L’abito dell’esteta di Kierkegaard
Da secoli si cerca di comprendere come sia possibile che esistano persone particolarmente seducenti ed affabili. In esse risiede gusto e ricercatezza che non sono soltanto un dono di natura, ma che denotano stile. Quanto questo modo di vivere possa renderli felici è una questione altrettanto complessa e dibattuta.
Julian ha trent’anni, cura il suo fisico ed anche la sua conoscenza delle lingue straniere. Ne padroneggia diverse, ma sta addirittura imparando lo svedese, mentre è con dei manubri a testa in giù vincolato con delle particolari cavigliere gravitazionali.
Il suo lavoro, in una Los Angeles degli inizi anni Ottanta, potrebbe apparire ai più estremamente discutibile: è un gigolò, un uomo che si prostituisce con delle donne ricche, facoltose e più anziane. Ma a Julian la dimensione morale del suo operato ed il giudizio altrui non interessa affatto. Veste con gusto e ricercatezza, esegue ogni giorno degli esercizi per scolpire addominali e torace, ama i libri, le opere d’arte, i club esclusivi. La sua seduzione è estremamente cerebrale: non è solo per il suo aspetto che le donne pagano i suoi servigi. La committenza è affascinata da questo giovane uomo elegante, colto, con parole e modi appropriati, che sa sempre come abbinare pantaloni, cravatte, camicie ma anche come essere garbato e gaudente allo stesso modo.
L’accostamento con la figura del Don Giovanni presentata da Kierkegaard presenta molte affinità. Nel Diario del seduttore, viene presentato il leggendario conquistatore nella versione cara alle musiche di Mozart ed al libretto di Lorenzo Da Ponte. Questi, come Julian, non mira a possedere esclusivamente in modo fisico le donne, ma in maniera psichica. Il suo godimento non è nel dar loro piacere, ma nel soggiogarle, nell’apparire come nello scomparire a sua discrezione, nell’assecondarne anche i giochi più inconfessabili. Nelle vicende descritte in American gigolò emerge l’essere attivo complice dei facoltosi coniugi Rheyman, privatamente perversi per la morale comune, semplici clienti cui poter dire sì o no, ai quali dettare il prezzo delle loro voluttà. Ma il peggio accade quando la signora Rheyman viene trovata assassinata: le prove della colpevolezza di Julian diventano sempre più schiaccianti all’interno della narrazione. Ma il nostro novello Don Giovanni non demorde, anche quando ha alle calcagna il detective Sunday, fermamente convinto che il delitto sia stata una sua opera. Il guaio è che oltre a ritenerlo autore dell’omicidio, Sunday trova deplorevole il comportamento di Julian. Qui avviene un dialogo molto indicativo per comprendere le dinamiche del seduttore nella filosofia di Kierkegaard. Se quello strano inquirente lo lascerà in pace, Julian gli insegnerà i segreti per piacere alle donne. Una postura dritta, un vestiario più elegante, una mascella rigida ed alta per parlare con sicurezza. Sunday è inorridito: cosa ci trova un giovane in una donna che avrà anche trent’anni più di lui? Non è annoiato da questo mestiere? La risposta è una di quelle che darebbe Don Giovanni. Il gusto nel dare piacere ad un’adolescente è quasi pari a zero. Invece una donna così avanti negli anni ha bisogno di tempo e di ricercatezza. Le leggi ed i costumi dell’uomo non sono sempre giusti, ma derivano da una logica scorretta come quella della gelosia e della stupidità.
Quella di Julian-Don Giovanni sembrerebbe una vita felice. Nessun legame, nemmeno una propria casa, ma un appartamento in un residence. Nessuna moglie o fidanzata: un eterno presente in cui non si guarda indietro né si programma nulla. Tutto il tempo da dedicare solo alla propria persona: feste, lussi, ricercatezze di prim’ordine. Ma in questa dimensione di “non scelta”, se per Don Giovanni c’è la disperazione connessa allo sguardo verso l’abisso dell’Inferno, per Julian c’è la prospettiva di un processo, di una condanna e di una severissima pena.
Colpisce più che mai che il seduttore al di là dell’epoca storica in cui viva non sia affatto pentito della vita che ha trascorso e di come ha operato: semplicemente non vuole pagarne le conseguenze negative e continuare a perseverare in fugaci piaceri. La mano di pietra della statua del Commendatore trascina negli inferi Don Giovanni, quella dell’innamorata Michelle, moglie del senatore Charles Stratton che aveva tentato d’incastrare Julian, lo salva.
Ora il gigolò ha un alibi e forse un amore, basterà per pentirsi e per essere innocente, non solo per un tribunale?
PARERGA E PARALIPOMENA
I jeans di Michelangelo
Se esiste un concetto sdoganato nella storia dell’arte è che la sua estensione a tutti di alcune icone le ha rese popolari in termini visivi, ma non ha lavorato altrettanto bene con la loro storia. Per questo motivo, la maggior parte delle persone che guarda la televisione o naviga sul web, sa quale sia il volto della Gioconda o riesce ad individuare le proporzioni fisiche della Venere di Milo. In questo modo, l’arte ha assunto una sorta di democratizzazione, di valorizzazione data non solo dagli esperti, ma anche dalla maggior parte dei suoi involontari fruitori, assoluti decisori della notorietà di un quadro o di una scultura. Canoni, proporzioni, messaggi indiretti, richiami alla mitologia e ad eventi storici diventano così del tutto secondari: l’arte è tale solo se tutti le si possono accostare e se addirittura può diventare un fenomeno di massa. Negli anni Ottanta, una nota casa d’abbigliamento americana volle chiedere al proprio pubblico di acquirenti femminili chi fosse il prototipo dell’uomo bello per eccellenza. Il motivo è che avrebbe dovuto rappresentare a torso nudo l’emblema della virilità e del lavoro duro e faticoso: proprio quello che nell’immaginario collettivo dovevano rappresentare i blue jeans, un tessuto originariamente destinato a chi svolgeva delle mansioni pesanti e che era diventato un fenomeno di costume ben oltre ogni ordinaria immaginazione. Vennero scelte diverse immagini, senza che esse fossero accompagnate da delle didascalie ed al di là della possibilità di associare il volto al personaggio. Ne emerse che oltre i due terzi delle donne chiamate ad esprimere la loro preferenza personale, fosse incantata dal David di Michelangelo. La scultura non era certo nata per fare della pubblicità, né com’è ben noto era perfettamente aderente alla narrazione biblica. Ma questo poco importava: quei bermuda di tela di jeans non erano a prova di trazione di due cavalli aizzati in senso diametralmente opposto: semplicemente stavano bene addosso ad un bel ragazzo di marmo bianco.
Potrebbero interessarti anche…
Seguici su Facebook
Scheda del film
Regia
Paul Schrader
Titolo originale
American Gigolo
Altri titoli
American Gigolò
Durata
117 minuti
Genere
Drammatico, thriller
Data di uscita
1980
Dettagli dell’opera
Titolo
David
Autore
Michelangelo Buonarroti
Tecnica
Marmo a tutto tondo
Realizzata nel
1504
Ubicazione