L’onestà secondo Benedetto Croce
Si può essere onesti fino in fondo? Il limite tra un comportamento legale ed uno disonesto talvolta è tracciabile anche dalle finalità di un’azione o dal proprio ruolo.
Un treno espresso notturno percorre il tratto tra Vallo della Lucania e Napoli Centrale. Di espresso non c’è solo la sua classificazione ferroviaria, ma anche il caffè che vende a bordo Michele Abbagnano. Si tratta di un disoccupato che viaggia senza biglietto e che è organizzatissimo nell’esercizio abusivo della sua professione.
Possiede le chiavi di blocco delle porte dei bagni dei vagoni, padroneggia i tempi di percorrenza, si offre di svegliare al momento opportuno i viaggiatori e riesce persino a capire se le carrozze potrebbero essere sballottate dal solo rumore degli scambi all’altezza di ogni snodo. In più sa a quale ambulante rivolgersi nelle stazioni per farsi riscaldare i termos e per prendere qualche bustina di zucchero gratis, con cui addolcire i cappuccini. Una coppia di panieri, un campanello da bicicletta per destare chi dorme al suo passaggio ed il gioco è fatto. La sua figura è nota ai controllori: è ricercato su tutta la rete ferroviaria ma ne sa una più del diavolo per eludere ogni forma di vigilanza. Non è l’unico passeggero a bordo che vive di espedienti. Una coppia di amanti clandestini che si scambia effusioni su rotaia, un finto non vedente che chiede l’elemosina, un infermiere corrotto, un falso sacerdote sono la cornice di una compagine umana non esattamente in regola con la morale.
Ma il punto è proprio questo: si può essere onesti fino in fondo? Esiste la possibilità di ritenersi tali in modo assoluto o alcune forme di illegalità sono più gravi dell’illegittimità? Michele Abbagnano sa bene che non tutto quello che compie è legale, ma ritiene legittimo il suo modo di vivere, sente quasi di erogare una sorta di servizio aggiuntivo che manca nei treni notturni. Soprattutto ha ben chiaro che certi uomini vanno condannati, ma non in un ordine gerarchico, non più di lui. Quando un trio di borseggiatori gli propone di segnalargli chi viaggi col portafogli pieno e di divenirne complice, lui si rifiuta. Il capo dei malfattori gli spiega che il picchiatore della banda gli avrebbe procurato varie fratture, Michele non si fa intimorire: non diventerà un ladro ed al termine del viaggio si ribellerà alla violenza, difendendosi anche fisicamente da un atto di volgare sabotaggio dei contenitori delle sue bevande.
Poteva essere l’occasione per essere assunto e stabilizzare la sua vita da dei viaggiatori milanesi, ma in quel caffè che aveva servito con tanto di speranze non c’era solo l’aggiunta di zucchero. Precedentemente, aveva avuto pietà di un nucleo familiare di cinque persone reduci dal funerale di un guardiano presso una cava di ghiaia. L’uomo è morto nell’indifferenza del padrone che è all’esterno dello scompartimento ed è giusto far pagare all’insensibile proprietario una cifra molto più alta per due bevande calde. A modo suo, Michele è molto più onesto di tante persone che incontra, proprio come afferma Benedetto Croce nel 1931 nel suo saggio Etica e Politica. Chiedere alla politica onestà ed integrità morale assoluta è da sciocchi, da imbecilli. Sarebbe come pensare che “chimici, fisici, poeti, matematici, medici e padri di famiglia avrebbero tutti bontà nelle intenzioni e personale disinteresse in ogni attività”. Se la politica è la più alta manifestazione della società, essa deve possedere il principio della competenza: valutiamo un medico ed un chirurgo non per la parcella ma per la perizia nell’operare un paziente senza assassinarlo, senza tener conto delle potenziali buone intenzioni di quel professionista. Dunque, un uomo capace è ben superiore ad un uomo inutilmente onesto e Michele Abbagnano è un bravo padre ed un abile venditore, poco importa che non possegga una licenza. Il treno è quasi giunto a Napoli. Michele è in trappola: controllori e poliziotti lo hanno scoperto e lui minaccia di togliersi la vita e di lanciarsi dal treno in corsa. A frenare il gesto c’è suo figlio, a frenare il convoglio c’è un distinto ispettore delle Ferrovie dello Stato che tira la leva di emergenza. Abbagnano si confronta con chi sa tutto di lui, soprattutto delle tante storie attorno all’invalidità del suo braccio: perso per salvare due bambini in un incendio, in una tempesta di sabbia durante la guerra, o in una morsa. Tutte farneticazioni, ma se l’ispettore potesse sapere la verità su quel braccio sinistro forse potrebbe essere un’attenuante in un futuro processo. Tolto il guanto emerge “la sola verità tangibile” come la chiama l’ispettore: il venditore abusivo non ha un arto di legno, è il solito truffatore. Ma l’ultimo impeto di onestà è una dichiarazione di Michele Abbagnano. Il braccio è paralizzato e viene scaraventato contro i vetri ed il legno dello scompartimento. La gente non vuol vedere una menomazione e quelle storie sono un modo per non sentirsi un disabile, per accontentare gli avventori occasionali e per non muovere a pietà nessuno. Il braccio “falso” come lo chiama Michele è l’unica cosa vera per la gente perché la verità è ciò che superficialmente si vede, non quanto c’è alle spalle di una vicenda.
Arrivati a fine corsa del treno, il figlio di Michele simula un malore. Dopo essersi confrontati, il funzionario delle Fs, i poliziotti ed i controllori lasciano andar via Abbagnano, ma cosa farebbe un uomo onesto? Secondo Benedetto Croce dire al figlio che non si raccontano bugie, a questo, ci pensa suo padre.
Parerga e Paralipomena
La strada per l’Inferno
Le riflessioni di Benedetto Croce in Etica e Politica sono fortemente legate al rapporto tra intenzioni ed azioni. Si può condannare un uomo perché ha cattive intenzioni ma opera in modo corretto? Mutuando il pensiero di quello che è il suo maestro Hegel, la risposta è negativa. Un politico come un padre si giudicano per gli atti che hanno compiuto non per il movente da cui sono originati. Croce pensa a Lorenzo il Magnifico. Oggi lo chiameremmo tiranno e ne rimarcheremmo la corruzione, ma secoli dopo restano alcune tra le più straordinarie opere della storia dell’arte a testimonianza del suo operato ed è questo quello che conta. Allo stesso modo la pretesa di moralizzare Firenze da parte di Savonarola produsse tumulti, violenza, disordini e condanne a morte. Eppure frate Girolamo era il predicatore per eccellenza della moralità e della fuga dalla corruzione e non aveva mai rubato un soldo. La frase che Hegel usava spesso è ben nota: di buone intenzioni è lastricata la strada per l’Inferno ovvero il male risiede nelle azioni negative che derivano da buoni presupposti. Spesso chi aiuta il prossimo non si rende conto di non essere la persona più adatta a farlo. Se nel soccorrere un ferito ne causiamo la morte, poiché non abbiamo contattato l’ospedale e non siamo stati capaci di arrestare un’emorragia, come valuteremmo le nostre azioni? Il sangue scorrerà, eppure volevamo renderci conto di quanto stesse accadendo e salvare una vita. Questo è proprio quello che accadde a Dante nel XIII canto dell’Inferno. Su invito di Virgilio e non comprendendo da dove venissero i lamenti in un bosco di alberi dagli arbusti contorti, Dante strappa un ramoscello e vede scorrere sangue misto a parole sulla sua mancanza di pietà. Si tratta di Pier delle Vigne e del noto omaggio di Dante ai versi di Virgilio dedicati nell’Eneide alla figura di Polidoro. Tra i vari illustratori della Divina Commedia il più critico rispetto alle intenzioni dantesche fu William Blake. Pur essendo anch’egli poeta, provò a rappresentare con degli acquerelli e non con le parole un profondo attaccamento di Dante alla vita terrena ed alla natura e non ad uno spirituale l’aldilà: un’altra manifestazione di come intenzioni ed azioni non coincidano. Blake volle raffigurare il momento dell’estirpazione dell’arbusto nella foresta dei suicidi con un rivolo di sangue rosso fuoco, simbolo di un corpo non ancora trapassato, vivo ancora terreno.
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Scheda del film
Regia
Nanni Loy
Titolo originale
Café Express
Durata
100 minuti
Genere
Commedia
Data di uscita
1980
Dettagli dell’opera
Titolo
Illustrazione del XIII Canto dell’Inferno
Autore
William Blake
Tecnica
Acquerello
Realizzata nel
1824
Ubicazione