Quanto conta la statura?
Un biglietto da visita immediato: la propria altezza. Quanto conta davvero nella vita? L’alta e la bassa statura rappresentano un vantaggio o uno svantaggio? Una possibile risposta risiede in analisi che sin dall’Antichità sono considerate valide.
Coach Norman Dale ha metodi duri e poco ortodossi per allenare. Dopo quasi un decennio di radiazione federale, torna a guidare una squadra partendo dalla high school.
Il minuscolo liceo dell’Indiana è quello della Hickory. Solo otto giocatori fanno parte del roster di questo team. Due sono gli elementi che colpiscono tutti coloro i quali s’immergono nella trama di questa vicenda ambientata negli anni Cinquanta ed ispirata ad una storia vera. Il primo è Jimmy Chitwood. Un ragazzo alto almeno un metro e novantacinque centimetri. Un vero gigante per quell’epoca storica, soprattutto in rapporto al fatto che va ancora a scuola e gioca nel ruolo di guardia, lontano dal canestro.
Ha un tiro eccezionale ed una coordinazione che gli consentirà di sicuro un futuro nel professionismo. Ci ricorda quello che Aristotele scrive nell’Etica Nicomachea “per la bellezza è indispensabile un’alta statura; le persone piccole possono avere grazia ed eleganza, ma non bellezza”. Dunque Jimmy è non solo la stella della squadra, ma incarna sia le virtù etiche che quelle dianoetiche, mostra straordinario talento abbinato ad un quotidiano esercizio ed è il prototipo del paradigma estetologico della kalokagathìa, bello in quanto perfetto anche moralmente.
Tuttavia, Norman Dale è consapevole che solo con un grande realizzatore non si vincono i campionati. Per questo motivo comprende come sia necessario valorizzare tutti, persino il piccolo Ollie, davvero poco capace in termini tecnici e fisici. In un momento decisivo, l’estrema fiducia conferita viene ripagata con la realizzazione di due tiri liberi e la conseguente vittoria di un incontro finito punto a punto: Ollie avrà uno slogan per tutta la vita, quello che ce la farà a realizzare quei tiri.
Ma Aristotele non aveva rimarcato il primato dell’altezza come condizione necessaria ed indispensabile per la bellezza? In realtà un’attenta lettura della Metafisica ci permette un’analisi indispensabile per definire il prototipo del cestista contemporaneo “gli uomini di alta statura presentano degli indubbi vantaggi purché conservino agilità e velocità”. Niente scuse per nessuno che solchi il parquet poiché, parafrasando Aristotele, nella pallacanestro come in ogni forma di attività fisica quotidiana, chi è piccolo deve sforzarsi di diventare grande e chi è grande di diventare piccolo. In effetti un uomo alto e possente appare ridicolo se ha limiti di coordinazione e presenta un’incorreggibile lentezza e pesantezza. Non di meno, atleti più bassi possono compensare una carenza di altezza con una notevole elevazione e forza fisica correlata.
La conclusione è oramai ben delineata: è possibile non considerare la statura come una discriminante ad alcuna attività, ma come un’eventuale agevolazione qualora armonia, bellezza e dinamismo possano coincidere in una commistione di virtù etiche e dianoetiche.
PARERGA E PARALIPOMENA
Né David né Golia
Uomini bassi di statura che hanno scatenato guerre come Napoleone Bonaparte. Uomini con “un metro e mezzo di statura” derisi dai loro coetanei, oggetto di volgari battute e vendicativi al punto tale di condannare a morte il prossimo, come ci ricorda Fabrizio De André nella figura del giudice che ha rappresentato in parole e musica. Autentici giganti, rappresentanti di un popolo di viziosi invasori che vanno uccisi e discriminati per motivi diametralmente opposti come il filisteo Golia e l’imperatore barbaro che non mise mai piede a Roma, Massimino il Trace. Un contrasto storicamente poco analizzato, una guerra tra l’alta e la bassa statura che anche nei Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift è ben presente quando si passa dai minuscoli cittadini di Lilliput ai giganteschi abitanti di Brobdingnag. Gulliver è dodici volte più grande dei lillipuziani e dodici volte più piccolo del contadino di ventidue metri che lo trova e lo usa come fenomeno da baraccone. Ma questa lotta tra uomini alti e bassi ha un senso? Il messaggio di Aristotele è probabilmente ben sposato da Caravaggio nelle sue rappresentazioni di Davide e Golia. Anche se passionale e famoso come grande pittore in vita, Michelangelo Merisi sa di essere un peccatore impenitente, un piccolo uomo di fronte e Dio e nelle versioni dei dipinti da lui dedicate all’episodio biblico, Golia è sempre raffigurato col suo volto, un perpetuo autoritratto di chi chiede perdono al papa per non essere condannato a morte, ma soprattutto a Dio, per non essere degno del suo perdono. Se il magistrato di bassa statura di De André s’inginocchia in articulo mortis perché non conosce affatto la statura del Padreterno che lo giudicherà, Caravaggio sa bene che onori e gloria sono ben poca cosa a fronte delle colpe che non riesce a superare. La statura di David e Golia non conta nulla se non compensa i limiti che per eccesso o difetto la caratterizza. Il piano di analisi non è solo fisico, ma anche etico, proprio come dice Aristotele.
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Scheda del film
Regia
David Anspaugh
Titolo originale
Hoosiers
Altri titoli
Colpo vincente
Durata
115 minuti
Genere
Biografico, drammatico, thriller, storico
Data di uscita
1986
Dettagli dell’opera
Titolo
David e Golia
Autore
Michelangelo Merisi da Caravaggio
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1598
Ubicazione