Le dodici fatiche di Asterix: che cos’è la burocrazia?
Burocrazia: un sostantivo che ha una valenza esclusivamente dispregiativa. Tuttavia, sia nell’origine che nella riorganizzazione della sua definizione, il suo scopo è più che mai nobile e funzionale alle esigenze del cittadino
Nella serie di fantasiose vicende che caratterizzano gli irriducibili abitanti di un piccolo villaggio della Gallia contro la superpotenza militare di Roma, il ruolo rilevante della pozione magica preparata dal druido Panoramix ha fatto la differenza. Essa conferisce, ai pochi difensori dell’ultimo baluardo d’Oltralpe contro Cesare, una forza eccezionale. Stanchi di una lotta che sembra vana, sia l’esercito che il senato cominciano a pensare che i Galli confinati in quel fazzoletto di terreno siano delle divinità. L’accordo è presto fatto: se una delegazione di barbari supererà dodici fatiche, nella riedizione di quelle che affrontò Ercole, non solo gli verrà riconosciuto lo status di dèi ma anche i territori corrispondenti a tutte le conquiste di Roma.
Asterix e Obelix sono i migliori candidati a questo compito, che ha una sola prova di carattere extra fisico: farsi conferire un lasciapassare, in un gigantesco edificio detto “la casa che rende folli”. Il motivo di quel nome appare evidente: attorno ad essa corrono e si muovono una serie di persone che danno di matto. Il compito sembra facile, ma non è così. I nostri due eroi s’imbattono anzitutto in un usciere con evidenti problemi di udito.
Inadatto a quel compito, diventa facilmente irritabile a fronte di domande che reputa insistenti. Poi è la volta di rampe di scale che portano agli uffici dei piani superiori. Sono inutilmente ripide, alte, lunghe e non agevolano i continui spostamenti che Asterix e Obelix sono costretti a fare. La stanchezza e lo snervamento aumentano con le impiegate degli sportelli numero due e ventisei. Di fatto, quelle giovani donne non fanno nulla.
Parlano di questioni personali, creano disagio e attesa, sono totalmente distaccate dal loro compito di front office e non ricordano nemmeno che pochi minuti prima avevano ricevuto gli stessi utenti che avevano posto loro una domanda identica. Come se non bastasse, i funzionari di quella gabbia di matti sono supponenti, autoritari e si chiudono nelle proprie secrete stanze a coltivare giochi infantili con le loro segretarie. Questa è la burocrazia: una serie di inutili e pesanti procedure da rispettare per farsi riconoscere dei propri diritti.
Termini inutilmente complessi, impossibilità d’individuare il reale responsabile di un errore, mancanza d’informazioni precise. Persino la struttura architettonica della casa dei diritti del cittadino è inutilmente complessa. Tutti noi potremo confermare questa visione di un termine radicato nella nostra cultura con valore esclusivamente dispregiativo. A ben vedere, oltre un secolo fa, nel suo saggio Economia e società, Max Weber tracciava un profilo di burocrazia differente e snellente che doveva fugare l’alone di negatività che lo caratterizza anche oggi. In essa, il corretto funzionamento di un’organizzazione destinata al pubblico, derivava dall’imparzialità con cui ci s’interfaccia all’utenza. Dunque, nessun favoritismo. Asterix e Obelix vanno trattati in modo corretto, non perché è appena giunto un funzionario che potrebbe licenziare l’usciere. Il famigerato lasciapassare A 38 dovrebbe essere conferito in modo snello e rapido, senza ambiguità. Il verticismo di una pubblica amministrazione, a giudizio di Weber, dovrebbe solo garantire una chiara possibilità di un corretto esercizio del potere: sapere chi fa cosa, organizzare il lavoro, sono alla base di questo iter. La “casa che rende folli” non farà impazzire i suoi ospiti occasionali. Poiché l’intelligenza di Asterix non necessita di alcuna pozione magica per essere attivata, la sua soluzione è dietro l’angolo dopo un continuo saliscendi sulle rampe di scale. Poiché in quell’edificio corrotto da paroloni e ottuse procedure manca proprio l’organizzazione di cui parla Weber, la soluzione al loro problema è mandare gli impiegati Romani in conflitto, con la richiesta di una norma che nessuno conosce. Ora saranno proprio i dipendenti a cercare invano una soluzione a un lasciapassare che ha un nome che non esiste e nel caos generato, l’ottuso e saccente funzionario finirà per consegnare loro il documento richiesto.
PARERGA E PARALIPOMENA
Da Erode a Pilato
L’esperienza che Asterix e Obelix hanno vissuto non ci appare così impossibile da immaginare. Anzitutto, una delle prime vittime delle lungaggini burocratiche è stato lo stesso Gesù. Anche per comprendere se a giudicare il Nazareno dovesse essere Roma, Erode o il Sinedrio, Cristo venne inviato in vari luoghi, sballottato fisicamente al punto tale che tuttora, quando siamo costretti a un inutile ping pong da un ufficio all’altro e non abbiamo risposta alle nostre istanze, siamo soliti dire che veniamo mandati da Erode a Pilato. Probabilmente, anche i due geniali creatori delle vicende di Asterix e Obelix, René Goscinny e Albert Uderzo, pensarono ad una fatica ritenuta insuperabile per i protagonisti delle loro avventure, confrontandosi con quell’idea di burocrazia che si erano fatti anche negli uffici della pubblica amministrazione francese. Questa sostanziale irrealtà e impossibilità di comprendere il punto di vista di chi si trova al nostro cospetto, anche per richiedere una semplice informazione, viene ben rappresentata nella storia dell’arte da Escher. Nella sua litografia Relatività non è casuale che i protagonisti salgano e scendano delle scale in un meccanismo nel quale non sia possibile individuare realmente chi sia autore di un gesto o un’azione e in che direzione sia indirizzato.
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Scheda del film
Regia
René Goscinny e Albert Uderzo
Titolo originale
Les douze travaux d’Astérix
Durata
82 minuti
Genere
Animazione, fantastico, commedia
Data di uscita
1976
Dettagli dell’opera
Titolo
Relatività
Autore
Maurits Cornelis Escher
Tecnica
Litografia
Realizzata nel
1953
Ubicazione