivisitazione del romanzo di Bram Stoker con tutte le licenze poetiche che possono essere concesse al grande Coppola ed al suo straordinario cast (Oldman, Reeves, Ryder, Hopkins solo per citarne alcuni). La suggestiva fotografia di Dracula colpisce tutti nelle sale. Gli appassionati d’arte avranno notato un’immagine su tela del principe Vlad che è in realtà il famoso Autoritratto con pelliccia di Albercht Dürer.
Ma le variazioni rispetto al libro non finiscono certo qui. Lo stile sfugge talvolta dalla logica del diario, dove i protagonisti sono tanti e la figura letteraria del “non morto” è delineata in modo personale da ciascuno dei singoli protagonisti. Il tema è un altro. Chi ha amato il Romanticismo, ha senz’altro riscontrato una difficoltà quando ha dovuto interpretarlo filosoficamente. Non esiste una scuola romantica o un manifesto univoco di tale pensiero. Non di meno, esso non è unicamente confinabile in un range temporale che più o meno abbraccia la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo. Con certezza esistono però degli spunti comuni di riflessione e, fra questi, Coppola ha voluto evidenziare in più scene l’eternizzazione dell’attimo. In un contrasto tra finito ed infinito, i Romantici vorrebbero che l’istante diventasse eterno e tale tentativo è immortalato con l’amore. Tutto parte da una titanica ribellione a Dio. Quello stesso simulacro che Vlad Tepes ha difeso, ora gli ha portato via la donna che amava. Non resta che una sacrilega ribellione: rinnegare Dio, al punto tale da maledirlo, da infilzare la propria spada nella croce e, simbolicamente, passare dalla parte delle forze demoniache.
Chi ama i Romantici conosce il titanismo: una lotta disperata, forte, strenua, ma contro un nemico troppo superiore e rispetto al quale è già noto l’esito ultimo di essere soccombente. Dracula sta per baciare Mina ed ha un raro, anzi unico rimorso di coscienza a seguito di precise parole della giovane: essere come Voi siete, vedere come voi vedete, amare come voi amate. L’avvertimento del vampiro è chiaro: per venire con lui, Mina deve lasciare questa vita e rinascere con sembianze demoniache. Questo non può essere permesso: è una condanna alla dannazione.
Poco importa: le parole di Mina sono perentorie. Portatemi via da tutta questa morte!
Il finale del film affronta il tema di una visione del rapporto tra vita e morte che solo i Romantici possiedono, ovvero quello di una via intermedia tra queste due dimensioni. Dracula è sconfitto da Van Helsing ed Harker ed è moribondo. Ma è proprio quest’ultimo, spinto dalle parole di Mina, a ritenere che il loro lavoro sia oramai compiuto. Ancora una volta Dio, forzosamente rinnegato, ha abbandonato Dracula, che sta spirando ai piedi dello stesso altare, simbolico atto iniziale di un sacrilegio. Mina ha un’illuminazione che è anche scenicamente rappresentata: l’amore libera dalle tenebre poiché più forte della stessa morte. La lama che trafigge Dracula non è un colpo di grazia, ma autenticamente la pace, la fine di un eterno ciclo di tomba, bara, sangue e “non vita”.
Tra la vita e la morte, esiste ciò che è superiore ad entrambe le dimensioni, l’Amore, originato anche dalla macabra forma della decapitazione del cadavere che Mina attua. Proprio perché morto, Vlad è ora finalmente vivo, e non condannato come un’anima infernale, ma ancora in vita, un “non morto”, un dannato che vaga per il mondo.
Parerga e Paralipomena
Il Ribelle
Se ci dovessimo chiedere quale ribellione a Dio ha causato un regno eternizzato, questa è sicuramente quella di Lucifero. L’angelo che portava la luce ha iniziato una dura lotta per raggiungere il proprio obiettivo, quello di corrompere la specie umana, ed ha finito per essere il protagonista di un mondo senza fine: l’Inferno. Il primo ad intravedere non già l’impersonificazione del Male, ma una sorta di eroe romantico nella figura di Satana è John Milton nel suo Paradise Lost. Una frase che è tutto un programma colpisce nel libro primo: meglio regnare all’Inferno che servire in Paradiso, una riprova che il titanismo, come atteggiamento romantico di una lotta persa in partenza ma combattuta sino alla fine con dignitosa determinazione, è ben antecedente all’Ottocento. L’oscurità, le ombre, il tormento, gli anfratti più profondi della terra. Qui dimora Lucifero nel quadro del 1890 di Franz von Stuck. In un’epoca in cui essere romantico non andava più di moda in Germania, nonostante la sua esplicita possibilità di collocazione al simbolismo ed espressionismo, il pittore tedesco volle rappresentare un eroe romantico come Milton, Stoker e Coppola. Un raggio di luce nella tela richiama ovviamente al significato del nome Lucifero. Una posa pensierosa allude a quanto la mente di un uomo-diavolo possa cercare di competere con quella di Dio. Gli occhi spiritati parlano da soli: due punti fissi, l’ennesimo tentativo di rappresentare l’eterno oltre la morte.
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Scheda del film
Regia
Francis Ford Coppola
Titolo originale
Bram Stoker’s Dracula
Dracula di Bram Stoker
Durata
123 minuti
Genere
Drammatico, horror, thriller, romantico
Data di uscita
1992
Dettagli dell’opera
Titolo
Lucifero
Autore
Franz von Stuck
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1890
Ubicazione