Introversione ed estroversione in Jung
Il modo con cui s’interpreta una partita di tennis non è solo una strategia di gioco, ma anche una metafora della vita. Razionalità ed emotività possono accompagnarsi a moderazione ed eccessi, fornendo una chiave di lettura dell’uomo e della sua natura.
Destrimane, curato nel look, con una forma atletica incredibile accompagnata da barba e capelli lunghi, biondi e lisci. Taciturno, esegue un rovescio a due mani apparentemente sgraziato ma efficace. Non sbaglia e non rischia quasi mai. Gioca prevalentemente da fondo campo ed esegue i due fondamentali in top spin, nonostante le racchette di legno dell’epoca non agevolino questo tipo di rotazione. I giornalisti lo definiscono un martello pneumatico, il mondo è stupito dalla sua maturità sportiva a soli diciannove anni e già si vocifera attorno ai suoi misteriosi allenamenti ed alla maniacale attenzione per la tensione delle corde. Il primo protagonista di questo film è lui, il glaciale Bjorn Borg.
Mancino, trasandato, amante del trash talking. Urla e protesta contro tutti: raccattapalle, giudici di linea, pubblico, giornalisti, ma soprattutto giudici di sedia. Ogni colpo mostra classe e talento puri. Può dilapidare un patrimonio di punti per il suo temperamento tendente al rischio ed a rovesci tagliati ed angolati. Il suo gioco è di anticipo ed a ridosso della rete: un imprevisto perenne, un continuo azzardo a carte scoperte. Non riesce a nascondere nulla, nemmeno i suoi capelli ricci, scuri ed arruffati. Il secondo protagonista della pellicola è il bizzarro John McEnroe.
La rivalità tra i due grandi tennisti è tra le più note della storia dello sport. Un bilancio in perfetta parità di sette incontri vinti per ciascuno dei due campioni nel loro testa a testa pluriennale. Un profilo biografico ed analitico delle loro personalità perfettamente tracciato che ruota attorno al tie break più famoso del tennis: quello del 05 luglio 1980, nella finale di Wimbledon vinta da Borg.
Ma a fronte di un profilo pubblico ben delineato, nessuno si sarebbe aspettato che i due avessero risvolti privati tanto differenti dal carattere che palesavano. Non di meno, ognuno prospettava una longevità atletica estrema per Borg ed uno spegnersi, come in ogni genio, del talento per McEnroe in tempi più rapidi. L’incontro tra i due in aeroporto è la sintesi filosofica dell’intera vicenda rappresentata cinematograficamente: si abbracciano, si congedano, si mostrano in modo autentico al rivale e diventano amici.
La riflessione che sorge spontanea è quella che Carl Gustav Jung ci offre nel suo saggio sui Tipi psicologici del 1921, dove Borg e McEnroe rappresenterebbero due termini destinati ad avere incredibile fortuna: introverso ed estroverso. Le parole dell’allenatore di Borg in Coppa Davis sono lo specchio dell’introversione: tutta la rabbia che hai, mettila in ogni colpo.
Jung sostiene che l’introverso non riesce a dirigere il suo interesse verso l’oggetto delle sue azioni, ma lo ritira e ritrae verso di sé. Così Borg ha bisogno di isolarsi dal tennis in termini razionali ed emotivi. Ecco che il suo stile di gioco ed il suo carattere appaiono sempre contenuti, riservati, senza sprazzi o tonalità fuori dalle righe, con una sorta di monotonia, solitudine, timidezza e silenziosità che accompagnano l’esecuzione di ogni movimento. Viceversa, l’estroverso junghiano è fortemente condizionato dall’oggetto della sua attività e sfoga e relaziona su di essa tutto il suo patrimonio interiore ed affettivo, reagendo ad ogni stimolo, relazionandosi con tutti e palesando una necessità di variare continuamente il modo con cui comunica la propria individualità attraverso la sua attività preponderante. Ogni atto dell’estroverso è imprevedibile e carico di energia e di parole e gesti, alla ricerca del coinvolgimento pubblico, dell’attenzione e del clamore proprio come accade con McEnroe. La conclusione di Jung è molto suggestiva: la diffidenza con la quale l’estroverso guarda al mondo interiore è pari a quella con la quale l’introverso guarda al mondo esteriore. Questo perfetto bilanciamento è evidente nello spettacolo che i due grandi tennisti hanno fornito al pubblico e per estensione è presente in ciascuno di noi nel rapporto con la vita e con ogni evento con cui gli individui si relazionano, al punto tale da proporre, secondo Jung, una lettura essenziale e non solo psicologica della natura umana.
PARERGA E PARALIPOMENA
Un difetto apparente
Abbiamo tutti letto un giudizio non lusinghiero. Che si alluda ad un giovane studente, al praticante di una disciplina sportiva, ad un artista, ad un conoscente nuovo o di lunga data l’aggettivo sostantivato introverso suona come negativo. Le analisi di Jung sono la riprova che non vi è alcuna componente di valutazione dei tipi psicologici in chiave di valore, di gerarchia o di moralità. Semplicemente un uomo introverso è ontologicamente e psicologicamente tale, nulla più. Attribuire meriti all’estroversione e demeriti all’introversione è una derivazione della vulgata che poco considera quanto la componente junghiana sostenga l’opposizione inconscia alla propria componente prevalente conscia. In sostanza un uomo socialmente e dichiaratamente estroverso, sarebbe, in chiave inconscia, estremamente introverso. Comici, attori, musicisti, atleti, politici hanno tutti palesato tale evidente elemento di contrasto nella loro personalità ed in ambito privato. Chi aveva ben chiaro questo messaggio ed ha cercato di veicolarlo con l’arte è stato il pittore Tiziano Vecellio. Nel suo quadro Amor sacro e Amor profano, tutti ci aspetteremmo una stereotipata lettura della presentazione fisica e del vestiario della giovane donna presente in modo doppio e nella stessa fisionomia. Ma in realtà Tiziano ha in serbo una sorpresa. In un paesaggio agreste e bucolico, la ragazza che ha addosso un vestito è il simbolo dell’Amor profano, mentre quella nuda col solo pube coperto è l’amore sacro. Entrambe sono sedute su di una fontana, dove il bambino con le ali è Eros, l’Amore che rimescola continuamente le acque della vasca. In una chiave a metà strada tra filosofia e psicologia e con una sorprendente capacità di superare il suo tempo storico ed anticipare il futuro, Tiziano sa bene che ogni persona presenta caratteristiche di natura opposta in sé, andando oltre le apparenze, oltre proverbiali difetti che un giudizio troppo approssimativo potrebbe proporre. Profano ed introverso sembrano essere predicati negativamente simili per chi non sa andare oltre le apparenze di un abito e della nudità.
Potrebbero interessarti anche…
Seguici su Facebook
Scheda del film
Regia
Janus Metz Pedersen
Titolo originale
Borg McEnroe
Durata
100 minuti
Genere
Drammatico, sportivo, biografico
Data di uscita
2017
Dettagli dell’opera
Titolo
Amor sacro e Amor profano
Autore
Tiziano
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
1514
Ubicazione