Tigre e bufalo: che cos’è lo shoganai?
Ottenere un obiettivo a tutti i costi. Lavorare con determinazione e senza sosta, in modo indefesso. Una virtù indiscutibile, che non tiene conto degli imprevisti, dell’imponderabilità e, in special modo, dell’impossibilità di raggiungere un traguardo. Cosa fare in questo caso?
Bruno è uno stimato maestro di karate Shotokan, l’arte marziale che prevede un completo controllo del proprio corpo attraverso delle forme plastiche da rappresentare nello spazio. Esse, rappresentano delle tecniche che potrebbero essere applicate al combattimento. In ogni caso, determinano una completa propriocezione, ovvero la capacità di un atleta di avere la piena consapevolezza di come occupa lo spazio attraverso i propri movimenti. Purtroppo, sensei Bruno viene colpito anche in un’età prematura dall’Alzheimer, trovandosi nella condizione di passare da maestro di vita e di morale a quella d’individuo bisognoso di aiuto delle persone care, soprattutto di familiari ed allievi.
Si può dire che è diventato cieco pur vedendo. La sua corteccia visiva è stata progressivamente danneggiata, rendendolo incapace di elaborare le immagini. Gli stimoli visivi non venivano più trasmessi alle aree del cervello che riconoscono le forme, i colori o le esperienze memorizzate, impedendogli di orientarsi. Prima dei problemi di memoria sono arrivati quelli con la vista. Nessuno poteva prevedere che un uomo sano con pratiche salutari potesse giungere a questo stadio fisico. Questa tigre, sembra esser diventata un bufalo cieco e rabbioso, ma non è così. Non c’è mai stata apprensione. Bruno ha dimostrato fino all’ultimo un carattere forte, che lo ha reso capace anche di ridere di sé stesso, specie come nelle occasioni in cui non riusciva a distinguere oggetti di uso comune. I problemi mostrati nel film sono quelli in cui si riconosceranno molte famiglie, per esempio il denaro o il tempo, sia il tempo libero sia quello da dedicare all’assistenza. E naturalmente non sono mancati i dissidi all’interno della famiglia legati a vecchi conflitti. Questo ha permesso a Bruno di rimanere autonomo relativamente a lungo, fino a quando è stata necessaria un’assistenza sempre più intensa.
Sono quindi sopraggiunte nuove sfide, che hanno portato i familiari allo stremo, ma grazie allo spirito del combattente, caratteristica che condividono con Bruno, sono riusciti ad andare avanti insieme ricorrendo a un aiuto esterno. Come mai la sola cultura medica e scientifica non è bastata per superare questa profonda crisi? In Giappone si utilizza il termine shoganai, che letteralmente significa «non c’è più zenzero», un’autentica catastrofe per la cucina del Paese del Sol levante.
In senso figurato vuol dire «accettare ciò che è fuori dal nostro controllo e non può essere evitato». Bruno ha vissuto la sua demenza proprio così, sapendo che non poteva essere curata. L’ha affrontata, non ha rinunciato a combattere, ma ha imparato a conviverci. Ha lottato ed è morto con la demenza.
Shoganai è in ambito filosofico un termine di difficile traduzione, il significato è “qualcosa che non può mutare”, ovvero un contesto, un accadimento che è in una certa modalità, che non è modificabile e rispetto al quale non possiamo fare nulla per cambiare il corso degli eventi. Un accadimento che deve necessariamente interessare l’uomo nel corso della sua vita almeno in una e importante occasione. Quando qualcosa non è cambiabile va accettata, inutile ostinarsi, lamentarsi, imprecare, proprio come hanno fatto Bruno e i suoi familiari. Dunque rispetto ad un accadimento negativo, l’opzione è di lavorare affinché esso non si affermi per cambiarlo, di accettarlo in quanto tale se non modificabile oppure, se esso ci dà turbamento, di andare via, cambiando luogo, ambiente e persone di riferimento.
Shoganai apre una prospettiva molto più ampia, poiché nel momento in cui si accetta ciò che non si può mutare, si apre lo scenario di fare comunque qualcosa in un contesto in cui la vita risulta ineluttabile. Controllare l’incontrollabile non solo è inutile, ma risulta repentinamente dannoso. Si pensi al maltempo in un giorno di vacanza estivo, all’impossibilità di raggiungere un traguardo professionale, a un infortunio che impedisce la carriera sportiva ad un atleta, alla tardiva autocoscienza che le proprie capacità artistiche, intellettuali, economiche non sono sufficienti a raggiungere un obiettivo, ad un amore non corrisposto o non più corrisposto o ad un’amicizia che scopriamo essere falsa, ipocrita e di puro interesse: shoganai diventa il rimedio risolutivo e non solo lenitivo a questi insormontabili ostacoli.
PARERGA E PARALIPOMENA
Tiremm innanz
Chi ha studiato la storia del nostro Risorgimento, ricorderà la figura di Amatore Sciesa. Questi era un popolano milanese che svolgeva l’onesta professione di tappezziere. Nel 1850, aveva conosciuto un gruppo di attivisti repubblicani che si erano opposti alla politica del governo austriaco nel Lombardo-Veneto. Ne sposò immediatamente la causa, al punto tale da affiggere nella sua Milano dei manifesti rivoluzionari che invitavano ad una nuova sommossa. Era l’estate del 1851. Le politiche repressive dell’Impero asburgico si erano ancor più inasprite dopo i moti democratici del 1848. Amatore ha trentasette anni, gli avrebbero dovuto spezzare il collo. Ironia della sorte, il boia era morto poche ore prima: lo aspettava il plotone d’esecuzione, attivato prontamente dopo un processo sommario. Lungo la strada che lo conduceva al luogo del supplizio, Sciesa venne allettato da una proposta. Se avesse rivelato i nomi dei suoi sodali, gli sarebbe stata offerta la grazia. Senza conoscere la natura filosofica che “lasciar andare” di origine orientale, Amatore rispose in dialetto milanese “tiremm innanz”, ritenendo che non solo non gli avrebbero risparmiato la vita, ma che quella allettante promessa non era il miglior modo né per tradire, né per cambiare un ineluttabile corso degli aventi che in poco meno di un decennio avrebbe portato all’unificazione nazionale. La storia del nostro Paese, contiene un episodio triste e significativo della filosofia dello shoganai. Di fronte alla scelta tra il rinnegare se stessi e il valorizzare la difesa della salvezza della propria vita a tutti i costi, forse conviene lasciar andare il corso degli eventi, senza opporre alcuna resistenza.
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Scheda del film

Regia
Fabian Biasio
Titolo originale
Tiger und Büffel
Altri titoli
Tigre e bufalo
Durata
95 min
Genere
Documentario.
Data di uscita
2021
Dettagli dell’opera
Titolo
Shoganai
Autore
Autore ignoto
Tecnica
Olio su tela
Realizzata nel
2001
Ubicazione